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Juve: attenzione, Allegri presto si toglierà dei macigni. Milan: la lezione di Mihajlovic a chi gli aveva preparato le valigie (ma non è finita). Inter: i segreti di Mancini nelle parole di Fassone. Napoli: ecco perché Sarri è diventato "grande"

Juve: attenzione, Allegri presto si toglierà dei macigni. Milan: la lezione di Mihajlovic a chi gli aveva preparato le valigie (ma non è finita). Inter: i segreti di Mancini nelle parole di Fassone. Napoli: ecco perché Sarri è diventato "grande"TUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 3 novembre 2015, 22:162015
di Fabrizio Biasin
Nato a Milano il 3/7/1978, laureato in Scienze ambientali presso l'Università dell'Insubria di Como, da ottobre 2008 è Capo Servizio Sport presso il quotidiano "Libero". Opinionista Rai, TeleLombardia e Sportitalia

Ben ritrovati amici ascoltatori. Benvenuti al consueto appuntamento con "l'editoriale del martedì", la rubrica che tutte le volte penso "minchia, scrivi meno che la gente prende sonno" ma poi mi addormento e scrivo molto.

E ora via. Tutto d'un fiato.
Editoriale per dire che sono una merda, un insetto, un giornalistino che si ciba di disgrazie altrui e non sa che pesci pigliare solo perché Juve, Inter, Fiorentina e Milan hanno vinto in serie, perché il Napoli ha pareggiato a Genova "ma ci sta", perché la Roma ha perso ma ne aveva vinte 5 di fila e quindi che cosa le vuoi dire?
Non so con chi prendermela. Sono svuotato. Faccio schifo. E sono permaloso. Anzi, di più. Sono italiano. Sono invidioso, lussurioso, pernicioso, mi dà fastidio se uno è più bravo, magro, buono, bello di me. Sono molto italiano, troppo. Dico "Che bravo che sei" o "sei il numero uno", ma in realtà penso "che ti venga il cimurro". Ti odio, ti disprezzo, mi alimento delle tue difficoltà, godo se inciampi nella pozzanghera, sghignazzo se il piccione te la fa sulla giacca nuova, se vieni tamponato e ti sale il premio dell'assicurazione, se ti si chiudono le porte della metro in faccia e io invece sono già a bordo.
Mi faccio tristezza da solo. Sono subdolo. Se capisco che sei meglio di me col cazzo che provo ad elevarmi, preferisco tirarti giù. Se guadagni più di me "sei un ladro", se guadagni meno di me "sei un fallito", poi però ci incontriamo e se guadagni più di me ti dico "oh, vorrei essere come te" e se guadagni meno di me ti dico "è un'ingiustizia". Mi piace la tua ragazza, la tua macchina, la tua casa, vorrei i tuoi vestiti, ti invidio ma non te lo dirò mai. Sono italiano. E sono un giornalista. Una combo che neanche in Final Fantasy VII, per chi se lo ricorda. Aspetto il tuo inciampo, il tuo errore, la tua brutta fine per ballare sul tuo cadavere come l'indiano il giorno con il cielo a pecorelle.
Sono uno spara-sentenze, mi piace parlar male, scrivere anche peggio, catechizzare, moralizzare, giudicare. Se vincono in contemporanea Inter, Milan e Juventus non so con chi prendermela, mi devo attaccare al pareggio del Napoli, alla sconfitta della Roma, devo indignarmi perché Tavecchio dice puttanate, devo scrivere "No Tav" e aspettare il facile consenso, il like, il "preferiti". Devo dare un segnale che esisto. Se dico "che bel campionato" non mi si fila nessuno, se scrivo "l'Inter è in testa ma Icardi c'ha i maroni girati" forse qualcuno mi dà retta. Sono un figlio di buona donna. E scusa mamma, non ce l'ho con te. Ho bisogno che qualcuno fallisca, che Mihajlovic mi dia un appiglio per poter dire "ha vinto, ma durerà poco perché al Milan c'è chi lo detesta". Ho bisogno di dire "l'avevo detto". E allora "l'avevo detto che il Verona era una squadra costruita male, che far firmare un quinquennale a Pazzini era una vaccata". L'avevo detto sul serio? No, ma tanto chi va a controllare? Sono un giornalista, parlo di calcio, con quello che scrivo non ammazzo e non salvo la vita a nessuno. Questa è la mia garanzia.
Sono un vigliacco. Sono una mantide, ti trombo e poi ti mangio, fingo di volerti bene ma ti aspetto al varco. Se vinci sempre e sei famoso dico "lo conosco, è mio amico, mi scrive gli sms", me la tiro insomma; se invece vinci sempre ma non mi dai retta cercherò una pala e un po' di merda da tirarti addosso; se vinci poco e conti anche meno ti tratterò come feccia, se sei in difficoltà e con te ho un conto aperto mi ciberò delle tue viscere, affilerò la punta della matita, dirò peste e corna perché non si dica che non ho partecipato al gran banchetto delle tue carni.
Faccio pena. E ora scriverò belle cose turandomi il naso, perché dire "ma che bravo Tizio" mi provoca il diabete zuccherino, mi indispone; scrivere "Caio non ha sbagliato niente" equivale a non scrivere affatto, a non lasciare il segno. Per me che sono italiano. E giornalista. E gran figlio di mignotta, soprattutto.
Mamma, si scherza.

Letterine brevi e coincise ai mister belli e bravi a cui noi questa settimana vogliamo tutti bene perché hanno vinto. Settimana prossima si vedrà.

MIHAJLOVIC
Bravo Sinisa. Bravo. Ce l'hai messa in saccoccia a tutti quanti. Ti davamo per spacciato. Il sottoscritto un mese fa scrisse "Sinisa disse che non avrebbe mai allenato il Milan. Ha mantenuto la promessa". Il sottoscritto non c'aveva capito un piffero. Doveva intuire che avevi tutto sotto controllo. Che tu sei Sinisa il serbo, non un quaquaraqua. Ti ho, ti abbiamo sottovalutato. Hai guardato i tuoi ragazzi, ti sei accorto che giocare col fantasista era una puttanata colossale e infine hai rimboccato le coperte al diavolo. Ecco il 4-3-3, ecco i giocatori al loro posto, ecco un portiere bambino che solo tu hai avuto il coraggio di lanciare, ecco una formazione che piano piano sembra quella titolare, ecco la fiducia che ti permette di gestire il vantaggio, di comandare sulla paura, ecco i 10 punti in 4 partite alla faccia di quelli come me che "altro che panettone, Mihajlovic non mangia neanche le ossa dei morti".
La società ti chiede un miracolo, il terzo posto, lo fa perché insiste sui 90 milioni spesi, lo fa perché è comodo avere qualcuno con cui prendersela in caso di tempesta, lo fa consapevole di non aver speso esattamente bene quei 90 milioni, diciamo pure che un po' ti ha lasciato solo. O forse si tratta semplicemente di legittima pressione nei confronti di un mister che sul mercato è stato accontentato molto più dei precedenti. Parliamoci chiaro Sinisa, pretendere il terzo posto è un po' come chiedere a Brunetta di schiacciare in faccia a Donnarumma, non sarà semplice, ma sei vivo e lotti insieme a noi, ci hai dato una lezione anche se ben sai che al primo cielo coperto, al primo temporale, alla prima raffica di vento torneranno a indicare te come unico e solo responsabile. Stringi le chiappe Sinisa, le acque ora appaiono calme, ma il "padulo" è pesce subdolo.

MANCINI
Bravo Roberto. Bravo. Hai fatto vedere che te ne sbatti. Hai scelto un 11 anti-Roma che ha messo i brividi a mezzo mondo interista: i D'Ambrosio e i Nagatomo in campo, gli Icardi in panchina. Se avessi anche solo pareggiato ti avrebbero dato del fallito, del sopravvalutato, uno che pensa solo a cambiare colore ai capelli. Te ne sei fregato e in fondo non è che tu abbia fatto niente di particolarmente strano: sei tu che alleni, che vedi i tuoi ragazzi tutti i giorni. Con la formazione di sabato hai lanciato segnali che vanno oltre i 3 punti: 1) nessuno si deve sentire titolare a prescindere, 2) tutti sono utili alla causa, 3) uno solo decide. Poi, diciamolo, hai anche culo, inteso come fortuna, ma in fondo senza quello non si va da nessuna parte in nessun campo o professione, figuriamoci nel calcio che è deciso dalle traiettorie imprevedibili di un pallone. Fassone ieri a Sportitalia ci ha spiegato come gestisci il mercato, delle tue chiacchierate con Ausilio per individuare gli obiettivi da raggiungere, delle telefonate a Kondogbia per convincerlo a scegliere l'Inter nonostante un'offerta inferiore a quella che avevano proposto in casa-Milan. In un anno hai stravolto squadra e metodi di lavoro, fuori e dentro al campo. La gente storceva il naso, qualcuno lo fa anche ora che sei in cima alla classifica, dice che non hai gioco, che alla lunga certi difetti verranno a galla. Tu te ne freghi, perché il nuovo Mancini è zen, pragmatico, al limite si incazza con gli arbitri e fa parlare le classifiche. Perché poi in fondo contano solo quelle.

ALLEGRI
Bravo Max. Bravo. Te lo dicono in pochi ultimamente, ma ci sei abituato, hai palle quadre, raramente perdi la pazienza. Sabato quando hai tolto Dybala per mettere Alex Sandro c'è chi ha proposto la tua scomunica, la crocifissione in sala mensa, hanno pensato "questo si è bevuto il cervello", oppure "vuole farsi cacciare, lo fa apposta". Sono le cose che vengono in mente a noialtri inciucioni, noi che cerchiamo sempre il marcio e vediamo cose che non esistono. E invece hai semplicemente preso quella che secondo te era la decisione più logica per vincere la partita. E l'hai vinta. Oddio, quando capita al 90' significa che anche tu hai avuto la tua corposa dose di culo, di fortuna. Pensa cosa sarebbe accaduto se Cuadrado per un milione di motivi non l'avesse buttata dentro: avrebbero chiesto la tua testa, in questo momento saresti lo scemo del villaggio, quello da esonerare perché causa principale del disastro bianconero. E invece stasera ti giochi la qualificazione agli ottavi di Champions contro il Borussia Monchdhschchsc (non si scrive così, ma ci siamo capiti) e in campionato non sei neanche troppo distante da quelli che sono "molto più bravi di te" e che magari alla fine riaggancerai. Saluti Max, torneremo a romperti i maroni, in fondo sei l'allenatore della Juve e la Juve non ha "stagioni di transizione", ce l'hanno detto i tuoi dirigenti. Per questo al prossimo pareggio torneremo a dire che sei bollito e non capisci nulla di tattica e cazzivari. Se poi a fine anno riuscirai a vincere qualcosa, ti prego, non esagerare con le vendette: siamo solo giornalisti, nati per giudicare e per salire su carri di volta in volta più comodi.

SARRI
Bravo Maurizio. Bravo. A Genova non hai vinto ma hai fatto un altro salto verso l'olimpo dei tecnici più capaci e paraculoni. Hai parlato di rigori, di campi brulli, di arbitri. Hai capito che a certi livelli, purtroppo, bisogna anche sporcarsi un po' l'immagine da "bravo e buono", bisogna farsi qualche nemico. E di nemici te ne sei già fatti, Ferrero ha detto "pensavo fosse diverso...", prova massima che hanno già smesso di trattarti come "il povero provinciale che presto si schianterà". TI temono. E fanno bene.

TAVECCHIO
Non sei un mister. Neanche un grande comunicatore a dirla tutta. Carlè, diciamolo, sei un disastro per un sacco di motivi: perché hai la concezione "medievale" dei neri, degli ebrei, dei gay, delle donne, hai l'opinione da sesto spritz al bar, da baracconata con gli amici. Soprattutto sei un disastro perché nonostante 323231 anni di esperienza non capisci con chi hai a che fare: ti registrano le telefonate, ti intercettano e tu continui a cascare nei tranelloni. Non mi stupirei se la prossima volta andasse così. Intervistatore: "Ci può dire "cinesi puzzate molto di aglio" a voce alta che la stiamo registrando così poi la sputtaniamo?". Carletto: "Ok, "cinesi puzzate molto di aglio". Quando va in onda?". Diciamolo Carletto, la tua immagine è malridotta e spiace perché in 15 mesi di cose ne hai fatte, hai prodotto risultati, sei nato per "fare", non per "parlare" e direi che ormai ce ne siamo accorti tutti. Il resto tocca a noi, che oltre a giudicare le stupidate che dici dovremmo porci almeno un altro paio di domande. 1) Perché spunta proprio in questi giorni una registrazione vecchia di mesi? 2) Trattasi di puro caso o qualcuno rimesta nel torbido? Non crediamo nell'esistenza dei Mini Pony e quindi puntiamo sul "torbido". Come dici Carlo? I Mini Pony son buoni alla griglia con un filo di senape? Ecco, mo' ti becchi pure gli animalisti...

E ora, per la serie "non c'entra un cazzo ma ne scriviamo perché le troiate sono la nostra linfa vitale", va ora in onda "-5 giorni al Gp di Valencia", ovvero "persino Guido Meda non ne può più di parlare del caso Rossi-Marquez", ovvero "non è Vale che tira il calcetto, non è Marquez che appoggia il casco, è il campo magnetico di Lost", ovvero "Iene vs Marquez".
Un pezzo inutile uscito su "ilsensodelgol.it" che ovviamente non parla di gol. Buona lettura.
Stefano Corti fa la Iena.
Ovvero rompe i coglioni per professione.
Questa volta li ha rotti a Marc Marquez, che a sua volta li ha rotti a Valentino Rossi in un "domino" di rotture di coglioni senza precedenti.
Ho conosciuto Stefano Corti una sera in un locale di Como.
Era il periodo d'oro di codesta minchiata: Stefano Corti con parrucca bionda ti si avvicina col culo, si piega a 90 gradi, inizia a muovere le chiappe come se dovesse disegnare nell'aria cerchi "chiappati" di diverso diametro. Il tutto appoggiando il culone sul tuo pacco, teoricamente felice di partecipare al fiki fiki virtuale.
Questa troiata colossale per fortuna è passata di moda. Almeno credo. Si chiamava twerking. Mi pare.
Fatto sta che la gente impazziva. Il Corti, presente nel locale a farsi i beati cazzi suoi, veniva avvicinato da masse di ragazzini che ambivano a farsi trastullare il pacco dalle sue chiappe. Lui, serio professionista, si prestava. In pratica firmava autografi col culo. Povera Italia.
Poi il Corti è cresciuto, ha fatto strada, si è evoluto: inchieste, pedinamenti, tentativi di ripristinare verità e giustizia. Sempre con una specifica missione: rompere i coglioni.
Dopo aver assistito all'incidente Marquez-Valentino, probabilmente gli amici delle Iene devono aver pensato così: "Dobbiamo fare qualcosa per coprire la questione Rossi. Ci serve un'idea". Gli è venuta. Hanno costruito questa coppa a forma di enorme pisello e l'hanno chiamata "Coppa di minchia". Quindi dovevano prendere una decisione fondamentale: "A chi la facciamo consegnare?". Un po' come se nel Napoli di Maradona in presenza di una punizione dal limite dell'area qualcuno si fosse chiesto: "Chi la tira?".
Il Corti parte alla volta della Spagna con un collega, attiva il "rompicoglionometro" sperando di portare a casa un gran servizio.
Il resto della faccenda la conoscete: le Iene accusano Marquez e i suoi di aver distrutto l'attrezzatura, Marquez accusa le Iene di percosse (speriamo non col culo).
Non possiamo sapere come sia andata veramente, ma immaginiamo se la stessa cosa l'avessero fatta le Iene spagnole: due rompicoglioni a Tavullia per stressare l'anima a Valentino. Ci saremmo incazzati come bestie. Solo che Valentino avrebbe ritirato il premio con un sorriso a denti stretti. Mica perché è più buono, ma perché è più furbo. Marquez no, oltre a essere invidioso è pure ingenuotto.
Morale del pezzo: nessuna. Anzi una: se non vuoi che ti rompano i coglioni non romperli tu per primo. E un'altra: il twerking è la cosa più idiota e senza spiegazione mai generata dall'universo, seconda solo al collant per uomini (sì, esiste) e alle code per vedere una beata fava all'Expo (finalmente terminate).
Per il resto tocca certificare che il caso Sepang ha completamente stravolto la geopolitica dei Paesi che ci stanno più sui maroni: la Spagna è la nuova Francia. (Twitter: @FBiasin @ilsensodelgol).