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CONSAPEVOLEZZA DEI PROPRI LIMITI E UNITÀ DI INTENTI: COSA SI PORTA DIETRO LA FIORENTINA DA PLZEN
venerdì 12 aprile 2024, 00:00Notizie di FV
di Alessandro Di Nardo
per Firenzeviola.it
fonte da Plzen - A. Di Nardo

CONSAPEVOLEZZA DEI PROPRI LIMITI E UNITÀ DI INTENTI: COSA SI PORTA DIETRO LA FIORENTINA DA PLZEN

La Fiorentina esce dalla Doosan Arena consapevole di essere questo, poco di più. Una formazione capace di fare due tiri in porta in novantasette minuti contro la terza del campionato ceco; una squadra che davanti pende dalle giocate (poche) di un attaccante capace di farsi mettere la museruola anche Hejda (non proprio Bremer). 

CONSAPEVOLEZZA - Il viaggio in Boemia occidentale porta quantomeno la presa di coscenza dei limiti di gruppo e individuali. L'ha capito Vincenzo Italiano, che nel post-partita ha spinto tanto sulla scarsa prova degli attaccanti: "Non ci sono altre soluzioni. Dobbiamo fare meglio nelle situazioni che abbiamo avuto anche oggi" -  un virgolettato che suona sinistramente simile al "Siamo questi" pronunciato dopo la partita del Milan e sa di segnale di resa, almeno per quanto riguarda il valore assoluto di un gruppo parso per larghi tratti di gara (nonostante ancora una volta una percentuale di possesso palla bulgaro, 73% per i viola) allo stesso livello di una formazione in piena emergenza, con sette assenze e soli tre calciatori di movimento della prima squadra in panchina. 

LIMITI OFFENSIVI - Una gara in cui nessun viola ha commesso errori clamorosi, né sotto porta né davanti, rende ancor più evidente il valore assoluto della rosa a disposizione di Italiano. Dicevamo degli attaccanti, o dell'attaccante. Quello evaporato a Plzen come a Torino, un Andrea Belotti che da quando è a Firenze viaggia a una media gol da onesto terzino di spinta (una rete in tredici gare, quasi tutte giocate da titolare): il raggio rivelatore di Plzen ha colpito anche lui, anche oggi volenteroso nell'abbassarsi e battagliare sulla linea della trequarti sugli impossessati difensori di casa, ma molto lontano dal concetto di prima punta, quanto meno col pallone tra i piedi. I limiti di Belotti si specchiano con quelli di un parco attaccanti, in generale, che non arriva in doppia cifra sommando le reti dei tre presunti centravanti (con Belotti e Nzola ci mettiamo anche Kouame, provato per disperazione prima punta con la Juve).

L'APPOGGIO DEL TIFO - Non rassegnazione, ma consapevolezza. Anche da parte dei tifosi, che a fine partita hanno incitato per diversi minuti la squadra, passata a salutare gli oltre 600 viola che hanno colorato (e anche un po' disturbato, basti vedere l'interruzione della gara per lancio di fumogeni, uno dei pochi highlights della notte) la spedizione ceca. Un abbraccio che significa molto. "Noi ci siamo, nonostante tutto" hanno urlato i presenti in Cechia. Nessun mugugno, almeno al triplice fischio e fuori dalla rete (dove fioccano critiche a giocagofi e allenatore) solo unità di intenti. Servirà nel finale di stagione. Il messaggio di speranza arriva da loro (e dalla buona prova di Dodò, la prima intera dopo l'infortunio di settembre). Perché se si accettano i propri limiti, si può anche esser contenti per uno 0-0 fuoricasa col Viktoria Plzen.