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IL GENOA CHE NON TI ASPETTI, MAI COSI' PADRONE DEL CAMPOTUTTO mercato WEB
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martedì 30 aprile 2024, 10:08News
di Radazione Genoa News 1893
per Genoanews1893.it

IL GENOA CHE NON TI ASPETTI, MAI COSI' PADRONE DEL CAMPO

La gara che non t'aspetti. Si pensava ad un Cagliari scatenato dopo i tre exploits consecutivi contro le “big” e si temeva un Grifone svuotato di stimoli e di energie ed invece il posticipo marassino si è trasformato per i padroni di casa in una passeggiata di salute o, per restare nel linguaggio sportivo, in un placido allenamento, neppure a ritmi sostenuti.

Francamente, discernere tra i meriti del Grifo e i limiti contingenti degli isolani è materia troppo sofisticata. Fermiamoci a parlare di un assoluto monologo dei padroni di casa, dal primo al 93', come se tra le due squadre corressero tre categorie di differenza.

Di sicuro il Genoa non poteva festeggiare meglio l'aritmetica salvezza maturata – combinazioni alla mano – ancor prima di scendere in campo. Il popolo pretendeva una prova dignitosa dopo le ultime recite casalinghe da dimenticare ed è uscito dal Ferraris ebbro di gioia e appagato sotto ogni aspetto. Raramente, forse mai, nel corso del campionato si è visto un Grifo così autoritario e dominatore persino a centrocampo, la zona solitamente più critica. Badelj e compagni hanno disposto a piacimento degli avversari manovrando senza opposizione, con una disinvoltura ammirevole, ma anche i difensori hanno furoreggiato, nella loro e nell'altrui area.

Stavolta, la classe operaia è andata in paradiso. Magnifico il primo sigillo, che si deve a Morten Thorsby, abituale riserva. I suoi piedi sono plebei, ma il colpo di testa è regale, preceduto da elevazioni impareggiabili e portato a termine con una precisione ed un’efficacia uniche. Nella circostanza, su cross di Sabelli, il norvegese è salito... al terzo piano e h inzuccato di potenza e precisione, centrando l'angolo più lontano: prodezza balistica.

Dieci minuti più tardi, ecco salire sul proscenio il faticatore principe, l'altro Morten, che di cognome fa Frendrup, il cui piattone calibrato ha spedito il cuoio proprio all'incrocio: altri scroscianti applausi.

Mancava all'appello l'ennesima chicca del fantasista principe, giunta regolarmente a ripresa inoltrata: chi se non Gudmundsson poteva sfruttare un rimpallo favorevole per incuneare con nonchalance il pallone alla radice dal palo alla sinistra di Scuffet? L'islandese è questo: nel corso della gara avrà toccato sé e no una decina di palloni, ma senza sprecarne uno.

In compenso – e si tratta della sola nota stonata in questa magistrale sinfonia genoana – Retegui, attesissimo al varco, è incappato in una serata da incubi. In un tentativo fuori bersaglio nel primo tempo si racchiude tutta la sua prestazione altamente insufficiente, contrassegnata da errori di ogni tipo nel disimpegno e zero o quasi palloni trattenuti. A cosa addebitare questa sua impasse? Ad una forma scadente o allo stress di dover difendere ad ogni costo la maglia azzurra dall'assalto di Scamacca? Francamente, il centravanti è parso impresentabile.

Per il resto, voti altissimi non solo per i cannonieri. Da incorniciare l'esibizione di De Winter, impeccabile come difensore e due volte vicinissimo al gol, ma pure Sabelli, Martin, il consueto Vasquez e il discusso Vogliacco, stavolta diligente e concentrato, si sono distinti e Badelj, che non forse non ricorda di aver mai goduto di così tanta libertà, ha distillato sagacia tattica a profusione.

Così, senza neppur faticare, i rossoblù di Liguria sono saliti a quota 42, la meta stagionale fissata da Alberto Gilardino: sembrava utopia pura ed invece è stata raggiunta con quattro turni di anticipo e strameritatamente. E il Monza è lì, a due soli punti di distanza: non manca il tempo per agguantarlo e mettere la freccia.

                                        PIERLUIGI GAMBINO