Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre alessandriaascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Lukaku, altro che Adebayor...

Lukaku, altro che Adebayor...
mercoledì 14 ottobre 2009, 00:002009
di Gianluigi Longari
E' una rubrica in cui vengono presentate le migliori realtà del calcio giovanile di ogni angolo del Mondo. Appuntamento settimanale.

Non ci provate. La tentazione di assimilare un giovane talento ad un suo più illustre collega solo perché ruolo e conformazioni fisiche coincidono può essere forte, è risaputo, ma vi basterà osservare qualche minuto di Romelu Lukaku per rendervi conto che il nostro non ha alcun bisogno di un paragone con l'Adebayor di turno per colpire l'occhio della critica.

Qualora non bastassero le cifre, che vi forniremo più avanti, è opportuno iniziare a snocciolare le prime credenziali di questo belga dalle origini congolesi e dai natali illustri. Già perché Romelu, nasce ad Anversa, il 15 maggio del 1993, e fin dai primissimi anni di età inizia a respirare a pieni polmoni quello che avrebbe rappresentato poi il suo futuro. Il padre Roger, infatti, proprio in quel periodo, sbarcava il lunario correndo dietro ad un pallone, arrivando persino a costruirsi una più che dignitosa carriera in giro per l'Europa: dal Boom di Anversa, al Seraing, al Germinal Ekeren, fino all'esperienza turca con il Gençlerbirlçi.

E fu così che, un po' per ripercorrere le orme paterne, ed un po' perché il calcio è ormai parte integrante di questa famiglia originaria di Kinshasa, che sia il piccolo Romelu, che l'ancor più giovane fratello Jordan iniziarono la loro trafila presso il Rupel Boom nell'Anversa della seconda metà degli anni '90. Ed è quasi da subito che la selezione naturale dei Lukaku inizia a fare la voce grossa. Il piccolo Romelu (solo di età, poiché fin dalle prime apparizioni lo strapotere fisico nei confronti dei pari età è imbarazzante) inizia a farsi valere soprattutto a suon di gol, facendo partire la sua inesorabile ascesa verso il gotha del calcio belga.

Il secondo gradino è con il KFC Wintam, ma è dal suo passaggio alle giovanili del Lierse SK che le cifre cominciano a far trasparire che un talento come quello di Romelu, non è esattamente qualcosa di ordinario su un campo di calcio, specie in quella zona delle Fiandre. Parliamo infatti di qualcosa come 68 presenze condite da medie non registrate che narrano, però, di circa due gol a partita. Tanta roba, troppa per non ingolosire un colosso come l'Anderlecht che all'età di soli tredici anni decide di aggregare il sempre più straripante Lukaku alla propria "Neerpede".

Con i bianco-malva ha il via il processo di sgrezzamento di questa "perla nera", che oltre ad incrementare la propria crescita fisica, affina notevolmente anche l'aspetto tecnico, e ancor di più quello tattico: tanto da trasformarsi in una vera e propria macchina da goal. Sono infatti 121 in sole 88 partite le volte in cui il malcapitato portiere avversario si trova costretto a raccogliere da in fondo alla rete un pallone scagliato da Lukaku. Tre anni con medie da capogiro, fanno sì che il passaggio alla "Primavera" della squadra della capitale, venga anticipato di 4 anni e mezzo, senza peraltro scalfire minimamente l'incidenza realizzativa di questo progetto di fenomeno, che riesce ad andare in rete ben 26 volte in sole 17 partite, nonostante la differenza di età con gli avversari.

Lo scouting, però, non è solo affare belga, ed è così che le imprese del giovane Romelu vengano notate dai manager di alcuni dei più importanti club d'Europa, su tutti il Chelsea, che cercano disperatamente di sottrarre questa macchina da gol alla futura platea del Constant Vanden Stock.
Mens sana in corpore sano. Questo il motto del club di Bruxelles, e questo è ciò che dimostra Romelu, quando grazie anche alla sapiente opera di convincimento del padre, decide di non cedere alle tentazioni della sterlina, per restare fedele al club che prima di tutti aveva dimostrato di credere in lui. Il giorno del suo sedicesimo compleanno, infatti, Lukaku firma con l'Anderlecht un contratto triennale che mette al riparo il club da possibili "scippi" anticipati.

Ed è da qui che l'etichetta di promessa comincia scollarsi dalle grosse spalle di Romelu, per lasciare invece spazio all'inconfondibile marchio del predestinato.
L'esordio con i bianco malva avviene a soli 3 mesi di distanza dalla firma del suo nuovo contratto, il 25 agosto del 2009 e viene bagnato, manco a dirlo, con una fantastica rete di tacco che affonda gli sparring partners dello 'SV Zulte-Waregem. L'ascesa è inesorabile, la prima da titolare in Jupiler League arriva nemmeno un mese dopo, il 20 settembre contro il Gand e nelle partite successive, riesce a trovare il tempo per siglare un paio di reti, entrambe decisive contro il Mouscron ed il Germinal Beerschot.

Per il primo show in Europa League invece, Lukaku attende un avversario d'eccezione: l'Ajax di Amsterdam. Proprio contro i lanceri il repertorio di Romelu viene messo in luce anche al di là dei confini belgi, con una prestazione che è perfetta sintesi delle sue qualità principali. Innanzitutto la velocità, che gli permette di puntare l'uomo con la sicurezza di primeggiare nel duello fisico, e che gli dà dunque maniera di dare prova di un ottimo bagaglio anche a livello tecnico.
In secondo luogo un fiuto del gol davvero impressionante per un ragazzo dalla tanto verde carta di identità; segno evidente che certe caratteristiche sono innate, e che Romelu le possiede tutte. Nonostante non abbia timbrato il cartellino, il baby fenomeno è riuscito a procurarsi praticamente da solo almeno un paio di occasioni limpide per la sua squadra, tanto che da una sua fantastica rovesciata, è poi scaturito il pareggio dei bianco-malva quasi allo scadere.
Ecco come il malcapitato Jan Vertonghen si esprime a fine partita: "Per contro, devo ammettere che Lukaku è troppo forte. Che classe!"

Se a ciò viene abbinato un fisico che recita 192 cm per 95 kg di peso, ed un innato spirito di sacrificio, viene semplice capire perché Ariël Jacobs abbia ormai un dubbio di meno quando deve assegnare le maglie dei titolari.

In conclusione, se qualche squadra ha intenzione di pensare in grande per almeno una quindicina d'anni, il centravanti giusto è questo qui. Un tentativo è d'obbligo.