Tonucci, guerra e pace del Bari. Elmetto in campo, diplomazia fuori

Esser leader significa dare tutto in campo, allenarsi in settimana sempre al cento per cento, volere il bene della maglia e rispettare i tifosi, al di là degli errori che fan parte del gioco. Denis Tonucci l'ha imparato presto a Bari. Rifarsi il look da guerriero, indossare l'elmetto (per usare un'immagine che tanto piacerebbe vedere a Sogliano domenica) ed entrare in battaglia. Questione di professionalità: dove non arrivano i piedi, quando non si è numeri dieci idonei a costruire calcio, agli obiettivi personali e di squadra ci si può arrivare con fame e coraggio.

Nel nefasto pomeriggio di Trapani è emerso un leader poco chiacchierato, ma tanto incisivo. L'unico, o uno dei pochi, a mantenere sempre vivo il dialogo con tutte le componenti, anche dopo le sconfitte. Un riferimento crudo, ma leale. Per i tifosi, inviperiti, che hanno trovato in Tonucci l'anello più trasparente nel complesso racconto del disagio. Per la stessa squadra che, in Tonucci, ha poggiato in quell'occasione una solida delega a ricucire. 

Passano anche da questi comportamenti le reazioni ai passi falsi. Piccoli eroi intervengono, a ricreare le condizioni. Forse non sarà mai un difensore da copertina ma Tonucci, il centrale rude in campo, sa far la guerra e poi la pace.