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Il caso Balotelli: ecco i mandanti. In questo "giallo" il Milan non c'entra

Il caso Balotelli: ecco i mandanti.  In questo "giallo" il Milan non c'entra
martedì 27 aprile 2010, 00:002010
di Pierpaolo Marino
Il caso Balotelli: ecco i mandanti. In questo "giallo" il Milan non c'entra

Tanto tuonò che piovve! Il caso Balotelli, dopo le tante avvisaglie cominciate mesi fa e tamponate a fatica, grazie alla pazienza di Moratti e di Mourinho, ma anche alla benevolenza e professionalità dei leaders storici dello spogliatoio interista, la scorsa settimana, è esploso così fragorosamente, da travolgere tutto e tutti.
Perfino un presidente sempre misurato ed affettuoso nei suoi interventi, nella gestione dei calciatori, come Massimo Moratti, prima della partita con l'Atalanta, ha dovuto travestirsi da arbitro severo ed espellere, in modo clamoroso, SuperMario dal ritiro. La domanda che sorge spontanea è: come può un così giovane calciatore, anche se dotato di "tonnellate" di muscoli ed ineguagliabile prospettico talento calcistico, aver istericamente generato questo caos, nel momento più delicato della stagione dell'Inter?
Ai primi segnali di malessere nel rapporto, concretizzatisi con l'esibizione canora di Balotelli ad Appiano Gentile, sulle note dell'inno del Milan e proseguiti, indossando la maglia rossonera, per la gioia delle telecamere di "Striscia", molti critici, superficiali e benevoli, avevano ingenuamente giustificato l'attaccante, sottolineandone un improbabile ed inimitabile spirito goliardico.
Oggi, però, il violento ed offensivo comportamento tenuto dal giovane "gigante" nerazzurro durante ed al termine della favolosa partita dell'Inter con il Barcellona, impone delle riflessioni più serie ed approfondite, su un caso che potrebbe, purtroppo, assumere i contorni di un vero e proprio giallo.
Possono la spontanea esuberanza giovanile, lo spirito goliardico ed una inesauribile vena naif, giustificare dei comportamenti così clamorosi e ripetuti, da somigliare ad un crescendo "rossiniano"?
Rispondere affermativamente, sarebbe offensivo per il proprio quoziente intellettivo.
Può essere soltanto casuale, negli ultimi tempi, la costante apparizione, al fianco di Balotelli, di un agente freddo ed intraprendente come Mino Raiola, il Re delle più ricche transazioni di mercato internazionale?
Anche a questa domanda, l'esperienza, sicuramente, ci impedisce di rispondere affermativamente.
Ma, l'ulteriore quesito che sorge spontaneo, è il seguente:
chi è il vero regista di questa telenovela che si tinge sempre più di giallo?
Sono sicuro che non è il Milan, che sta alimentando questa possibile e, altrimenti, incomprensibile strategia di "rottura" di Balotelli nei confronti dell'Inter. Il tutto tenderebbe a determinare le condizioni per un trasferimento del calciatore ed al prezzo più modico possibile.
Individuare nel club di Berlusconi e Galliani il possibile colpevole, sarebbe oltremodo ingenuo e di certo ci si sbaglierebbe. Così come accade all'inizio di un film, quando si è portati ad individuare l'assassino nella persona più sospetta, salvo essere smentiti dalla sorpresa finale. Comunque, non sono questi i metodi del club rossonero.


Allora, chi possono essere i possibili mandanti? Sicuramente, risiedono all'estero. Probabilmente in Inghilterra, tenuto conto che l'Arsenal ed il Manchester City spesso amano muoversi sui giovani calciatori italiani in modo poco elegante. Ma è credibile pure che le "menti" di questo complotto possano risiedere in Spagna, dove i due più grandi club (Barcellona e Real Madrid), lo scorso anno, hanno già speso in Italia valanghe di milioni, con ritorni non sempre adeguati. Magari, quest'anno, vogliono fare la spesa a prezzi più modici ed acquisendo la "meglio gioventù".
Tutta questa triste e grottesca vicenda, comunque vada a finire, impone una riflessione profonda su come sia ormai diventato troppo fragile e carente il rapporto contrattuale professionistico tra le società ed i calciatori. I club sono ormai in chiara posizione di inferiorità e non hanno alcuna arma legale per difendersi. Il fantasma della causa per mobbing è sempre dietro l'angolo. Questo tipo di rivendicazione è quella preferita dai manager per ottenere più velocemente lo scopo del calciatore, quello di svincolarsi e, magari, ricevere anche un lauto indennizzo.
I rappresentanti dei calciatori, sfruttano così alcuni aspetti della tutela legale prevista dal rapporto di dipendenza di un qualsiasi lavoratore subordinato, che viene fatto oggetto di vessazioni da parte del datore di lavoro. Secondo voi, è davvero il calciatore un semplice "dipendente", così come sancisce la legge 91 all'articolo 1?
Riflettete gente, riflettete...