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Juventus portabandiera e la leggenda del calcio spettacolo: Allegri ha creato un gruppo super, per un gioco semplice

Juventus portabandiera e la leggenda del calcio spettacolo: Allegri ha creato un gruppo super, per un gioco sempliceTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 21 aprile 2017, 09:482017
di Alberto Di Chiara
Nato a Roma, ha vestito le maglie di Parma, Fiorentina, Lecce, Perugia, Reggiana, Roma e Nazionale italiana. Ha vinto una Coppa Italia con la Roma e una Coppa delle Coppe, una Coppa UEFA, una Supercoppa UEFA e una Coppa Italia, tutte col Parma.

È' innegabile che se dobbiamo parlare di una squadra italiana che rappresenti al meglio in Europa la nostra bandiera in questo momento non possiamo che parlare di Juventus. La squadra di Allegri non perde un colpo. In ogni competizione dal campionato alla coppa Italia fino alla Champions non ha dato segni di cedimento, dimostrandosi oltre che competitiva, solida e matura. Allegri da quando ha preso in mano le redini, sfidando lo scetticismo anche dei suoi stessi tifosi e portandosi sulle spalle la pesante eredità di Conte, sta riuscendo a fare addirittura meglio del suo predecessore in special modo nella competizione europea più prestigiosa. Due scudetti e due Coppe Italia consecutive, una Supercoppa italiana, una finale Champions persa contro il Barcellona, una eliminazione col Bayern all'ultimo minuto sempre in Champions. Attualmente primissima in campionato, ancora una volta in finale di Coppa Italia e poi l'impresa contro il Barcellona che ha portato anche quest'anno la Juventus tra le prime quattro d'Europa.

Eppure leggo qualcuno che ancora storce il naso sul modo di giocare di Massimiliano Allegri mettendolo addirittura in discussione. Ma finiamola con questa leggenda del calcio spettacolo. Lo fanno soprattuto le giocate individuali dei singoli giocatori che vengono messi all'interno di un meccanismo organizzativo che deve esaltare le qualità tecniche e fisiche dei singoli giocatori, non deve succedere il contrario. Detto questo Allegri ha creato una struttura organizzativa compatta partendo dallo spogliatoio. Ha formato un gruppo in campo e fuori. Giocatori di esperienza e personalità ed in più italiani, hanno guidato in questi anni anche i loro compagni, aiutandoli ad inserirsi al meglio in un gruppo già ben oleato. Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Marchisio e prima anche Pirlo sono questi gli uomini su cui Allegri si è intelligentemente appoggiato per formare il gruppo che ha! Poi ha semplicemente detto ai difensori di difendere con attenzione al centrocampo di schermare la difesa e di proporsi nelle ripartenze e agli attaccanti rapidità ed incisività di essere i primi difensori al momento in si perde il possesso di palla. Questi molti lo chiamano gioco all'italiana o catenaccio! Mah! Rimango perplesso! Dice bene Allegri nel rispondere che se uno vuole vedere un certo tipo di spettacolo può andare al circo! Si vuole cercare di complicare uno sport che in fondo è molto semplice. Qualcuno diceva che il calcio è un gioco semplice fatto per persone intelligenti. Johan Cruiff diceva che il calcio è un gioco semplice ma giocare semplice è molto difficile. Basta con tutte queste complicazioni tattiche o moduli empirici. Un allenatore che si rispetti deve solo sfruttare al massimo le caratteristiche dei giocatori che ha a disposizione. Deve motivarli, parlare con loro continuamente guardandoli negli occhi. Solo così si crea rapporto e alchimia. Diffido di quegli allenatori che scrivono in panchina e che non vivono la partita fisicamente. Anche perché dalla panchina non c'è prospettiva di campo che possa permetterti di potere valutare bene schemi o quant'altro.

Dopo che ti sei preparato tutta la settimana, i giocatori devono sentire il fiato del proprio allenatore che li sostiene in campo quasi a livello fisico. Bello vedere Simone Inzaghi accompagnare fisicamente lungo la linea interna laterale Immobile mentre segna sul filo del fuorigioco o Conte urlare ed esaltarsi aggrappandosi alla panchina, per non dimenticare poi i vari Mazzone, Fascetti e perché no, anche mio fratello Stefano che in quanto a fisicità in panchina non è secondo a nessuno. Certo tutto deve rimanere nei limiti. Ma un allenatore deve essere un motivatore, uno psicologo prima che uno stratega. Poi se tutto questo è supportato da un'ottima preparazione fisica e soprattutto da una società seria che oltre a far quadrare i conti faccia da schermo ad ogni intrusione negativa,allora si può sognare di arrivare ovunque. Certo la cosa principale è la qualità dei giocatori che hai. Ma in base al livello tecnico che hai a disposizione puoi solo alzare l'asticella degli obiettivi, il resto rimane basilare per ogni rosa che hai a disposizione di qualsiasi livello tecnico sia.