Una settimana da Kalinic. La Juventus chiude il mercato, la Roma lo apre, il Milan con Deulofeu aspetta Gomez dall'anno prossimo. Serie A più divertente: sarebbe meglio ridistribuire i proventi televisivi
Non mi capita molto spesso di parlare bene della mia categoria professionale. Anche perché è in continuo movimento, c'è chi si ancora a vecchi capisaldi - perché nato con la carta stampata e, più in generale, non digitale - e chi mette zizzania perché pensa di cambiare completamente la deontologia professionale. La grande visibilità che ti dà scrivere, parlare in tv, in radio, è anche una grossa responsabilità. Però voglio spezzare una lancia nei confronti dei colleghi che si fanno il mazzo sul campo, che parlano e che provano ad avere sempre almeno un paio di pezze d'appoggio prima di sparare una notizia. Mi sono anche sentito dire, in questi giorni, che noi giornalisti "teniamo per noi le notizie". Il problema è che alle volte arriviamo semplicemente in ritardo con una conferma e la news è già vecchia: Kalinic che vuole rimanere succede in un secondo ed è già passato, perché poi arriva il procuratore a Milano e via danzando. Ci sono alcuni dati oggettivi, inoppugnabili. E altri che necessitano di conferma e non sempre puoi trovare il contatto giusto nel giro di mezzo minuto. Questo panegirico è per dire che è pure giusto sparare su chi ha scritto "Kalinic si è assolutamente deciso, andrà in Cina" perché rovina la categoria, soprattutto se lo fa da casa. Sbagliato, invece, fare di tutta l'erba un fascio, su chi - almeno sulle sensazioni - prova a dare percentuali sulla riuscita di un'operazione. Ci sono 3000 procuratori in Italia dopo la deregulation, chi fa le operazioni non ha sempre voglia di parlarne o di cantare, la notizia arriva di traverso o perché ti rimbalza addosso. E poi siamo in un grande gioco, anche noi che parliamo di trasferimenti.
La realtà è che di incontri ce ne sono stati parecchi. Corvino che tenta di capire le offerte - che non è mai arrivata, l'intenzione era quella di trovare l'accordo con Kalinic e poi, eventualmente, trattare con la Fiorentina - Ramadani che entra sulla terrazza del ME per cercare Davide Lippi, il quale arriva poco dopo e parla con Giuseppe Riso, una sensazione (e una distensione) che potesse finire con una fumata bianca. La corsa - che anche il web impone, ma anche le all news - alla notizia poi fa prendere la mano a chi, nei luoghi del calciomercato, non c'è. L'affidabilità e l'integrità è necessaria: poi si può sbagliare, l'importante è essere in buona fede e non mentire sapendo di farlo. Detto questo Kalinic andrà in Premier League in estate, con buona pace di tutti.
Così ringraziamo la Fiorentina e Fabio Cannavaro per avere movimentato una settimana quasi morta, dopo l'approdo di Gagliardini all'Inter, quello di Pavoletti al Napoli, di Orsolini alla Juventus. Ecco, i bianconeri hanno chiuso il proprio mercato in entrata dopo l'arrivo del calciatore dell'Ascoli, che in realtà non è un acquisto reale perché arriverà a giugno. Patrice Evra sta puntando i piedi per andarsene, la Juventus crede che Asamoah e Mattiello siano alternative sufficienti ad Alex Sandro. Tolisso è un obiettivo, ma anche lui sembra che possa arrivare solamente in estate. Colpi di coda esclusi, ma sembra davvero molto complicato. Chi deve operare è la Roma, che vorrebbe a tutti i costi Defrel (un principio di accordo con il giocatore c'è, con il club no) ma è una strada in salita. E il Milan? Tre giorni a casa Milan ad aspettare Galliani all'uscita per capire, finalmente, che venerdì era il giorno giusto. Fa niente se il tweet fa arrabbiare l'Everton perché mancavano ancora le visite mediche, ma sono solamente dettagli da social media manager. Forse. In compenso per giugno la prenotazione per Alejandro Gomez appare netta, magari inserendo contropartite tecniche gradite a Gasperini... a meno di colpi di scena incredibile per Kessie.
Chiudiamo con le difficoltà delle ultime tre: al netto degli errori del Palermo, Crotone e Pescara fatturano troppo poco per avere grandi possibilità di salvezza. Un colpo sbagliato e si va a picco, così quasi sempre scendono almeno due neopromosse. Rimane il fatto che, almeno rispetto alla Premier League, il nostro campionato abbia un grosso problema nei diritti televisivi. Il brand delle piccole è troppo debole, un Juventus-Empoli non vale uno Stoke City-Middlesbrough. E non lo varrà mai se dovessero continuare a esserci certe differenze economiche.