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Torino, errori individuali e collettivi e il sistema di gioco che non aiuta

Torino, errori individuali e collettivi e il sistema di gioco che non aiutaTUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
martedì 9 dicembre 2014, 07:052014
di Elena Rossin
fonte TorinoGranata.it
Il confronto con la passata stagione e anche con quella prima evidenzia i problemi attuali della squadra. Giocatori, allenatore e dirigenza devono fare di più per rimediare alla situazione prima che sia troppo tardi.

Il mercato estivo non è stato azzeccato? Sì. I giocatori commettono troppi errori e non sempre sono concentrati come dovrebbero? Sì. L'impianto di gioco non favorisce la fase offensiva poiché non tiene debitamente conto delle caratteristiche degli attaccanti a disposizione, soprattutto quelle di Amauri, e crea uno frattura fra difesa e centrocampo e attacco? Sì. Quando le cose non girano come sta accadendo al Torino non si può pensare che le responsabilità siano di qualcuno in particolare perché sono di tutti, nessuno escluso. Sicuramente qualcuno ne ha un po' meno, leggasi qualche giocatore che ha fatto sempre il suo senza commettere particolari errori individuali e profondendo sempre il massimo impegno in allenamento e soprattutto in partita, ma il calcio è gioco collettivo e nel bene e nel male tutto va ripartito fra tutti.

Il Torino ha tredici punti dopo quattordici partite con dieci gol fatti e diciassette subiti quindi con una differenza reti di meno sette e quart'ultimo posto in classifica in coabitazione con il Chievo e a soli due punti in più sul Cagliari terz'ultimo. Facendo un confronto con le ultime due stagioni, quindi rimanendo nell'ambito della gestione Ventura, la situazione è più critica e di conseguenza un po' più preoccupante. Lo scorso anno alla quattordicesima giornata i granata avevano sedici punti, tre in più, i gol segnati e subiti ventitre, tredici in più fatti e sei in più subiti, ma la differenza reti era zero ed erano al tredicesimo posto in coabitazione con l'Udinese e con quattro punti in più delle terz'ultime Livorno, Bologna e Chievo e altre due squadre in mezzo (Sassuolo 14 e Cagliari 15) a separarli dalla zona retrocessione ed il campionato si concluse con il settimo posto. La stagione precedente, quella del ritorno in serie A, i punti erano quindici perché ve ne era uno di penalizzazione quindi quelli effettivamente conquistati sul campo sedici, come nella passata stagione, ma comunque sempre tre in più di oggi, le reti realizzate quindici, cinque di più, e quattordici incassate, tre in meno, con una differenza reti di più uno e i granata erano quattordicesimi con quattro punti in più sulle ultime tre (Pescara, Bologna e Siena, con i toscani penalizzati di sei) tutte appaiate a quota undici, ma con tre squadre a fare da cuscinetto (Chievo e Genoa a 12 e Palermo a 14) ed il campionato fu concluso con il sedicesimo posto. E' evidente che persino due campionati fa il Torino era in una situazione migliore dell'attuale e in organico c'era il solo Cerci e non anche Immobile, per di più Alessio era arrivato sul finire del calciomercato e infatti Ventura lo aveva utilizzato in modo che potesse entrare in forma quindi dosando subentri, con partenze da titolare e svolgimento completo di partite nel primo periodo che può essere quantificato fino alla decima giornata, in due sole gare aveva giocato per tutta la partita (Sampdoria e Cagliari) e in altre due aveva iniziato da titolare (Atalanta e Lazio). Gli attaccanti in rosa erano Bianchi, Sgrigna, Meggiorini e Diop che avevano fatto quattro gol (Bianchi 3 di cui due su rigore e Sgrigna 1), ma c'era stato il contributo di centrocampisti e difensori che erano andati a segno dieci volte (Basha 1, Birsa 1, Brighi 1, Cerci 1, Gazzi 1, Sansone 1, Stevanovic 1, D'Ambrosio 2 e Glik 1). Mentre in questa stagione con Quagliarella, Amauri, Martinez, Larondo e Barreto anche se gli attaccanti di ruolo hanno segnato una rete in più ovvero cinque (Quagliarella 4 e Martinez 1) centrocampisti e difensori ne hanno realizzate cinque in meno vale a dire solo cinque (Farnerud 1, Darmian 1, Glik 2 e Peres 1). Non avere squadre fra sé e la zona retrocessione, segnare poco e in più avere una differenza reti negativa abbastanza importante, meno sette, diminuisce il margine di sicurezza rendendolo pressoché nullo, anche se finora è ancora garantito dal fatto che il Cagliari ha due punti in meno, il Cesena cinque e il Parma sette. Unico conforto è che non è ancora terminato il girone d'andata e quindi il tempo per rimediare c'è, grazie anche al fatto che Verona e Atalanta precedono di una sola lunghezza, l'Empoli, il prossimo avversario, di due e persino l'Inter non è poi così distante avendo quattro punti in più. Passi falsi però non sono più ammissibili e tornare a vincere è diventato un imperativo categorico.

Errori individuali che si continuano a ripetere partita dopo partita, anche contro il Palermo le palle perse da Peres e El Kaddouri hanno dato il là ai gol dei siciliani e in più sulla prima rete, quella di Rigoni, nessuno marcava il centrocampista che ha potuto calciare tranquillamente in porta senza trovare ostacoli. Continuare ad avere approcci molli alle partite o concedere un tempo agli avversari è un problema che dipende sia dai giocatori sia dall'allenatore. Avere il più delle volte una frattura fra attaccanti e resto della squadra, con la conseguenza che le punte si ritrovano isolate davanti e troppo spesso devono andare a recuperare palloni giocabili a centrocampo, è una questione relativa al gioco ed è Ventura che deve risolverla, così come deve sfruttare maggiormente le caratteristiche degli attaccanti che ha a disposizione e se non ha gli uomini giusti per farlo allora non doveva avvallare le scelte di mercato fatte dalla dirigenza. Non è neppure ipotizzabile che un allenatore della sua esperienza non conoscesse a fondo le caratteristiche dei nuovi giocatori, quindi se gli stavano bene al momento dell'ingaggio deve riuscire a metterli nelle condizioni di fare al meglio arrivando persino a sacrificare qualcuno per il bene collettivo, senza però sacrificare solo chi per età non può rappresentare una possibilità di plusvalenza. Continuare a badare più al bilancio che alla classifica rischia di compromettere la stagione, un giusto equilibrio, con il bilancio in pareggio o appena con il segno meno facilmente riportabile al più, risolleverebbe le sorti del Torino.