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Inter e Juve, due modi diversi di affrontare “il problema”. Milan e il “logico” futuro di mister Pioli. Napoli, l’errore è nell’atteggiamento. E un pizzico di Sanremo

Inter e Juve, due modi diversi di affrontare “il problema”. Milan e il “logico” futuro di mister Pioli. Napoli, l’errore è nell’atteggiamento. E un pizzico di Sanremo TUTTO mercato WEB
mercoledì 14 febbraio 2024, 16:01Editoriale
di Fabrizio Biasin

A Sanremo è successo un casino che metà basta. Forse ne avete sentito parlare. Alla fine del perdibile pezzo vi dico la mia su quanto accaduto in sala stampa, laddove anche il sottoscritto ha poggiato il suo culone.
Ma prima, il balun.
Il balun rotola in direzione milanese, sponda nerazzurra, e questo per un motivo: l’Inter gioca a calcio. Nel senso di gioca “bene”, a calcio. Se pensate che questa sia un’ovvietà vi sbagliate. Ormai si ragiona solo per numeri, classifiche, televoti. E ci sta, per carità. Ma se parliamo di calcio non possiamo non vedere quello che sta capitando quest’anno in Serie A: c’è una squadra che gioca a un livello e le altre decisamente sotto, compresa l’immediata inseguitrice.
Quello che è accaduto questo fine settimana è piuttosto esemplare. La squadra di Simone Inzaghi va sotto con la Roma e fa venire la tremarella ai suoi tifosi. Un anno fa questa situazione si sarebbe trasformata in sconfitta quasi certa, quest’anno Lautaro e soci sono in grado di uscire dal guano con la serenità e il carattere dei grandi.
Anche la Juve è andata sotto con l’Udinese, ma non ha trovato gli strumenti per portare a casa i tre punti. Per qualcuno è un problema dovuto alla scarsa esperienza generale nell’11 bianconero, il sottoscritto pensa che dipenda anche dalla mancanza di idee quando si tratta di “fare” la partita. Un paio di settimane fa i bianconeri sembravano aver trovato le chiavi per giocare un calcio decisamente più geometrico, i friulani (e prima ancora Inter ed Empoli) hanno riportato Allegri sotto i riflettori: la Juve è lenta e la lentezza dipende dalla mancanza di automatismi, schemi, banalmente “gioco”.
Questo significa che sia tutto da buttare? Macché, i punti ci sono e sono tanti, ma per provare ad azzannare una squadra che fino a questo momento è parsa semi-perfetta, serve più del formato “difendi e prima o poi un gol verrà”.
I punti li ha fatti anche il Milan di Pioli, mal sopportato da una parte dei tifosi e, però, come sempre capace di tirarsi fuori dalle secche. Sette vittorie nelle ultime nove partite non sono uno scherzo, il secondo posto è tutto tranne che un miraggio. E poi c’è un’Europa League che può dare ancora tante soddisfazioni. Questo significa che tecnico e club andranno avanti assieme anche l’anno prossimo? Difficile. A volte non è una questione di risultati, ma di stanchezza e opportunità: dopo tanti anni è un prezioso scudetto il bene di entrambe potrebbe essere provare nuove esperienze.
Due questioni e veniamo a Sanremo (sempre se ve ne fotte qualcosa, per carità).
1)      Il sindaco di Milano Beppe Sala dice così: “Se Inter e Milan non sono più interessate a San Siro dovrò trovare un compratore”. Ma tu pensa.
2 La Lazio contro il Bayern non ha tante possibilità… ma ne ha ed è già molto. I bavaresi sono vulnerabili e senza le loro tipiche certezze. Morale: si può fare.
3 Il City è forte.
4 Se il Napoli vuole coltivare speranze di qualificazione alla prossima Champions deve smetterla di pensare come una provinciale. Contro il Milan, nel primo tempo, ha giocato come se non si ricordasse di essere la squadra campione d’Italia. Così non si va lontano. Ed è anche ora che Osimhen decida di iniziare la sua stagione. Punto.

E qui siamo al capitolo “Sanremo e l’ipotesi di complotto”, un pezzo pubblicato su Libero un paio di giorni fa. Giusto per farvi capire come, a volte, si vede il marcio dove non c’è.

C’è questo fatto del “casino in sala stampa a Sanremo” che ormai è diventato un format. Ricordate? Accadde già nel 2019 (pare l’anteguerra. E in qualche modo lo è pure): nel ballottaggio a tre restano “in vita” Ultimo, Mahmood e i tre finti-vecchi de Il Volo. Il televoto è tutto per il cantautore romano, ma il voto “in massa” dei media ribalta la faccenda e a trionfare è l’allora sconosciuto interprete di “Soldi". Ultimo si incazza come una iena, attacca i giornalisti, vien fuori un casino che metà basta, ma alla fine il brano dell’artista milanese diventa pezzo cult e buonanotte ai suonatori. Fine del preambolo.
Ora siamo al bis. Anzi, peggio. Il fresco trionfo di miss Angelina Mango - figlia di Pino e interprete di “La noia” - a discapito del reuccio del televoto, sua maestà Geolier, ha generato nuove e immaginifiche ipotesi di complotto che proviamo a neutralizzare, ragionando per punti.
1) Nel corso della settimana gli aventi diritto al voto della sala stampa (compreso il sottoscritto) si sono fatti un’idea sui brani in concorso. «Come tutti», direte voi, con una sola differenza: noialtri scribacchìni abbiamo avuto la possibilità di un ulteriore ascolto nel celebre «giorno degli inediti» (15 gennaio). L’indomani i «critici» hanno valutato con buone recensioni sia il pezzo della Mango che quello di Geolier, segno che non esisteva alcun preconcetto di sorta.
2) Lunedì 5 febbraio, a Sanremo, dopo aver assistito alle prove sul palco dell’Ariston, tutti quanti si sono fatti un’idea più chiara: tra i pezzi papabili per la vittoria finale ci sono - tra gli altri - quelli della Mango, di Annalisa, di Mahmood, di Diodato e della Bertè, guarda caso premiati nella classifica della prima serata (quella dove votavano solo i giornalisti). Anche Geolier piace, ma non al livello dei primi. Oh, son gusti.
3) I risultati del primo televoto (mercoledì) stravolgono i risultati del giorno precedente: il popolo (non solo quello napoletano) decide che "I p’me, tu p’ te” è canzone degna del primo posto. Legittimo.
4) La rottura vera e propria avviene la sera delle cover. Geolier propone un medley di brani con Guè, Luche’ e Gigi d’Alessio. Quattro minuti ben fatti, ma decisamente non imperdibili. Per dire, le cover di Mahmood, Angelina Mango, Alfa, Santi Francesi (solo per citarne alcuni) hanno un impatto scenico che è palesemente superiore anche agli occhi (e alle orecchie) di un plutoniano. Geolier trionfa forte del solito televoto e certifica un fatto: il sistema di giudizio è sballato. L’artista napoletano avrebbe vinto anche se sul palco avesse cantato “Fra Marino Campanaro”, cosa non corretta se l’obiettivo è quello di premiare la migliore performance.
5) I risultati della serata del venerdì creano il caso: la fan base di Geolier si sente attaccata e promette “battaglia" per il giorno della finale, i giornalisti che già non ritenevano il brano tra i migliori (vedi punto 2) si indirizzano ancora di più sui loro “cavalli”: Angelina Mango (che venerdì sulle note di “La Rondine” avrebbe meritato certamente la vittoria), Mahmood (pure lui penalizzato nonostante la bellissima versione di “Com’è profondo il mare”), Annalisa, Irama e Ghali che, piano piano, sale nei consensi.
6) Il danno è fatto. La vittoria del venerdì di Geolier (legittima nei numeri, meno per quello che si è visto sul palco) crea una divisione insanabile: i suoi numerosissimi sostenitori sognano il trionfo e fanno ancora di più “squadra", i media ritengono che la Mango (e non solo lei) sia stata vittima di un’ingiustizia e si schierano più o meno apertamente.
7) Il giorno della finale è tutto più o meno scritto: sarà lotta “a tre” tra il rapper e le due ex “Amici" Mango e Annalisa. Per gli altri le briciole. Nella cinquina finale arrivano anche Ghali e Irama e a quel punto diventa solo una questione matematica: il televoto come previsto è tutto dalla parte di Geolier (oltre il 60% delle preferenze), la sala stampa vota in massa per la figlia di Pino. C’è chi grida allo scandalo, chi ipotizza complotti e inciucioni tra giornalisti ma, banalmente, il risultato è figlio di una settimana in cui le azioni della Mango sono salite a dismisura grazie alle sue esibizioni mentre, al contrario, quelle del rapper (tra l’altro educatissimo) hanno attizzato a dismisura i suoi sostenitori ma non tutti gli altri.
8) E chiudiamo. Geolier non “esiste" da una settimana, ha numeri impressionanti tra i giovani da parecchio tempo e non solo all’ombra del Vesuvio (basta chiedere ai vostri figli e nipoti): riempie gli stadi schioccando le dita, domina le classifiche degli stream. Sanremo, però, deve premiare “la canzone”, l’interpretazione, e così ha fatto. Il ragazzo nonostante la legittima delusione per i fischi rimediati il venerdì lo ha capito e ha accettato il risultato, altri ne hanno fatto una questione di odio “nord-sud” che non ha ragione d’esistere. Angelina Mango, per dire, è nata a Maratea (Potenza).
Al prossimo scandalo.

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