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Juve e Allegri: in arrivo una decisione “comune”. Inter: la verità su Conte (e quella su Pioli). Milan: a tre giorni dal closing, un paio di chiarimenti (anche su Donnarumma). Atalanta: 17.8 milioni. Arbitri: un appello “sereno”

Juve e Allegri: in arrivo una decisione “comune”. Inter: la verità su Conte (e quella su Pioli). Milan: a tre giorni dal closing, un paio di chiarimenti (anche su Donnarumma). Atalanta: 17.8 milioni. Arbitri: un appello “sereno”TUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 28 febbraio 2017, 06:162017
di Fabrizio Biasin

Siccome iniziare un pezzo con “siccome” è vietato dal buongusto e dalla lingua italiana, noi non lo faremo. Inizieremo con “ben ritrovati”.

Ben ritrovati, l’editoriale di settimana scorsa sulle markette ha generato un casino che metà basta, per questo eviteremo di annoiarvi ulteriormente. Sappiate solo che Marzia non è tornata da Carlo Todaro ma ha trovato il tempo per scrivermi (“io non la conosco, ma lei inizi pure a farsi i cazzi suoi che campa cent’anni”) e che il video di “My Light Found In The Rain” è passato da 1100 visualizzazioni a 1400 e passa: sono numeri importanti.

Molti credevano che codeste oneste markette fossero frutto della mia fantasia, ma infine si sono dovuti ricredere.

Dirò di più: l’editoriale in questione ha generato un giro di richieste bestiali che mi hanno fatto capire quanto la potenza di Tmw sia seconda solo a quella di Suning.

Prometto che presto tornerò a sponsorizzare sagre, pene d’amore, neonate aziende, club privè, ma non questa settimana, perché questa settimana c’è tempo solo per parlarvi di barbose questioni arbitrali (ne discutiamo in serenità in fondo all’editoriale) e per dire che i giocatori del Leicester (vittoriosi ieri per 3-1 sul Liverpool dopo mesi passati a “far flanella”) sono quantomeno dei filibustieri*.

*infamacci, traditori, cospiratori, vigliacchissimi.

QUI INTER

Indiscutibile e fetente è arrivata la sconfitta con la Roma.

Una sconfitta generalmente toglie tre punti e un po’ di umore, in questo caso ha fatto molto di più: in soli 90 minuti ha trasformato un bravo allenatore in un pirla (Pioli), ha alimentato voci su un prestigioso collega “che forse arriverà in nerazzurro” (Conte), ha fatto uscire allo scoperto i tifosi che per troppe settimane – complici i buoni risultati - hanno trattenuto il loro grido di dolore (“Pioli è inadattoooo!!!”). Cose che succedono, per carità, ma abituarsi è sempre difficile.

Qui diremo due sole cose:

1) Antonio Conte, ad oggi, non è stato contattato dall’Inter. Non l’hanno fatto i dirigenti, non l’ha fatto patron Zhang.
2) Pioli merita un filo di rispetto e fiducia in più.

Parliamoci chiaro, non si vuole difendere il tecnico dell’Inter “a tutti i costi”, soprattutto perché non ce n’è bisogno: c’è chi lo valuta “mediocre”, c’è chi non vedeva l’ora di poter dire “quello normalizza ma poco altro”, c’è chi non riesce ad affezionarsi ad un tecnico perché inevitabilmente “quello che verrà” è sempre più bravo a prescindere. Pioli in ogni caso si cautela da solo: lo fa grazie ai numeri e non è poco.

La sconfitta di domenica, per molti, è stata la dimostrazione di strapotenza di Spalletti nei confronti del collega, c’è chi ha strabuzzato gli occhi per la difesa a tre e non si rende conto che se l’Inter disponesse di Alex Sandro e Lichtsteiner, di sicuro il tecnico nerazzurro non valuterebbe soluzioni tattiche alternative. Ma tant’è, alcuni allenatori mai si leveranno la nomea di “provinciali” se non attraverso i risultati.

E’ vero, negli scontri diretti Pioli finora ha tradito, ma sarà la “guerra” a dire se è adatto o non adatto. Perdere le “battaglie”, anche se fa male, serve solo per dividere la parte di tifo che ci crede ancora da quella che si è già arresa.

Criticare è corretto, “massacrare” non è mai la soluzione, soprattutto finché c’è speranza.

QUI MILAN

Eccoci qui, a tre passi dal closing. Venerdì sarà giornata storica, sabato il momento delle presentazioni: verrà svelata la composizione del cda e il tandem Fassone-Mirabelli potrà finalmente iniziare a lavorare “per conto del Milan”. Oggi, ancora, non può. Per questo stonano assai le parole di Raiola Mino, professione agente di calciatori. Dice: “Non ho mai parlato con i cinesi” e “Donnarumma merita un grande club”. Due ovvietà: i “cinesi” non parlano con lui perché, semplicemente, non si sono ancora insediati (si chiama “correttezza”) , per questo stuzzicarli a pochi giorni dal loro arrivo sembra più che altro un avvertimento del genere “dovete fare i conti con me”. Come se fosse un mistero, come se i nuovi arrivati non sapessero che proprio dalla capacità di mettere nero su bianco il contratto del neo-maggiorenne si misurerà la solidità della nuova proprietà.

Il resto passa dai legittimi dubbi di chi si interroga sulla composizione dell’arcinoto “consorzio”. Ci si può fidare delle banche? Cosa c’è sotto? A che gioco sta giocando Huarong? Dubbi comprensibili se arrivano dai tifosi, meno se frasi come “occhio alle banche! Le banche sono cattive” escono dalla bocca degli “esperti”.

Le banche non sono cattive. O meglio, magari lo sono anche, ma a discapito di “terzi”, non certo dei loro investimenti. Il fatto che l’“operazione-Milan” sia un tentativo di fare dei soldi non è un mistero, né deve sconvolgere: sarebbe molto più preoccupante se il Milan fosse stato acquistato dagli “Amici Cucciolotti”, che sono teneroni per definizione ma di alta finanza capiscono una fava.

Le banche sono fetenti per natura, per questo faranno di tutto per rendere il Milan un prodotto appetibile. Lo scopo è arrivare alla quotazione in Borsa e a quella si può ambire solo attraverso una “lustrata alla vetrina rossonera”. Per questo Fassone nel prossimo mercato potrà disporre di una cifra superiore ai cento milioni da investire sul mercato (molti dicono “con cento milioni non è che sistemi tutto” e verrebbe da rispondergli: “Se avessero detto trecento avreste risposto “tu credi alle favole”, quindi tanto vale”), per questo le trattative sono già iniziate.

E Huarong? Semplice, caccia i soldi per completare l’operazione, li presta a un discreto tasso di interesse e del Milan se ne frega abbastanza: lo ha già fatto e lo farà ancora. È un altro a cui interessa fare affari, non certo un “romantico” alla Berlusconi. La cosa può ovviamente creare fastidi, ma chi storce il naso prima o poi dovrà rendersi conto che il favoloso mondo dei Mini Pony non esiste in nessun campo, soprattutto nel 2017, e che “rischiare per provare a riemergere” è meglio che “star fermi e aspettare di morire di frustrazione”.

QUI ATALANTA

Permetteteci di fare un cenno all’Atalanta. La squadra scesa in campo sabato contro il Napoli è costata 17,8 milioni (Berisha prestito, Toloi 3.5, Caldara 0, Masiello 3, Kessiè 0.3, Freuler 1.5, Conti 0, Spinazzola prestito, Kurtic 3.5, Gomez 5, Petagna 1). Oggi, se gestisci un club che vuole ambire alla zona-Europa, ci compri a malapena un centrocampista di medio livello. Direi che non c’è altro da aggiungere.

QUI JUVE

Inutile sprecare fiato e parole per dire quel che hanno visto tutti: gli ultimi dieci giorni iscrivono Allegri nel ristretto club dei tecnici bravi in campo ma, soprattutto, maestri di “gestione”. Dopo un mese passato a “temporeggiare” (in seguito al ko in Supercoppa), il tecnico toscano ha forzato la mano con la proprietà, ha vinto il “duello” con Bonucci e, infine, ha tempestivamente recuperato il suo giocatore.

Allegri è pronto per un grande club, lo ha dimostrato, per questo motivo… resterà a Torino. Per carità, non ci sono certezze, ma questo perché nessuna decisione è stata ancora presa (dall’allenatore e tantomeno dalla società). Cambiare dopo un triennio di successi potrebbe essere legittimo, ma avrebbe senso solo se portasse a un “miglioramento”: sia Allegri che la Juve in caso di separazione difficilmente avrebbero garanzie del genere “vado a stare meglio”. E lo sanno bene.

QUI ARBITRI

Sapete che c’è? Gli arbitri sono fortunati.

Gli arbitri sono fortunati perché ci sono i tifosi. E i commentatori. E i giornalisti. E i social network. E tutte questi insieme.

Sapete che c’è? Ormai non si può più dire un cazzo di niente.

Se dici che Rizzoli ha arbitrato male, sei fazioso, perché tieni per l’Inter e ce l’hai con la Juve. Cioè, non pensi che davvero Rizzoli abbia arbitrato male.

Se dici che Mazzoleni ha clamorosamente toppato in Bologna-Inter e doveva assolutamente dare un rigore ai rossoblu, lo fai perché sei un figlio di mignotta anti-juventino che fa finta di non esserlo per mascherare la sua anti-juventinità. Cioè, non pensi che davvero Mazzoleni abbia fatto una puttanata.

Se dici che Calvarese forse ha esagerato con lo gnocco fritto e a Reggio ne ha combinate più di Vitali Alvaro in “Pierino colpisce ancora” (1982, regia di Marino Girolami), lo fai perché sei triplo figlio di zoccola e quindi mostri il tuo interismo nascondendo l’anti-juventinismo e attaccando il rossonerismo. Cioè, non pensi che davvero Calvarese abbia fischiato cose a caso.

Se dici che Pairetto all’Olimpico si è fatto fottere dall’assistente Barabauz (non ricordo il nome dell’assistente, perdonate) e ha così rovinato la bella partita dell’Udinese contro la Lazio, lo dici solo perché - in quanto nerazzurro e figlio di mignottaccia - ti fa comodo in ottica terzo posto. Cioè, non pensi che davvero Pairetto abbia fatto la minchiata.

Se, infine, dici che Tagliavento non ha visto un rigore netto in Inter-Roma “ma la cosa non toglie che i giallorossi siano stati più bravi”, allora ti prendi dello “stronzo paraculo che lecca il culo a tutti” dai nerazzurri, e del “figlio di maiala interista” da tutti gli altri. Cioè, non pensi che Tagliavento abbia semplicemente arbitrato maluccio.

Sapete che c’è? Tutte queste cose sono vera manna dal cielo per la classe arbitrale, perché i “fischi a caso” non diventano “problema da analizzare”, semmai “guerra tra tifoserie”. Di quelle senza vincitori né vinti, tra l’altro, se non gli stessi fischiettoni, che belli-beati continuano nel loro sereno fischiettamento a caso.

Un tempo i signori arbitri erano tre per gara, poi sono diventati quattro, ora sono sei. Si moltiplicano tipo i Gremlins e ottengono legittime difese d’ufficio al grido di “essendo uomini sbagliano”. Ed è proprio così. Proprio per questo decidere di mandarne sei per partita ha moltiplicato gli errori (e i rimborsi spese) invece che diminuirli.

L’arbitro decide, l’addizionale interviene, il guardalinee abbozza, il quarto uomo temporeggia, allora l’arbitro cambia idea, l’addizionale gliela fa ricambiare a sua volta, il quarto uomo si traveste da guardalinee che nel frattempo si è camuffato da addizionale. E i tifosi mandano tutti serenamente affanculo ma non “perché gli arbitri sono troppi e confusi”, semmai “perché uno è juventino e l’altro romanista e quell’altro interist-rossonero e in generale tutti sono manovrati dall’entità denominata Palazzo”. Totale? Loro continuano a non parlare, noi ci incazziamo e Bacca tira i rigori “a due piedi”.

“Ah, attacchi Bacca? Maiale! Allora vedi che sei interista? E anti-milanista! E anti-juventino ma senza dirlo! Bastardo!” Eccetera eccetera…

(Twitter @FBiasin @ilsensodelgol Mail: ilsensodelgol@gmail.com)