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401 milioni di euro spesi sul mercato per non vincere nulla: l'Inter è un fallimento conclamato. Closing parola dell'anno a Milano. La fortuna aiuta gli audaci, come Conte

401 milioni di euro spesi sul mercato per non vincere nulla: l'Inter è un fallimento conclamato. Closing parola dell'anno a Milano. La fortuna aiuta gli audaci, come ConteTUTTO mercato WEB
© foto di Lorenzo Di Benedetto
domenica 4 dicembre 2016, 00:002016
di Andrea Losapio
Nato a Bergamo il 23-06-1984, giornalista per TuttoMercatoWeb dal 2008 e caporedattore dal 2009, ha diretto TuttoMondiali e TuttoEuropei. Ha collaborato con Odeon TV, SportItalia e Radio Sportiva. Dal 2012 lavora per il Corriere della Sera

Sono allo Juventus Stadium per la gara fra padroni di casa e Atalanta. E vedo la squadra di Allegri che gioca come non fa mai nemmeno in Europa, figuriamoci in Italia. Forse è demerito nerazzurro ma la disfatta con il Genoa forse ha fatto suonare un campanello di allarme, come la sconfitta con il Sassuolo dell'anno scorso. L'Atalanta, favola bellissima finora, ha patito l'assenza di Gagliardini e le stecche dei suoi giovani: ribadisco e rilancio, come una settimana fa, l'Atalanta non è il Leicester mentre la Juve arriverà in fondo. A tutto.

Quattrocentouno milioni di euro. Una cifra altissima, più elevata del fatturato della Juventus in un anno. Sono i soldi spesi dall'Inter dal 2010-11, primo anno dopo José Mourinho, una sorta di profeta in salsa nerazzurra, con un Triplete storico. Andata agli archivi quella stagione, la società milanese non è più riuscita a vincere nulla. In campionato, a parte l'onda lunga degli eroi di Madrid, è arrivato solamente un secondo posto, dietro al Milan di Zlatan Ibrahimovic e Allegri. Nelle coppe non ne parlaimo, con una sola partecipazione alla Champions e qualche comparsata (perchè è il caso di dirlo) in Europa League. Dopo l'Hapoel e il Napoli, l'Inter è fuori da tutto, un'altra volta, al primo di dicembre. C'è la Coppa Italia, ma certo non è che un obiettivo posticcio, che non esalta nessuno. Il terzo posto è distante anni luce (e potrebbe esserlo ancor di più), il Napoli ha impartito una lezione di gioco nel momento peggiore. Ovviamente 401 è una cifra al netto degli stipendi, delle buonuscite, dei bonus. La tabella è impietosa, soprattutto nelle ultime due annate, con 202 milioni spesi e pochissimi risultati, se non i primi alti (quasi da superlativo) con Mancini nella scorsa stagione. Non è possibile che sia solo un problema di calciatori, è ovvio che qualcosa all'interno della dirigenza sia sbagliato. La farsa della presentazione di Gabigol, poi, fa pensare che forse ci sono buoni talenti anche in Italia (vedasi Atalanta) e che non sia sempre il massimo cercare il campione all'estero: uno come Roberto Baggio (che ora non c'è, in Italia) sarebbe un prodotto da vendere anche in medio Oriente, come lo è Icardi. Ma non il brasiliano, figlio putativo di Ronaldo secondo Tronchetti Provera, che in Italia continua a essere un oggetto misterioso alla Rambert o alla Caio. Questo che segue è il dettaglio dei costi dei cartellini degli ultimi sette anni di Inter, dato subjudice fino alla campagna trasferimenti estiva.

2010-11 45 milioni di euro
2011-12 40 milioni di euro
2012-13 51 milioni di euro
2013-14 50 milioni di euro
2014-15 13 milioni di euro
2015-16 87 milioni di euro
2016-17 115 milioni di euro

Intanto la parola che, dopo Mannequin Challenge e referendum, va per la maggiore è "closing". A Milano poi, è boom di chiusure. Di porte, di ristoranti all you can eat giapponesi, ma non di società calcistiche. Ci sono x milioni di euro per una trattativa in esclusiva che finisce in una bolla di sapone, 100 per un primo anticipo di caparra, altri 100 per un'altra caparra... è una telenovela infinita, iniziata con mr Bee (in realtà con Gazprom sin dai tempi di Ibra, ma sempre smentita da Fininvest) e che si ripete, sempre uguale, ogni volta. Intanto Montella sta plasmando una squadra per farla rendere al meglio con quello che ha. E per gente che spende i propri soldi per Sosa (fallimento annunciato) toccherebbe ringraziare solamente l'Aeroplanino. Per il bel gioco c'è tempo.

Appunti sparsi: Sarri ha già perso troppi punti, De Laurentiis non ha ancora capito che con le plusvalenze non si vincono i campionati (se l'obiettivo è quello di fare campionati dignitosi invece va più che bene), mentre la Roma rischia sempre di essere una incompiuta, a tratti anche molto bella. Infine, una parola su Conte: il City poteva vincere la sfida con il Chelsea, ma nel calcio, come nella vita, serve una buona dose di fortuna. Quella che gli è mancata agli Europei per lottare alla pari contro la Germania.