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TMW RADIO - Oshadogan: "Di Foggia ricordo il viaggio da 18enne, il Tavoliere non finiva mai"

TMW RADIO - Oshadogan: "Di Foggia ricordo il viaggio da 18enne, il Tavoliere non finiva mai"
mercoledì 13 maggio 2020, 19:22Altre Notizie
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Joseph Oshadogan intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex difensore Joseph Oshadogan è intervenuto ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto: "Io ho seguito le direttive, sono rimasto in casa cercando di uscire solo per fare la spesa o emergenze tipo farmacia o simili. Però ho fatto smart work, approfittando del tempo che in una routine normale non abbiamo".

Come ha visto l'Italia in questi due mesi?
"Ho visto molta dignità nel gestire una cosa che ha colpito tutti quanti, specialmente in Lombardia ed Emilia-Romagna, le regioni più colpite: tanta solidarietà, gli addetti ai lavori della sanità hanno fatto qualcosa di abnorme, a volte anche al limite del rischiare la salute. Qualcuno purtroppo sappiamo com'è andato a finire... Ogni giorno passato così è stato enorme, non poteva che toccare tutti, ma gli italiani come sempre hanno dimostrato di voler reagire alle difficoltà".

Quanto sono a rischio scuole calcio e settori giovanili?
"In termini di business tanto. Ma io sono forse dell'ultima generazione degli oratori, senza gli affari di oggi, e lì sono usciti gli ultimi fenomeni che poi hanno vinto il Mondiale 2006. Non è detto che il talento corra di pari passo con il business. Spero che si trovino soluzioni d'emergenza nel rispetto di tutti, sento tanto parlare di calcio ed è un mondo che ha fatto parte della mia vita per anni, però in alcuni momenti vanno date priorità ad altre cose, ad oggi non mi sento di mettere il calcio al primo posto. Ancora non abbiamo finito di contare i morti, e senza nulla togliere, perché si tratta sempre di lavoro, ma mi viene prima da pensare alla ripartenza del paese e mantenere la dignità di tutti".

Quindi non capisce perché tutti si affannino a ripartire?
"No, capisco che nel calcio si lavori come in altri mondi, siamo tutti sulla barca Italia. Però vanno garantite altre cose, quelle minime. Faccio un esempio: dal mio punto di vista, e credo che qualcuno l'abbia portato alla luce, si doveva tutelare il lavoro delle categorie minori, quelle che soffrono al pari dei lavoratori comuni. Quando parlo di dignità dei lavoratori penso alle categorie che stanno soffrendo di più. Cerchiamo di porre l'attenzione sulle emergenze prioritarie, sperando poi di poter tornare alla vita di tutti i giorni".

Ci sono tante persone che vivono con poco anche nel calcio.
"Sì, e il mondo del calcio ha bisogno di tutti, partendo anche dai lavoratori che gli stanno intorno. Penso a un piano nazionale per qualsiasi lavoro, respiriamo la situazione tutti i giorni anche sentendo conoscenti ed amici. Io avendo giocato anche in categorie inferiori mi rendo conto che per loro è più difficile: ci sono ragazzi lontano da casa che da mesi non prendono neanche quegli stipendi minimi. Non ne farei una questione di classe, guarderei tutti alla stessa maniera".

Ieri il Foggia ha festeggiato il centenario. Un ricordo?
"Il più bello è stato esordire nei professionisti, una giornata per me indimenticabile. Realizzavo il mio sogno di bambino, quello che ogni calciatore ha vissuto: il Foggia mi ha dato questa possibilità. Ricordo il lungo viaggio che ho fatto per arrivarci, ero 18enne, da solo... Mi sembrava che il Tavoliere non finisse, non arrivavo mai. Foggia mi ha dato tanto sia umanamente che calcisticamente, mi sembra di averla lasciata ieri e il bello dello sport è anche questo. Ieri ci ho tenuto a fare gli auguri del centenario, ho passato un lustro importante della mia vita, dai 18 ai 23 anni".

Il centenario in Serie D è un po' amaro.
"Fa parte del calcio, e la storia è comunque qualcosa che ti sprona a raggiungere gli obiettivi che sono stati, il massimo: ti dà qualcosa in più. Aspettiamo che il Foggia torni ai fasti di un tempo ma lo sport è così, bisogna guadagnarsi tutto sul campo".

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