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Juve: tira una strana e “nuova” aria attorno alla Signora. Inter: Zhang e il destino di Pioli (occhio al dato su Simeone). Milan: ultime sul closing (con sorpresa sulla data?). Napoli: un assist a Sarri. E sul regolamento…

Juve: tira una strana e “nuova” aria attorno alla Signora. Inter: Zhang e il destino di Pioli (occhio al dato su Simeone). Milan: ultime sul closing (con sorpresa sulla data?). Napoli: un assist a Sarri. E sul regolamento…TUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 14 marzo 2017, 08:242017
di Fabrizio Biasin

Eccoci qui. Volevo spiegarvi le regole del calcio. Che sono semplici. Perché se non lo fossero, allora sarebbe un problema. E noi non vogliamo problemi. Quindi eccovi le regole del calcio, così come le abbiamo capite.

REGOLA DEL FALLO DI MANO

A meno che tu non sia il portiere o Maradona, non puoi toccare la palla con la mano.

Se la tocchi con la mano in area, allora è rigore.

Ma se il tocco è involontario, allora “dipende”.

Se prima la palla tocca la coscia e poi la mano non è rigore.

Se la mano è vicina al corpo non è rigore.

Ma dipende da quanto è vicina.

Dipende dallo spazio che occupa il braccio.

Se è lungo il corpo, allora non è rigore.

Se guardi da un’altra parte non è rigore.

Se il braccio è in alto a simulare il ballo dello scimmione di Gabbani, allora è rigore. Ma solo se è volontario. O mezzo involontario.

Prendete Gianni Morandi, povero: con quelle mani rischia sempre il rigore.

Ma dipende se il movimento è “naturale” o “innaturale”.

E comunque bisogna valutare lo spazio che c’è tra chi calcia e la mano. Un metro? Non è rigore. Un metro e mezzo? Forse è rigore. Due metri? Allora è rigore. Dodici metri? Rigorissimo! Ma dipende: c’è luce tra chi calcia e la mano? Dio esiste? Da dove veniamo?

Comunque è rigore. Oppure no. Dipende dall’arbitro. E dall’addizionale. Arbitro è rigore? Sì? Allora è venduto! No? Allora è vendutissimo.

Comunque se la tocchi di mano in area, tendenzialmente è rigore. Ma dipende.

REGOLA DEL FUORIGIOCO

Se uno ti passa la palla e al momento del tocco tra te e il portiere non c’è un cazzo di nessuno, allora è fuorigioco. Facilissimo.

Ma dipende se sei in linea. Se sei in linea si valutano le estremità. Il piede “è oltre”? Allora è fuorigioco. Il naso? Anche. La mano di Morandi? No, le mani non contano.

E comunque nel dubbio non devi fischiarlo. Lo dice “la norma”. La norma dice che se non sei sicuro, allora meglio se lasci andare. Poi devi sperare di averla imbroccata. Se non l’hai imbroccata tu puoi dire “cazzo volete, la norma dice nel dubbio lascia andare”. E ti salvi.

E comunque dipende dalla posizione.

Uno dei tuoi tira e tu sei davanti al portiere in fuorigioco? Fuorigioco!

Ma dipende. Sei fuori dal “cono di luce”? Non fuorigioco.

Sei in fuorigioco, uno te la passa e tu scappi lontanissimo dal pallone? Non è fuorigioco.

Ma dipende dalla “discrezionalità”. Dipende se sei “influente”. Sei l’ultimo degli stronzi? Allora non è fuorigioco. Sei il nipote del notaio De Cillis? Allora sei influente: fuorigioco.

Poi dipende se il guardalinee è venduto, per carità.

Comunque la regola è abbastanza chiara. Ma dipende.

FALLO DA ULTIMO UOMO

Se fai fallo da ultimo uomo è tendenzialmente cartellino rosso.

Se sei lanciato a rete, soprattutto. Però dipende. Vai verso la porta? Sei solo o male accompagnato? Maria, apro la busta. Perché Sanremo è Sanremo.

E poi: è chiara occasione da gol? Allora cartellino rosso.

È mezza occasione da gol? Dipende da cosa vede l’arbitro.

Vai verso l’esterno? Niente rosso. Sei perpendicolare alla porta? Dipende dalla velocità.

Il portiere fa fallo da ultimo uomo? Rosso se è chiara occasione. Ma dipende. “Mica può sparire”. “Gli è venuto addosso”. “E’ l’attaccante che cerca il contatto”. Minchia che mani enormi ha Morandi, tipo pale.

Comunque se fai fallo da ultimo uomo è rosso. Ma dipende.

Ci sono molte altre regole e grandi misteri nel curioso giuoco del calcio. A che minchia serve la “lunetta” dell’area? Io mica lo so. E “l’area piccola”? Forse a creare maggiore indotto per i produttori di “gesso da campo”? Forse. E il fallo da dietro è sempre da rosso? C’è stato un anno che sì, era sempre rosso, poi è tornato ad essere “dipende”.

E i bestemmioni totali? Se beccavi il giocatore a dire il bestemmione scattava la squalifica. “Hai detto il bestemmione?”. “No, ce l’avevo con mio zio”. “Allora ti tolgo un turno”. E tutti a mettere la mano davanti. Ora dipende. Anzi, ora bestemmiano come portuali marsigliesi e frega una sega a nessuno. È una regola che è passata di moda evidentemente.

E poi - extra regole del calcio - se fai il coro di “discriminazione territoriale” ti chiudono la curva? Fino a due anni fa bastava dire “Vicentino magna-gatto” che ti squalificavano il settore per un mese, ora hanno smesso. Vale tutto. Sarà che chi comanda si è annoiato. Boh.

Comunque tutti hanno ragione e tutti hanno torto e sapete perché? Perché “dipende”.

QUI INTER

Prima delle partite si fa il riscaldamento. Succede sempre. È successo anche prima di Inter-Atalanta, pensa te. Gli allenatori, in genere, si fanno i cazzi loro. Pioli no, si mette in mezzo ai giocatori a rompere le balle. Li avvicina uno a uno e gli dice “sei forte, coraggio, crediamoci!”: Cazzate del genere. Sapete perché lo fa? Perché probabilmente non serve a niente, ma magari invece sì. E siccome non costa niente, perché non farlo?

Lo fa risultare ancora di più un “provinciale” (come dicono molti)? Può darsi, ma a lui non frega niente. Non gli interessa se molti gli dicono che “va bene fino a un certo punto, ma l’anno prossimo toccherà a quelli bravi”. A lui interessa solo la partita e appena finisce “la partita” gli interessa quella successiva.

Sapete perché lo fa? Sapete perché appende i cartelli alla Pinetina con su scritto “vinciamo più partite possibili”? Perché quando devi realizzare un miracolo è bene non sottovalutare niente, neppure le troiate.

Stefano Pioli sta facendo qualcosa di grandioso, il Meazza se n'è accorto ma c’è ancora chi non se ne rende conto e dice “non ha vinto gli scontri diretti”. Secondo voi tra “perdere con la Roma” e vedere l’ex zombie Kondogbia che al 90' di Inter-Atalanta 7-1 “mangia avversari” cosa conta di più? E conta di più vedere 60mila tifosi finalmente felici e uniti attorno alla loro squadra o frasi come “la difesa a tre è sbagliata. Se la rimette merita di essere cacciato”?

Cacciato? Ora il sottoscritto dà i numeri, in tutti i sensi. Sapete che media punti ha il “provinciale Stefano” Pioli in campionato? 2.31. Sapete – per dire – qual è la media di Simeone quest’anno nella Liga? 1.93. Riflettete bene, voi che “grazie, ma comunque a fine anno meglio un altro”, perché non è detto che “cambiare” e “ricominciare daccapo” significhi andare a star meglio.

Sapete che c’è? Conta più il consenso dello spogliatoio che quello degli “espertoni”. E lo spogliatoio è con lui. Tutto. E “i cinesi” – checché ne pensi qualcuno - non sono affatto scemi.

QUI MILAN

Siamo al 32432423 capitolo della faccenda closing. Diventa sempre più difficile provare a “spiegare” senza risultare iscritti al club di “quelli che abboccano”, ma tanto il discorso è sempre lo stesso: se uno ha smesso di credere lo ha fatto tempo fa (e quindi tutto gli risulterà sempre ridicolo), gli altri invece faranno l’ennesimo “atto di fede”.

Ieri si è parlato di ulteriore slittamento, il ché è una cazzata, perché nel mare magnum dei ritardi e dei rinvii, perlomeno in questo caso i “cinesi” erano stati chiari: “I cento milioni e la contestuale firma del nuovo contratto arriveranno non prima di venerdì 10 e comunque entro la settimana successiva” (come da editoriale di 7 giorni fa). Come a dire: non c’è fretta, o meglio, c’è, ma non ci si può fare niente.

Il “non c’è fretta” fa legittimamente incazzare come bisce i tifosi del Diavolo che si domandano “e il mercato quando lo facciamo? A Ferragosto?”; gli stessi timori disturbano Fassone e Mirabelli, bloccati nelle operazioni ma consapevoli che sopra di loro si sta giocando una partita più importante.

A monte, in effetti, il problema è un altro: riuscire a portare nelle casse di Fininvest i famosi 100 milioni (ancora da capire se sottoforma di prestito personale erogato da Mr Li o se direttamente immessi da uno dei finanziatori). Gli stessi sono ovviamente indispensabili per la stipula del nuovo contratto ma, come i precedenti, faticano ad arrivare per la solita questione che definiremo “il governo cinese ha messo le restrizioni per l’esportazione dei capitali nel momento sbagliato”. Se tutto andrà per il verso giusto si fisserà una data per il nuovo (famigerato) closing. I dirigenti del Biscione spingono perché il tutto si concretizzi “entro la fine di marzo”, Yonghong Li chiede un mese (14 aprile): possibile che alla fine si cerchi una soluzione intermedia (7 aprile). Non si può far altro che aspettare e sperare che nel frattempo non si moltiplichino nuove e succulente leggende metropolitane del genere “i cinesi in realtà sono Silvio che prova a riportare grano a casa sua sfruttando questo gioco del closing-non closing”, che poi è quello che mi dice sempre mio padre (milanista doc e grande appassionato di “discussioni da bar”) quando ci sentiamo al telefono. Ho momentaneamente smesso di rispondergli.

QUI JUVE

E’ superfluo dire che si respira una strana aria attorno ai bianconeri. Domenica a Milano e Napoli sono comparsi striscioni anti-Juve che solo in apparenza certificano il consueto «fastidio per chi vince sempre». I fatti di Juve-Milan di venerdì (sommati a quelli di Juve-Napoli di Coppa Italia e Juve-Inter di un mese fa) hanno avuto l’effetto di marcare una distanza mai registrata tra le due “entità” del calcio italiano: gli juventini e gli anti-juventini.

Di più: per la prima volta gli anti-juventini si sono ritrovati non a combattere singolarmente contro il presunto potentato bianconero, bensì a fare comunella per condividere il rispettivo “sdegno”. Nei migliori bar sport italici si parla di “favori del Palazzo” o di semplice “sudditanza psicologica degli arbitri”.

Tira una brutta aria, insomma, amplificata anche dalla reazione di chi, nell’universo bianconero, contrattacca al grido di «frignate? Peggio per voi, perdenti».

Cosa significa tutto questo pastrocchio? Nulla, se non che, forse, sarebbe il caso per tutti (juventini, anti-juventini, ostrogoti e visigoti) di darsi una calmata, anche solo per non farsi ridere dietro dall’eventuale marziano che, disceso sul Pianeta Terra, si trovasse a chiedere: «Ma perché in Italia sono sempre tutti incazzati? Combattono la fame nel mondo?». «No, ce l’hanno con l’addizionale». «E chi è l’addizionale? Un dittatore?». «No, una specie di arbitro di calcio che serve quasi a nulla ma riesce lo stesso a far casino». «Ah, ’sticazzi». Pace e bene, in fondo è solo calcio.

QUI NAPOLI

Giusto per segnalare a quelli che “Sarri non c’ha capito un cazzo, doveva marcare Sergio Ramos a uomo” che 1) Sarri di sicuro non aveva intenzione di regalare niente a nessuno ma 2) Sergio Ramos ha segnato 19 gol decisivi dal 2014 (non tre, diciannove) e 3) uno persino domenica sera. O sono stronzi tutti e 19 i tecnici che ha punito Sergio Ramos o è fenomenale lui. Io scelgo la seconda.

In chiusura vi lascio con 5 consigli a Unai Emery che però sono “postumi” e, quindi, inutili. Gli stessi, però, possono tornare utili a tutti quegli allenatori che “devono portarla a casa” (la partita).

Buona lettura.

(Twitter: @FBiasin @ilsensodelgol Mail: ilsensodelgol@gmail.com).

Ciao.

C'è stata la rimontona.

Questo lo sapete già.

Qui non stiamo a celebrare nessuno, anzi.

Qui, signori, si massacra un uomo.

Senza pietà.

Signori, non potremo mai assolvere Unai Emery, tecnico professionista del Paris Saint Germain.

Se sei un tecnico professionista significa che prima sei stato un tecnico dilettante. Succede quasi a tutti, tranne a Mancini che è nato con la sciarpetta.

Se sei stato un tecnico dilettante tipo Ciccio Graziani al Cervia, ma anche don Orione con la squadra della parrocchia, ci sono tre o quattro cose che non puoi non sapere e che definiremo "tecniche per portarla a casa quando si mette male" (sottinteso, "la partita").

Il match del Camp Nou (al minuto 88 devono farti tre gol o sono cazzi loro) è un ottimo esempio.

1) Tecnica della rimessa laterale "accazzo"

Questa tecnica viene insegnata dalla notte dei tempi nelle scuole calcio che costano poco e che accolgono tutti (“mister, c’è il figlio di Ghinazzi che vuole giocare”. “Ma ha i piedi piatti e lo scorbuto”. “Ma Ghinazzi ha già pagato la quota”. “Sui piedi piatti possiamo lavorare e comunque chi sono io per impedire al Ghinazzi di giuocare al pallone?”).

La tecnica della rimessa laterale “accazzo” trova la sua massima espressione nei campi di periferia, questo non significa che non possa essere utilizzata anche al Camp Nou.

Mister della scuola calcio che costa poco: "Allora bambini. Quando c'è una rimessa laterale dubbia, voi prendete la palla e battete, anche se non è vostra. Alla peggio vi diranno "cazzo fai?" e voi direte "oh, pensavo fosse mia, hai problemi?". L'arbitro lascerà fare e guadagnerete 30 secondi buoni. Se invece la battono gli altri mi incazzo".

Bambino di buona famiglia: "Ma è scorretto, mister".

Mister del settore giovanile: "Come ti chiami tu?"

Bambino di buona famiglia: "Petrini".

Mister: "Petrini, tu non giochi". E poi, rivolto al dirigente accompagnatore: "Restituiamo la quota al Petrini, non è adatto".

Si chiama “selezione naturale” o “flusso di coscienza del mister di scuola calcio”.

Ebbene, sapete quante rimesse hanno rubato i giocatori del Psg sul 3-1 all'88°? Zero.

Tutto ciò, semplicemente, è inqualificabile.

2) Tecnica della puntata ritardata

Ogni portiere normodotato sa che all'88° ogni rimessa dal fondo deve durare come una puntata de Il Segreto e quantomeno deve essere preceduta da un teatrino devastante: recupero palla, sputo sul guanto, rincorsa interrotta, altro sputo, strappo dell’erba attorno al pallone, sputo. Solo a quel punto, forse, calcio della puntata lontanissimo.

Obiezione del precisino: "Eh ma perché sputi sul guanto? Non serve. E poi così rischi l'ammonizione".

Risposta del tecnico saggio: "Senti, coglione... E 'sti grandissimi cazzi?".

Signori, io ve lo dico, il portiere Trapp non è riuscito a farsi ammonire per perdita di tempo, il che non è grave, è imperdonabile.

3) Tecnica del crampo assassino

I giocatori di calcio all'88° e con tre gol di vantaggio, da che mondo è mondo hanno i cazzo di crampi. Non esiste che non li abbiano! Devono andare giù come fusi, devono contorcersi dal dolore e dire “ho il crampo, fa malissimo!”, possibilmente devono improvvisare uno svenimento come se avessero appena terminato un ragionamento sui bosoni con Bettarini.

Il crampo, signori, non è provabile, l’avversario ti dice “non c’hai un cazzo, alzati!” e tu ti rivolgi all’arbitro: “Ha sentito arbitro? Dice che non ho un cazzo! Ma io ho il crampo!”. E quello non può che abbozzare.

In quei casi, tra l’altro, è consigliatissimo l’ingresso del massaggiatore con almeno due bombolette di ghiaccio spray da scaricarti addosso tipo mini reattori della Nasa. Le bombolette spray notoriamente non servono a una sega ma ti fanno guadagnare almeno 20 secondi.

Ebbene, sapete quanti giocatori del Psg hanno avuto i crampi? Un cazzo di nessuno! Sapete quante bombolette spray sono state consumate negli ultimi 5 minuti della partita? Neanche mezza. Questa cosa, signori, è da ufficio inchieste al contrario!

4) Tecnica del doppio pallone

Se vedi che i tuoi avversari tentano il forcing e sei in difficoltà, non c'è nulla di più normale che buttare in campo un secondo pallone "per sbaglio". In Terza Categoria è la cosa che ti insegnano prima ancora della celebre “Tecnica Baresi” (“alza il braccio se pensi che sia fuorigioco, ma anche e soprattutto se non lo è”). Perdonatemi: ma se funziona in Terza Categoria, per quale legge divina non deve funzionare anche al Camp Nou? Emery dove è cresciuto, nella Coverciano di Plutone?

Obiezione del precisino: "Eh ma se butti in campo il pallone l'arbitro di solito indica l'orologio e dice "recupero tutto il tempo!", quindi non ne vale la pena". A questi ingenui – tutti figli del Petrini – ricordiamo che gli arbitri dicono SEMPRE “recupero tutto” ma poi non lo fanno mai. Secondo voi il fischietto tedesco Aytekin è diverso da Timozzi che ha diretto Paestum-Voltri negli amatori? Ma per piacere.

Ebbene, sapete quanti doppi palloni sono comparsi sul prato nel Camp Nou dopo il minuto 88’ e cioè nel momento di massima difficoltà dei francesi? Neanche uno. E questo, converrete, è il peccato più grave.

5) La rissa “come se ti avessero insultato gli affetti più cari”

Questo genere di tecnica trova la massima espressione nel caso “Materazzi-Zidane” del 2006 e non ha bisogno di essere spiegato. Sei in difficoltà? Non riesci a uscire dalla tua area? Devi solo far passare il tempo? Allora, porca la miseria, PROVOCA UNA CAZZO DI FUTILE RISSA! Inventa, drammatizza, urla “Busquets guai a te se nomini ancora mia madre!”. E Busquets: “Ma io non ho nominato tua madre…”. E tu: “Ancora la nomini? Eh? Ancora??? Allora te le cerchi!”. E a quel punto dai di matto tipo Er Mutanda contro Pappalardo o, ancor meglio, cadi mentre urli e dici “ho un cazzo di crampo, ma devo resistere in onore di mia madre che tu hai nominato invano”. Questa tecnica ti può far perdere – udite udite – fino a tre minuti di tempo che l’arbitro non recupererà MAI interamente.

Signori – e qui chiudo – DAL MINUTO 88° IN AVANTI NON C’E’ STATA NEPPURE UNA PARVENZA DI RISSA, una scaramuccia, niente di niente.

Emery è rimasto lì, in silenzio, come se non avesse mai visto una puntata di Campioni–Il Sogno. E se non hai visto una puntata di Campioni–Il Sogno allora ti meriti di uscire dalla Champions.