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Juventus: la prova di forza è Nainggolan. Inter: i Black Cats dicono che torna Alvarez. Ancelotti: decide tutto il Real Madrid. Milan e Juve: basta strumentalizzare Matri, basta

Juventus: la prova di forza è Nainggolan. Inter: i Black Cats dicono che torna Alvarez. Ancelotti: decide tutto il Real Madrid. Milan e Juve: basta strumentalizzare Matri, basta
sabato 23 maggio 2015, 00:002015
di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

C'è un abisso fra la Juventus e le altre. La cosiddetta Juventus 2 oggi vincerebbe comodamente il Campionato. E la Juventus lo sa. Per questo Andrea Agnelli non si accontenta. Vuole trasportare la schiacciante superiorità bianconera dal campo alla scrivania. E non è solo (!) una questione legata ai grandi ricavi derivanti dalla finale di Champions League. No, c'è dell'altro. Andrea Agnelli vuole diventare l'ombelico del mondo del calcio italiano. Ciò che non gli è riuscito un anno fa al momento dell'elezione del presidente federale, vuole prenderselo adesso. Sostenuto da cotanta squadra e da cotanta stagione. Il segnale è il mancato spostamento di Juventus-Napoli. Nossignori, Andrea Agnelli non si è smosso di un millimetro. E' a caccia di segnali di potere, il presidente della Juventus. Il Sunset Boulevard delle comproprietà sta per offrirgliene uno nuovo. Le comproprietà, anomalia tutta italiana. Stanno per sparire, ma il loro trapasso potrebbe essere storico. Proprio perché non si possono rinnovare, le ultime comproprietà sono decisive. Entrambe le parti con l'acqua alla gola. Roma e Cagliari in questo senso. Con Radja Nainggolan nel mezzo. E' vero che la Roma è per il Cagliari ciò che fino a qualche anno fa era il Napoli per il Brescia, un cliente particolare, affezionato, sempre presente, da trattare come si conviene. Ma Astori e Ibarbo, con tutto il rispetto, non possono valere o comprendere Nainggolan nel pacchetto. E' lui, Radja, la vera posta in palio del derby di lunedì fra Lazio e Roma. Se i giallorossi vincono, se lo tengono costi quel che costi. Altrimenti, la Juventus potrebbe consentire al Cagliari di superare, magari alle buste, l'offerta di una Roma in bilico fra Europa di Serie A e di Serie B. Con lo stesso Nainggolan che potrebbe giustificarsi agli occhi degli impauriti tifosi romanisti, con il rapporto importante da sempre esistente fra lui e Massimiliano Allegri.

C'è una frase che ci ha accompagnati nel corso della stagione. Una di quelle trite e ritrite che piacciono al calcio social di oggi. Uno la "pensa" e in migliaia la ripetono senza averci pensato troppo su e senza sapere bene che cosa stan dicendo. Frasi del tipo "Se Ancelotti ha lasciato andare Diego Lopez un motivo ci sarà"..."Diego Lopez, Abbiati, Agazzi e Gabriel, in quattro non fanno un buon portiere"..."Menez è un giocatorino"...insomma sì, quelle frasi lì. Ma c'è né una che non ci ha mai abbandonato, nemmeno al momento di fare il classico bisognino. Soldi? Bilancio? Debiti? Sanzioni Uefa? Nessun problema "Tanto se il Sunderland si salva, ci dà 12 milioni per Ricky Alvarez". La sappiamo, l'abbiamo imparata a memoria La Frase e recitata come terza preghierina della sera ogni Santo giorno. La Frase ci aveva riempiti, nutriti, pervasi. Fino al bel dì del tweet di Craig Hope. Lui è il corrispondente del Daily Mail online per il calcio del North East inglese. Ecco, ve lo scriviamo piano piano in inglese: "Ricky Alvarez does not have a clause in his loan deal market permanent a £7.5m move to SAFC on PL survival. He will return to Inter Milan". Ahi. Insomma non sappiamo bene l'inglese e non osiamo tradurre. Ma ahi. Il tweet di Craig Hope, così, a occhio, mal letto e mal tradotto, potrebbe anche incrinare La Frase. Del resto Alvarez in Prima squadra al Sunderland che si è salvato (survival) in Premier League lo hanno visto per l'ultima volta il 13 Marzo scorso: Sunderland-Aston Villa 0-4. Poi basta. Stop, nemmeno in panchina. Tredici presenza in Campionato in tutta la stagione 2014-2015. E c'è un altro Sito inglese che osa contraddire La Frase: "Ricky Alvarez will not be joining Sunderland this summer". Ahi. Non solo: "There were clauses in the deal - thought to have been on appearances - which allowed the full-time transfer to be abandoned". Ahi. Questi inglesi, ma come si permettono?

Il viene o non viene, è tempo perso. Finchè Carlo Ancelotti è allenatore del Real Madrid, infliggersi tarli e assillarsi è assolutamente inutile. Ci permettiamo solo di definire deboli le tesi, diffuse peraltro, a smentita dell'ipotesi di un ritorno di Ancelotti al Milan. Dice, va al City. Sarà. Perchè allora il City continua a tenersi aggiornato e caldo su Unay Emery? Dice, è stato trattato male nel 2009 dal Milan. Mica vero. C'era stata la frase del presidente Berlusconi, la ricordiamo bene: "E' colpa sua se non abbiamo vinto lo Scudetto". Ma lui, il destinatario, l'interessato, se si fosse sentito davvero trattato male perché il 30 Maggio 2009, al momento del suo ultimo allenamento a Milanello, avrebbe detto agli amici: "Ricordatevi una sola cosa, io qui ci torno". Con tanto di sopracciglio. E perché, se si fosse sentito trattato male, avrebbe detto sempre agli amici l'ultimo sabato di Agosto del 2013: "Sì, Kakà ci sta pensando e penso che venga. Oh, ricordate di tenere un posto libero anche per me...". La verità è che Carlo sapeva benissimo a quali sacrifici economici sarebbe stato costretto ad andare incontro il Milan nell'estate del 2009 (la cessione di Kakà a Florentino Perez) e lui e Galliani di comune accordo avevano già deciso di chiudere il ciclo di Ancelotti stesso insieme a Kakà e Maldini, ormai da diversi mesi. Adesso, vediamo. Prima della decisione del Real Madrid, è sciocco fare qualsiasi previsione.

Prima o poi le schegge della banda dei quattro tornano sempre. La banda dei quattro sono quelle testate che nell'estate del 2006 volevano affossare il Milan durante Calciopoli. Ricordiamo volti e testate, uno ad uno e una ad una. C'è addirittura chi in queste settimane ha pensato di prendere il Milan e di fargli l'emotrasfusione scegliendo come rampe di lancio proprio due della banda dei quattro, due che volevano uccidere il Milan nell'estate del 2006. E il presidente Berlusconi, tra le tv di Genova e Tele Norba, ha ampiamente illustrato come è andata a finire. Perché ormai l'ammaraggio c'è stato. Ma quel che è peggio viene fatto su di lui e in fondo contro di lui, Alessandro Matri. Un bravo ragazzo, un buon giocatore, ancora e sempre messo in mezzo. Un ragazzo educato, motivato, dolce, disponibile, Ale. Adorato all'inverosimile dal nostro caro collega Claudio Lippi. Basta metterlo in mezzo, Matri. Basta! Appena ha messo piede al Milan, lui emotivo come pochi altri e affezionato al Milan come pochi altri, è stato affossato. Gli striscioni a San Siro. I dubbi dall'interno sulla scelta di mercato fatta da Galliani e Allegri. Risultato: a Gennaio 2014, Matri va a Firenze chiudendo in lacrime l'armadietto di Milanello. In estate poi lui vuol tornare al Milan, vuole giocarsela in rossonero. Ma con Balotelli e Pazzini prima e con Torres e Pazzini poi, le scelte sono altre. Tre ingaggi alti per tre prime punte non possono starci tutti insieme nel bilancio rossonero. Ale in quel momento non è valorizzato dal mercato, nessuno ci crede davvero. Il Milan pensa al proprio bilancio e condivide l'ingaggio di Matri con il Genoa. Con la speranza che al cinquanta per cento dei costi rossoneri sul suo stipendio segua una ri-valorizzazione di Ale. Così è. Tanto che la Juventus lo chiede a Gennaio a Genoa e Milan. Il Milan pensa al ragazzo, non alle linguacce becere che gli avrebbero poi fatto dalla banda dei quattro, non lo meritano, e lo agevola. Oggi Matri sorride dopo aver pianto e vale molto più di un anno fa. E se l'ambiente di chi vince trasforma un bravo ragazzo che ha realizzato una splendida impresa in un feticcio da usare contro l'avversario, fa un danno a se stesso e alla propria cultura sportiva. L'importante è che il danno non lo faccia ad Alessandro che merita di essere, per la grande Juventus che abbiamo sotto gli occhi, un volto vincente e positivo, non il simbolo negativo di una rivalsa inutile. Contro chi, peraltro, e Matri lo sa, si è comportato come sempre con signorilità pensando in primo luogo al ragazzo. A proposito di Matri. Prendiamo a prestito da twitter un pensiero, ricordando come è stato "accolto" Ale due anni fa, e ci permettiamo di girarlo pari pari ai tifosi rossoneri: "Mi raccomando, cominciate subito ad insultare ogni giocatore che verrà accostato al Milan, il passato recente ha dimostrato che serve".