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Inter, un consiglio a Piero: occhio al tuo "miglior nemico". Udinese, 120 anni di storia e 30 anni di come si fa mercato. Il Verona primo e brutto, l'Alessandria ha già fatto il check-in

Inter, un consiglio a Piero: occhio al tuo "miglior nemico". Udinese, 120 anni di storia e 30 anni di come si fa mercato. Il Verona primo e brutto, l'Alessandria ha già fatto il check-inTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 5 dicembre 2016, 12:032016
di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb

Mi e vi devo fare una promessa: in questo mio spazio del lunedì non parlerò più del closing Milan fino alla firma del contratto, alla stipula davanti al notaio, ai comunicati ufficiali e alle foto di rito. Anche se dovessero arrivare altri 100 milioni di euro dalle banche europee, non scriverò più nulla. Rischierei di essere ripetitivo. Lo farò solo in tv, su Sportitalia, dove sono "costretto" a seguire gli eventi tutte le sere. Mi affascina di più parlare di mercato, di calcio marcio, di calcio e politica e di giochi strani che avvengono nel fantastico mondo dorato del pallone. Andiamo sull'Inter che non ne indovina una, ormai, da anni. Madrid sembra aver lasciato la maledizione sul club. Vinci la Coppa e poi cadrai in depressione: bisognerebbe fare una richiesta al Santiago Bernabeu perché tolga la maledizione all'Inter. Al Sud si usa. Quando qualcuno ti prende di mira, ti viene mal di testa, allora prendono un piatto, ci mettono l'acqua e aggiungono dell'olio. Di più non saprei e non so spiegarvela; ma dirlo a Suning, il quale ha messo qualche milioncino di euro, che bastano un piatto, l'acqua e l'olio per togliere la maledizione mi sembra troppo. Parliamo di Piero Ausilio. Siamo dei fan del Direttore per la sua educazione e per i suoi modi di fare. Gran lavoratore, molto educato e per fortuna senza giri strani di procuratori. Un modello. Anche perché all'Inter è arrivato senza strani passaggi e per restarci non è sceso a patti con il diavolo. Purtroppo, però, da quando ha preso il posto di Marco Branca non riesce a rilanciare il club. Questione di professionalità? No. Di fortuna? Assolutamente no. Forse gli manca un pizzico di personalità per gestire una grande società come l'Inter. E' molto attaccato alla sua poltrona, come fosse un politico di Montecitorio e - a mio avviso - anche sbagliando. Lui vuole vivere a Milano, è la sua città e l'Inter per lui e la sua famiglia è la soluzione migliore. Lavora 20 ore al giorno e si divide tra Milano ed Appiano. Sarebbe potuto andare a fare il Direttore alla Roma, alla Fiorentina o all'estero. Con pieni poteri, anche maggiori di quelli attuali ma niente: Piero vuole l'Inter. Ha commesso tanti errori in questi anni e ha accettato troppi compromessi pur di salvaguardare il posto fisso. Checco Zalone ci ha fatto un film e non vorremmo che Piero traslocasse in Norvegia, andasse a dormire con il sole a mezzanotte e si facesse crescere il pizzetto biondo pur di non farsi mandare via dall'Inter. Semplicemente, mai come adesso, deve guardarsi le spalle e camminare vicino vicino al muro. Alle sue spalle stanno facendo giochi strani. Piero, noi pur riconoscendoti alcuni errori lavorativi, ci teniamo e ti stimiamo per la persona che sei. Se queste righe le vorrai prendere come un avvertimento ne sarei felice, se le vedi come stupido gossip cestina pure. Senza problemi. Il "miglior nemico" in questo momento ce l'hai in casa. Alza lo sguardo. Mentre starai leggendo questo editoriale, probabilmente, sarà lì di fianco a te. Guardalo con attenzione, controlla con chi parla al telefono e cerca di fare una rapida ricostruzione delle cene che ti ha detto ma soprattutto delle cene che non ti ha detto. Gardini è un dirigente scaltro, Piero è onesto. Gardini è uno stratega, Piero è un amante del calcio. Gardini è arrivato tardi al potere del grande calcio, Piero dopo la Pro Sesto ha subito sentito l'odore di Appiano. Gardini, arrivato con Mancini, oggi prova a giocarsi la carta per scalare posizioni nella gerarchia di Suning. Ha avvicinato i cinesi, è in contatto con molte persone e alle spalle di Piero sta preparando la rivoluzione dirigenziale. Con alcuni favori di personaggi vicini a Suning. Ausilio non è uomo di politica ma di campo. Giochi e strategie non è capace a farli. Gardini, invece, è una vecchia volpe. Walter Sabatini sta spingendo per prendere il posto di Ausilio, a Suning è arrivato già del materiale cartaceo e il prossimo a pagare sarà proprio Ausilio, reo di aver puntato forte su Pioli, ignorando le piste estere proposte dai cinesi. Se Ausilio vuole tenersi l'Inter deve fare due cose: far saltare Gardini e promuovere al suo fianco Samaden. Nei momenti di difficoltà si ha bisogno sempre dei propri uomini e non di quelli trovati per sbaglio.


L'Udinese, la scorsa settimana, ha festeggiato 120 anni di storia. Questa sera ci sarà un party prima e dopo la gara con il Bologna ed è giusto consacrare una società che da piccola realtà è diventata una multinazionale. Gianpaolo da 2 anni ha ceduto tutto ai figli. Il problema è che in Italia le fiabe durano poco; quando una fiaba, invece, dura 30 anni sembra diventata prassi e perde i contorni dell'eccezionalità. Udine è una pagina incredibilmente bella del calcio italiano. E, permettetemi l'eccesso, se io fossi un tifoso, preferirei la fiaba Udinese a quella del Leicester. Ma cosa dice 'sto pazzo? Sì, certo. Da tifoso mi godo la mia squadra sempre in serie A, ogni tanto con una puntata in Europa, piuttosto che il colpo gobbo di un anno e il rischio di tornare per sempre nell'oblio. L'Udinese è i Pozzo. Una piccola città, diventata leader nel panorama calcistico. Talenti che nascono e uno dei due stadi più belli d'Italia. Ormai se l'Udinese non fa l'Europa viene visto come un fallimento. Un'eresia. A Udine le squadre vengono costruite sempre con pochi soldi e il valore delle rose è sempre altissimo. Plusvalenze, organizzazione all'inglese e la classica società gestita a conduzione familiare come vero segreto del successo. L'Internazionale e multinazionale non funziona perché i cinesi ancora non hanno capito che chi comanda deve stare in azienda dalle 7 del mattino alle 9 di sera. Gianpaolo Pozzo, per 25 anni, si è svegliato alle 6 del mattino, alle 8 arrivava nella sede di Via Candolini (sede, stadio e centro sportivo sono tutti nella stessa struttura), anche se dal 2014 ha ceduto il club ai figli Gino e Mogda, seguendo la sua creatura dalla Spagna, dove risiede da un pò. La sua stanza con scrivania e tavolo lungo per le riunioni con Collavino e Rigotto è di fianco a quella della segretaria: la Signora Daniela, da 35 anni al suo posto. Gianpaolo Pozzo ama l'Udinese come ama la sua famiglia, composta dalla Signora Giuliana e dai figli Gino e Magda. Lui è l'Udinese, lui ama la città e la sua creatura ed è orgoglioso, come quando racconta che una volta all'estero un taxista gli chiese da dove venisse; lui non rispose dall'Italia ma disse da Udine e il taxista disse: "ah la città dell'Udinese, la squadra di calcio"... Beh, quel giorno Gianpaolo impazzì di gioia e racconta l'aneddoto con il cuore in gola. Ecco perché oggi facciamo tanti auguri all'Udinese che compie 120 anni ma 30 di gestione Pozzo sono stati stupendi ed immensi. Il ristorante della sede potrebbe essere tranquillamente un 2 stelle michelin e - se c'è un piatto non all'altezza - i Pozzo convocano cuoco e cameriere. Due signori che hanno superato i 70 anni fanno meglio di un gruppo multinazionale e internazionale come Suning, perché preferiamo ancora la cucina della nonna ai piatti della nouvelle cuisine. Gianpaolo ci mette cuore e faccia ma la moglie, la Signora Giuliana è un cervello raffinato. Ma come una Signora nel calcio? Certo, una Signora che potrebbe dare grandi lezioni ad almeno il 90% dei presidenti di serie A. Potrebbe dare lezioni di calcio a Zamparini, di stile a De Laurentiis e di concretezza a Ferrero. Giuliana Pozzo ha la sua stanza in sede, tra il suo ufficio e quello del marito di mezzo c'è solo la famosa signora Daniela Baracetti. Mica la Signora mette becco anche sui calciatori? No, lì ci pensa il figlio Gino che è un vero mago ma la Signora ha la leadership nel DNA. Ha grandi intuizioni, fa rispettare nel mondo il nome dell'Udinese e, come per il marito, ha un grande amore per la città di Udine. Valori che in Italia sono stati dimenticati da un pezzo e sono finiti con gli Anconetani di Pisa, i Sibilia di Avellino, gli Scibilia di Pescara e i Rozzi di Ascoli. Pozzo è l'esempio vivente di Udine ma come sempre nemo propheta in patria. Ad Udine non hanno ancora capito cos'è l'Udinese con Gianpaolo e Giuliana Pozzo e cosa sarà l'Udinese, tra 100 anni, senza i coniugi Pozzo. Auguri Udinese.
In serie B, tornando al campo, il Verona vincerà per manifesta inferiorità delle avversarie. La squadra di Pecchia ha, senza dubbio, qualcosa in più delle altre ma, se si fosse trovato in un campionato con 2-3 squadre più forti, avrebbe rischiato seriamente la risalita in serie A. La squadra non convince e Pecchia non è l'allenatore giusto per questo gruppo. In attacco le forze andavano distribuite diversamente e la squadra, seppur prima, ha delle carenze: in panchina come in porta.
In Lega Pro c'è, invece, una regina (purtroppo per il mio amico Pedullà con una g) che sta facendo incetta di record. L'Alessandria, quest'anno, sembra averle indovinate tutte. Comanda il girone A e - grazie agli introiti dello scorso anno in Coppa Italia - ha costruito una squadra che potrebbe tranquillamente giocarsi la promozione dalla B alla A. Prendete l'Alessandria e ditemi con quante squadre sarebbe sconfitta in partenza: secondo me se la giocherebbe tranquillamente anche con Verona e Frosinone. Del lato destro, certamente, è più forte di tutte. Più forte della Pro Vercelli, dell'Avellino, del Trapani, del Vicenza... L'attacco dell'Alessandria in confronto a quello del Vicenza farebbe due giri di valzer in più. Complimenti a Magalini e alla società per la rosa allestita e a Braglia, allenatore in C da sempre vincente. Solo un suicidio di massa potrebbe togliere la gioia della promozione in B che, al terzo tentativo, sarebbe ampiamente meritata per i grigi d'Italia. Ma da quest'anno anche il cielo non è più grigio ma sempre più blu...