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Svolta Milan: Fassone e Mirabelli, ecco cosa c'è in agenda. De Laurentiis, squadra e mister in pubblico vanno sempre difesi. Figc, Tavecchio 60%-Abodi 40%. E quell'assalto a Renzo...

Svolta Milan: Fassone e Mirabelli, ecco cosa c'è in agenda. De Laurentiis, squadra e mister in pubblico vanno sempre difesi. Figc, Tavecchio 60%-Abodi 40%. E quell'assalto a Renzo...
lunedì 20 febbraio 2017, 11:582017
di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb

Il calcio è strano e per questo ci piace così tanto. Zeman torna a Pescara e in un colpo solo consente di festeggiare il primo successo sul campo agli abruzzesi e fa più gol lui in 90 minuti che Oddo in un girone e mezzo. Il Torino è durato 3 mesi poi Sinisa si è squagliato come già gli è capitato in altre stagioni. L'Atalanta continua a sognare l'Europa, l'Inter vince anche quando non brilla e sono segnali ottimi, mentre il Milan sta per fare la storia. Se ci fate caso, Fassone e Mirabelli in questi mesi hanno già girato più stadi di quanti ne abbia girati Galliani con Maiorino negli ultimi dieci anni. Fare calcio significa andare a vedere le partite, puntare un calciatore e rivederlo tante volte. Preferibilmente dal vivo e non attraverso i dvd. I calciatori vanno scelti e poi si fanno le trattative con gli agenti e non bisogna scegliare un calciatore solo perché appartiene a quella scuderia. Il Milan potrà tornare a sognare ma - come accade a tutti - prepariamoci al prossimo anno in cui i rossoneri faranno fatica. Vi spiego, non è una gufata. Al primo anno si commettono sempre errori di inesperienza. Marotta e Paratici alla Juve partirono male, i Pozzo retrocessero in B ad Udine e De Laurentiis a Napoli, al primo anno, perse la promozione in B ai play off. Fassone e Mirabelli stanno seminando e, dietro le quinte, hanno già lavorato bene; ma che facciano i fenomeni al primo anno sarebbe da escludere. Allora ci saranno le voci che vorranno di nuovo anche il peggior Berlusconi ma chi sono "'sti cinesi" e a Fassone e Mirabelli la cosa più carica che diranno sarà "tornatevene all'Inter". Bene, se il Milan sarà capace di capire che il prossimo anno si getteranno le basi per un gran futuro, allora i rossoneri torneranno davvero ad essere grandi. Il nuovo management del Milan sa benissimo a cosa va incontro e conosce bene anche gli schemi. La stampa radicata non sarà mai tenera con il nuovo Milan. 31 anni di rapporti non si cancellano con un closing. Le ombre di Milanello non saranno solo quelle dove non batte il sole sotto gli alberi e per creare un sistema vincente c'è bisogno di tempo. Detto questo, il tifoso deve essere contento di avere finalmente una dirigenza che si fa trovare su tutti i campi di Italia e di Europa per fare scouting vero e puro. Ma soprattutto dirigenti che non puntano più ai soli scarti ma anche a big potenziali fenomeni. Il Milan volterà pagina e non dovrà farlo preso dalla fretta. I bambini non nascono e sanno subito correre. Impari a camminare, cadi, ti rialzi e torni a camminare. Mirabelli ripartirà da Montella anche perché quest'anno con tre figurine e due Primavera ha ottenuto grandi risultati, fin dove ha potuto. Il tifoso torna a sognare perché Keita, Bernardeschi, Aubameyang sono calciatori che possono far sperare in un futuro roseo. Questo Milan deve ripartire da Donnarumma, Romagnoli, Locatelli (ancora non pronto per essere titolare inamovibile), Suso e Bonaventura (buon prospetto ma non il pezzo forte del progetto). Mezzi calciatori non servono. E in questo Milan ce ne sono tanti.
Torniamo indietro anche se sono passati un po' di giorni. De Laurentiis, a Madrid, ha perso una buona occasione per stare zitto. Al Bernabeu sarebbe dovuta essere la festa della sua gestione napoletana e, invece, lui stesso l'ha rovinata. Attaccare a caldo il suo allenatore e tutti i suoi calciatori, meno uno, non è un gesto da vero Presidente e da vero leader. De Laurentiis pubblicamente può fare sceneggiate e baldoria se porta dei vantaggi alla sua squadra e alla sua società ma non può a livello mondiale, nel tempio del calcio, attaccare così Sarri e i suoi ragazzi. Volendo anche ammettere che abbia ragione, e non ce l'ha, il giorno dopo si chiude nello spogliatoio di Castelvolturno e fa volare le sedie. Gli arbitri si attaccano in pubblico perché c'è un obiettivo per la gara successiva, ma se devi dire qualcosa al tuo allenatore non la dici in televisione. De Laurentiis, mercoledì, ha fatto del male a se stesso e alla società che gestisce con sapienza e intelligenza. Poi invoca il silenzio stampa quando l'unico che dovrebbe stare zitto invece può continuare a parlare con chiunque.

Siamo dalla parte di Sarri che ha fatto un miracolo ma anche dalla parte della squadra che a Madrid ha perso conservando la dignità e tenendo alto il nome di Napoli. Altri club, anche più ricchi in Europa, avrebbero fatto figure più brutte al cospetto dei"Santi". Se poi De Laurentiis, prossimo anno, vuole andare a vincere a Madrid allora al posto di guadagnarli 95 milioni, li spenda. Non entriamo neanche nel merito della follia di far entrare Maradona nello spogliatoio pochi minuti prima della gara. In quegli attimi, nello spogliatoio, non deve entrare nessuno. Neanche De Laurentiis. Figuriamoci Maradona che tutto è fatta eccezione di un mental coach. Maradona è stato il dio del pallone quando giocava e gli riconosciamo che nessuno ci ha fatto esaltare come lui, ma questo Maradona al Napoli non serve a nulla, se non a fare il giro dei musei. Non è un esempio da portare in giro e da mostrare ai ragazzini, non merita di rappresentare la società di De Laurentiis e figuriamoci se può parlare alla squadra negli spogliatoi di Madrid come fosse lui l'allenatore. De Laurentiis pensi a queste cose serie, piuttosto che a screditare pubblicamente il suo gruppo di lavoro.
In chiusura, aggiornamenti in vista del voto federale del 6 marzo, che potrebbe cambiare il calcio italiano. La scorsa settimana ci siamo espressi abbastanza chiaramente, oggi proviamo a fare cronaca e a dare qualche giudizio. Prima analisi: Carlo Tavecchio è in vantaggio, ad oggi, e ha un margine importante sul duellante, Andrea Abodi. Tavecchio ha gran parte della A ma non tutta, ha la Lega Nazionale Dilettanti, il 10% degli allenatori e qualche pezzettino importante che rischia di aumentare della Lega di B. Abodi può contare sulla Lega di B ma non tutta, appunto, sulla forte spinta di Gravina e Ghirelli in Lega Pro, lo sostengono i calciatori mentre il 2% degli arbitri potrebbe, e sarebbe giusto così, restare un voto bianco, considerata l'imparzialità a cui dovrebbero-dovrebbero-dovrebbero attenersi gli arbitri. Sempre e non solo in caso di elezioni federali. Tavecchio in questi due anni ha lavorato bene. Politicamente e strategicamente. Solo a livello di comunicazione non ha saputo gestire la sua immagine e, infatti, se chiedi oggi di Tavecchio ad un tifoso medio ti risponde in maniera negativa. Al contrario Abodi invece, da sempre, si "vende" meglio ma per questa corsa federale è partito troppo tardi. Come detto in privato ribadisco in pubblico. Abodi non si sarebbe neanche dovuto candidare a Presidente della Figc per queste ragioni: si è candidato in notevole ritardo, si è candidato pochi giorni dopo essere stato eletto per la terza volta dalla Lega di B, si oppone a Tavecchio al quale aveva dato in precedenza il suo appoggio e a meno di un mese dalle votazioni non ha neanche un programma elettorale. La sua candidatura è ambizione personale (giusta e sacrosanta) ma non una linea politica diversa da Tavecchio. Apprezziamo Gravina che, invece, la battaglia la fa sulla politica e sulle idee. La soluzione migliore per tutti sarebbe stata Tavecchio alla Federazione e Abodi alla Lega di serie A. Tutti felici e contenti. Tavecchio ha un vantaggio importante e anche chi prima lo contestava oggi lo sostiene, perché in due anni ha lavorato tanto e bene. Anche se spesso in silenzio, proprio per quei difetti di comunicazione che tutti gli riconosciamo. Ha allacciato ottimi rapporti con la politica estera - e oggi cambiare l'interlocutore sarebbe un disastro per l'Italia - così come ha mantenuto le promesse sull'aumento dei centri federali. Da 20 a 200 molto presto. Questa è la grande vittoria. Tutti parliamo di strutture, poi troviamo un Presidente che fa i fatti e lo contestiamo? Renzo Ulivieri ha deciso di sostenere Tavecchio proprio per questo motivo. L'AIC attacca Ulivieri ma dovrebbe essere Ulivieri ad attaccare l'AIC. Ulivieri rappresenta gli allenatori e se grazie a Tavecchio e ai suoi futuri 200 centri federali (oggi ne inaugura 10) gli allenatori lavorano di più e meglio perché dovrebbe negare il voto? Nel prossimo mandato Tavecchio dovrà lavorare ancora tanto e sistemare i rapporti tra le Leghe, creare le squadre B, aumentare e migliorare le strutture, sistemare completamente la sua vecchia Lega Nazionale Dilettanti consentendo i prestiti dai professionisti alla D e aumentare il livello degli arbitri, sempre più scarsi e inadeguati. Dare visibilità ad un mondo interessante ma, ormai, al buio da tanto tempo. Abodi sfiderà Tavecchio per la poltrona più importante del calcio italiano ma, in questo momento, servirebbe buon senso da parte di tutti per far sì che il pallone continui a rotolare...