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Thiago Motta, De Zerbi e Xabi Alonso sono il calcio del futuro dove vincere non è l'unica cosa che conta. Idee, programmazione, spettacolo, bellezza: chi li prende fa il vero affare

Thiago Motta, De Zerbi e Xabi Alonso sono il calcio del futuro dove vincere non è l'unica cosa che conta. Idee, programmazione, spettacolo, bellezza: chi li prende fa il vero affareTUTTO mercato WEB
venerdì 16 febbraio 2024, 16:10Editoriale
di Marco Conterio
Conduttore su Radio Sportiva, in RAI con 90° Minuto e Calcio Totale, è uomo mercato ed editorialista di Tuttomercatoweb

Se è vero come è vero che anche l'occhio vuole la sua parte nella vita, allora il Bologna di Thiago Motta, il Brighton di Roberto De Zerbi e il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso sono tre bellezze naturali che meritano di essere ammirate in ogni suo aspetto e sfaccettatura. Vincere è l'unica cosa che conta è una frase di Giampiero Boniperti alla quale è stato attribuito nella storia e negli anni il segno sbagliato. Come se nella memoria restasse solo l'almanacco e non anche la sensazione di esser davanti a qualcosa di mai visto prima, di unico, di irripetibile, oppure di nuovo, di armonico, di celestiale. Vincere come unico scopo, e poco importa se poi alla fine conta solo l'Oscar, mica il film che è un mattone sull'animo e sui cuori degli spettatori. Il calcio è diventato uno spettacolo sempre più commerciale, sempre più un prodotto globale, che deve non solo soddisfare i palati di chi quella squadra la tifa e supporta, ma pure diventare un marchio riconoscibile, esportabile, godibile da parte di tutti. Tra una squadra che gioca bene e vince, e una che gioca male e vince, l'appassionato sceglie sempre la prima. E lo fa comunque, nella speranza che grazie a quella bellezza raggiunga la vittoria.

Vincere non è l'unica cosa che conta
Così Thiago Motta, De Zerbi e Xabi Alonso sono l'esatto manifesto di questa via. Lo studio, maniacale, del dettaglio, dello schema, della strategia. Il Bologna visto contro la Fiorentina è una macchina quasi perfetta. Budget inferiore, monte ingaggi inferiore, spese inferiori, eppure sembrava una grande contro una piccola, al Dall'Ara. Giocatori pescati in giro per il Mondo, rilanciati, mica prime firme e primi violini. Il Brighton è diventato un caso di studio e se De Zerbi lo seguono e vogliono tutte le grandi d'Europa, sarà solo questione di tempo prima che salga a bordo del vascello giusto, non è un caso. Eppure non sta vincendo. Eppure non ha la bacheca piena, anzi. Neppure l'ha ancora comprata. Sono folli a Liverpool, a Barcellona, al Chelsea, e in tutte le altre piazze dove sono pronti a consegnargli le chiavi del progetto? Lo stesso dicasi per l'imberbe Xabi Alonso, lui sì che tramite questa bellezza, questo calcio del futuro, è ora in testa alla Bundesliga. Bologna, Brighton e Leverkusen, tre piazze non certo centrali nella storia del pallone che però grazie a idee, programmazione, spettacolo e bellezza hanno issato le bandiere al cielo. Facendo quello che ogni squadra avrebbe potuto fare ma che invece non è stata capace, più grande o piccola che fosse.

Dirigenti da capolavoro: gli uomini manifesto
Hanno dei giocatori manifesto, poi. Dei talenti che rappresentano al meglio il loro progetto. Il Bologna ha preso Lewis Ferguson in Scozia e rilanciato Joshua Zirkzee dopo anni di inciampi e promesse mancate, per citarne due soltanto. Il Brighton ha preso Karoku Mitoma in Giappone grazie alla partnership con l'IUnion Saint-Gilloise in Belgio e lanciato Evan Ferguson dalle loro giovanili. Il Bayer Leverkusen è andato a prendere Victor Boniface in Belgio e Piero Hincapie al Talleres in Argentina. Avrebbero potuto arrivarci altri? Vero. Però i rispettivi uomini mercato hanno capito che questi, come molti altri, erano funzionali a Xabi Alonso, De Zerbi e Thiago Motta, al contesto squadra, città, spogliatoio, e che potevano rendere al meglio. Come sempre: chiunque è capace di vedere un buon giocatore. E' difficile capire dove e come poterlo inserire al meglio, momento e squadra. Lì sta la capacità del grande direttore, lì sta la qualità dell'ottimo allenatore. Per questo non abbiano fretta, tutti e tre. Sono il futuro. Non affrettino i tempi e non scelgano il prossimo step senza pensare al contesto perfetto per portare il loro manifesto di bellezza nel mondo. E' solo l'inizio. Poi arriveranno anche i trofei, così vincere sarà l'altra cosa, inevitabile.

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