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Guardiola, niente Champions con il Bayern: fallimento o maledizione spagnola?TUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
mercoledì 4 maggio 2016, 09:00Focus
di Federico Mariani
per Tuttochampions.it

Guardiola, niente Champions con il Bayern: fallimento o maledizione spagnola?

Missione fallita: anche quest’anno la Champions League non finirà nella bacheca del Bayern Monaco ed il ciclo di Pep Guardiola si concluderà senza la coppa dalle grandi orecchie. Il tecnico catalano, giunto in Baviera per esportare la sua filosofia di gioco, chiude la sua avventura senza alzare il suo terzo trofeo internazionale da allenatore. Certamente è un risultato deludente perché il Bayern ha una rosa competitiva e, sulla carta, in grado di conquistare la vittoria finale. Soprattutto fa storcere il naso perché Pep ci ha abituato a considerare una semifinale di Champions League un traguardo abituale e per certi aspetti scontato. Quando c’è Guardiola in panchina ci si aspetta la squadra da lui allenata sempre protagonista fino all’ultima partita. Tuttavia la realtà è ben diversa dai pronostici e dalle aspettative e l’invincibilità è una caratteristica da personaggi fantastici ed immaginari. Pep ci ha provato, ha avuto il coraggio di portare avanti il suo credo calcistico e le sue idee, con convinzione e determinazione.

Nel corso di questi tre anni, ha plasmato una squadra che col tempo è diventata sempre più affine con il suo progetto. Non è bastato per renderle il Bayern vincente in Europa e per l’ambiziosa società tedesca è un grande flop. Inoltre in questi tre anni i bavaresi non hanno mai convinto in campo continentale, hanno sempre mostrato grandi individualità ed una buona organizzazione di gioco e sono sempre stati incostanti, senza mai dare la sensazione di essere pronti a conquistare la Champions. La batosta contro il Real al primo tentativo è stato somatizzato senza grossi problemi: bisognava dare tempo ai giocatori di assimilare un meccanismo di gioco piuttosto radicale. L’anno scorso la differenza rispetto al Barcellona è stata evidente in semifinale, nonostante la resa dignitosa all’Allianz Arena. Questa volta la sconfitta è stata di misura ma la maledizione spagnola si è manifestata nelle sembianze dell’Atletico Madrid, terza squadra ispanica ad eliminare il Bayern Monaco del Tiki Taka. Sicuramente Pep può recriminare per la Dea bendata che gli ha voltato le spalle in questi ultimi anni ma la squadra non ha mai convinto fino in fondo per il rendimento estremamente discontinuo.

Eppure qualcosa di positivo in questa esperienza di Guardiola in terra tedesca c’è al di là dei titoli acquisiti e sfumati: in Baviera l’allievo di Cruijff ha piantato un primo seme di quel calcio totale blaugrana e di quel Tiki Taka catalano, prontamente ribattezzato Tiki Taken dai media teutonici. La sua sfortuna è stata l’impazienza di un club esigente che ha deciso di scommettere su un rivoluzionario chiedendone la rivoluzione in tempi brevi e immediati. Una scelta che non ha pagato. I media e i totem del Bayern si sono scagliati contro Guardiola, abituati ad un altro approccio e ad un altro calcio. Pep ha scelto di cambiare aria anche per questa impazienza, strana per una società tedesca. In ogni caso, il Bayern ha cambiato pelle, proponendo un calcio diverso da qualsiasi altra realtà europea. L’eredità del lavoro di Guardiola sta in questo nuovo tipo di gioco ancora da decifrare e assimilare bene. Starà ad Ancelotti scegliere se continuare su questa strada innovativa o se sarà giunto il momento di proporre una drastica restaurazione.