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esclusiva

Honved, Rossi: "Felice qui, un altro mondo rispetto a noi"

ESCLUSIVA TMW - Honved, Rossi: "Felice qui, un altro mondo rispetto a noi" TUTTO mercato WEB
© foto di Francesco De Cicco/TuttoLegaPro.com
lunedì 8 luglio 2013, 07:052013
di Stefano Sica

Budapest solo andata. Con ritorno a data da destinarsi. Nessuna nostalgia dell'Italia ma tanta voglia di imporsi fuori. Un po' per gli impulsi di uno spirito libero, un po' per l'arretratezza politico-culturale di un Paese che espelle le migliori risorse costringendole ad emigrare. Non solo nel calcio. Ma si sa che l'appetito vien mangiando e, dopo un inaspettato terzo posto, tentare di ripetersi è d'obbligo. Anche se difficile. Intanto, per il trainer dell'Honved, Marco Rossi, è arrivata la prima soddisfazione stagionale in Europa League: 4-1 in trasferta ai montenegrini del Niksic e passaggio al secondo turno di qualificazione già ipotecato, in attesa del ritorno giovedì 11. "E' stata una gara senza storia, che abbiamo dominato in lungo e in largo - premette il tecnico torinese -. Siamo andati in svantaggio immeritatamente e, prima di pareggiare, abbiamo sfiorato altre 4-5 volte il gol. Poi sono uscite delle insinuazioni che non mi sono piaciute e sulle quali voglio chiarire".

Ci spieghi.
"Su un noto quotidiano sportivo nazionale italiano si è scritto che sulla nostra vittoria era confluito un flusso anomalo di scommesse tra primo e secondo tempo. Si è gettata un'ombra inaccettabile sul nostro successo. Noi vincevamo già 2-1 alla fine della prima frazione. E chi stava vedendo il match si è accorto che era a senso unico. Insomma, dopo i primi 45' l'esito era già scontato. Sarebbe stato fin troppo facile puntare sula nostra vittoria e non capisco che senso abbiano queste supposizioni. Tra l'altro lo stesso quotidiano aveva scritto che il Gyor, vincitore dell'ultimo campionato, non avrebbe partecipato all'imminente Champions League per un'esclusione della Uefa che invece non riguarda la prossima stagione. Troppe inesattezze. Ed è un peccato che un campionato come quello ungherese sia così sottostimato in Italia. Di noi si parla poco, altri campionati, come quello inglese, francese, spagnolo o tedesco, hanno più risalti e titoloni".

Il terzo posto dell'ultima annata sa quasi di miracoloso.
"E' stato un risultato straordinario, il migliore dell'Honved dopo 19 anni. Merito chiaramente di tutti per questo grande traguardo che, francamente, nessuno di noi si aspettava. Abbiamo disputato un campionato con l'età media più bassa, intorno ai 23 anni, e con un budget tra i più limitati. La nostra società ha parametri chiari: il tetto ingaggi è a 40mila euro. Se ci confermassimo sarebbe un autentico miracolo".

E cosa ha chiesto alla società per far sì che questo accada?
"Vorrei un elemento che giocasse tra le linee per darmi anche una variante tattica. Io sto utilizzando il 4-3-3 e con un giocatore così potrei avere più scelte. Magari potrei adottare un 4-2-3-1. Poi è chiaro che, se dovesse andar via qualcuno, dovremo rimpiazzarlo".

Sul mercato come vi siete mossi?
"Intanto abbiamo perso Lanzafame e Martinez che era in scadenza ed è andato al Gyor. Abbiamo acquisito Testardi e Andrea Mancini e davanti ci sono elementi bravissimi come Gergely Bobal, che fra poco compierà 18 anni, e Souleymane Diaby. Ecco, vorrei un giocatore che avesse le stesse caratteristiche di Lanzafame. L'importante è che venga chi ha fame e voglia di mettersi in discussione. Voglio lo spirito e la motivazione giusta. Non mi interessano giocatori che pensino di venire a fare una passeggiata sottovalutando questo campionato con supponenza. Accettare la nostra proposta adesso è un onore visto che possiamo fornire anche un'importante vetrina europea".

Quando inizierà la NB1?
"A fine luglio".

E la risposta del vostro pubblico come è stata?
"Abbiamo avuto una media di 4000 spettatori a gara. Con i derby c'era ovviamente il pienone. Alcune squadre hanno avuto un pubblico davvero imponente, come Ferencvaros, Ujpest e DVTK".

E con l'apprendimento dell'ungherese come va?
"E' una lingua troppo ostica. Pensi che l'alfabeto è composto da 42 lettere. Io per ora mi esprimo in inglese e spagnolo".

Di tornare in Italia non ci pensa proprio?
"Tornerei solo con un progetto serio e con gente affidabile. Non sono certo Mourinho o Ancelotti, ma fa male vedere che in Italia talvolta ci si affida a chi ha fatto male in precedenza, mentre qualcuno che merita non ha chance. In Italia è così: bisogna avere relazioni di un certo tipo e credo che nel calcio questa impostazione malsana riguardi la maggioranza di chi lavora a fronte di una minoranza che è nel giro davvero per meriti propri. Per non parlare del fenomeno degli allenatori sponsorizzati, dei papà che pagano addetti ai lavori per far giocare i figli ed altre cattive abitudini".

Ma nei suoi progetti c'è anche un'esperienza in qualche altro paese?
"Certo, la prenderei in considerazione. Intanto sono contento di stare qui e l'intesa con Cordella è ottima. Sono l'unico allenatore italiano in Ungheria. La mia scelta la feci tanto tempo fa: dovevo andare altrove per rilanciarmi. Il calcio per me è un lavoro e, se volevo continuare a considerarlo tale, dovevo emigrare. Alleno da 10 anni e in Italia ho fatto cinque campionati di C1, uno di C2 e uno di D. Ma le ultime esperienze lì non sono state positive. A Scafati e a Cava mi sono imbattuto in difficoltà di tutti i tipi, a partire dall'aspetto economico. Al "Simonetta Lamberti", ai miei tempi, non c'era neanche un giardiniere, con un terreno di gioco abbandonato. E a Cava c'erano pressioni fortissime nonostante non riuscissero ad onorare gli impegni. In Ungheria gli stipendi non sono eccelsi, ma vengono pagati regolarmente. Un altro mondo. E qui adesso sto una favola".

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