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Binz, l'erede di Matthaeus

Binz, l'erede di Matthaeus
lunedì 19 maggio 2008, 00:012008
di Germano D'Ambrosio

Nella foto pare un belloccio insegnante di educazione fisica. In realtà questo signore è Manfred Binz, ex difensore del Brescia: sapevate che anche grazie a lui il club lombardo fu promosso in serie A nella stagione 1996/97? Peccato che dopo il salto di categoria per lui si siano spalancate le porte del...baratro. Ecco com'è andata.

Manfred Binz nasce il 22 settembre 1965 a Francoforte sul Meno, ma il suo esordio da calciatore è datato 2 marzo 1985, quando per la prima volta scende in campo con la maglia dell'Eintracht nel match contro il Kaiserslautern. Parte titolare, il diciannovenne centrale, e i suoi vanno sotto di due gol già alla fine del primo tempo: al 59' mister Weise lo toglie dal campo. La sua carriera, tuttavia, non risentirà di questo episodio: Binz conquista a poco a poco sempre più spazio, e nella stagione 1986/87 diviene titolare pressoché inamovibile, togliendosi anche lo sfizio del gol (il 1 novembre contro il Waldhof Mannheim). Nella stagione successiva arriva pure il primo trofeo in bacheca, la Coppa di Germania, in un Eintracht che annovera tra gli altri Lajos Detari (fenomeno al Bologna ma meteora all'Ancona e al Genoa), Andreas Möller (che negli anni 90 farà le fortune della Juventus) e il polacco Wlodzimierz Smolarek (padre di Ebi, visto due estati fa ai Mondiali tedeschi). Binz diviene per tutti Manni der Libero, dal titolo di un telefilm celebre nella Germania di quegli anni, la storia di un giovane calciatore che sogna di diventare una star; nome, ruolo ed età del nostro Manfred rendono assimilabile la fiction con la realtà, nell'immaginario collettivo. E in effetti la sua procede come una favola moderna: all'Eintracht è ormai una bandiera, e a ridosso degli anni 90 rifiuta ripetutamente le avances di ricche e blasonate società. Neanche a dirlo, i tifosi lo venerano. Anche la Nazionale si accorge di lui e il ct Berti Vogts lo convoca per un'amichevole a fine agosto contro il Portogallo, quando per le strade di Germania si sta ancora festeggiando per il Mondiale appena vinto. Sostituisce niente meno che Lothar Matthäus al 53', con i suoi in vantaggio, ma dopo neanche cinque minuti Rui Arquas infila l'1-1. I più attenti sugli spalti comprendono che non è ancora tempo per il passaggio del testimone... Seguono altre otto apparizioni in Nazionale (una anche contro l'Italia, il 25 marzo 1992), condite da un gol contro l'Irlanda del Nord, fino ai nefasti campionati europei in Svezia. Qui il famoso passaggio del testimone si concretizza davvero, perché Binz parte titolare e con un'enorme responsabilità sulle spalle, ovvero sostuituire in campo e nei cuori dei tifosi proprio Matthäus. Molti, a ragione, si dicono scettici. Sarà pure per la tensione del confronto, fatto sta che Manfred infila una papera dietro l'altra: nel match contro l'Olanda, che sancisce l'eliminazione della Germania nella fase a gironi, Vogts è costretto addirittura a toglierlo nel secondo tempo, dopo un micidiale uno-due firmato Rijkaard-Witschge. Sarà quella l'ultima apparizione di Binz in Nazionale. Con l'Eintracht, tuttavia, le cose continuano ad andare per il verso giusto: il club dell'Assia sfiora più volte la vittoria del titolo, in quel periodo, e si qualifica puntualmente per la coppa Uefa. Tutto bene fino alla stagione 1993/94, quando arriva il tecnico Klaus Toppmöller: con Binz e con altri del gruppo non c'è affiatamento, e il club fallisce l'approdo in Europa imbroccando la classica annata storta. Il momentaccio sembra non passare neanche dopo ripetuti cambi di panchina; l'Eintracht è in crisi, e tale situazione perdura per qualche anno. Manfred non si perde d'animo: sa che le sue qualità non possono essere sprecate in un team anonimo, e decide di lasciare Francoforte dopo 12 anni di fedele militanza, circa 349 partite giocate e 26 gol all'attivo. Un bel coraggio, non c'è che dire.

Ad accogliere a braccia aperte il possente libero tedesco, nell'estate del 1996, c'è il Brescia di Luigi Corioni, che pochi mesi prima aveva rischiato addirittura la retrocessione in C1 dalla B a causa di una scellerata gestione targata Lucescu (sostituito poi in corsa con Reja). Binz non si fa problemi a calarsi nella realtà della serie cadetta, anche se la scelta di Brescia può lasciare perplessi: del resto i più esperti nell'analisi dei gemellaggi tra tifoserie sanno bene quanto sia forte il legame tra gli ultras dell'Eintracht e quelli dell'Atalanta, odiati nemici dei bresciani. Ma il buon Manfred, come si vedrà anche in seguito, non è uno che fa caso a queste cose. In ogni caso, l'ex Nazionale tedesco parte da titolare assoluto (e ci mancherebbe altro!) e disputa un'ottima stagione, culminata con la promozione in serie A dei lombardi seppure al termine di un campionato molto equilibrato e combattuto. Binz si riscopre anche discreto goleador: va a segno alla quinta giornata contro il Cesena (1-1), alla sesta di ritorno contro il Cosenza (2-0), e all'ultima di campionato nella festa-promozione contro il Venezia. Una gara memorabile, questa, per il teutonico, che con il suo gol al 44' del primo tempo riporta in vantaggio i suoi dopo il provvisorio pareggio di Ginestra, facendo tirare un bel sospiro di sollievo al Rigamonti (le marcature erano state aperte da un certo Andrea Pirlo!). Il Brescia dunque riconquista la massima serie, e Binz si ritrova ad essere - nonostante la non più giovanissima età - uno dei difensori "da tenere d'occhio" in vista della stagione 1997/1998. Qui, però, qualcosa si incrina. Giuseppe Materazzi sostituisce in panchina Edy Reja dopo una sola giornata di campionato, e il tedesco risente non poco del cambio, riuscendo a trovare pochissimo spazio con il nuovo tecnico. Come se non bastasse subentrano anche alcuni problemi familiari, e così l'avventura italiana di Manfred si spegne proprio quando sembrava che stesse per regalare evoluzioni interessanti. Del resto dalla Germania arriva un'offerta di fronte alla quale difficilmente si può dire di no: quella del Borussia Dortmund, allora Campione d'Europa uscente dopo la vittoria in finale di Champions contro la Juventus. Binz unisce dunque l'utile al dilettevole, e lascia l'Italia nel mese di gennaio del 1998, con il rammarico di non essersi mai potuto mettersi davvero alla prova sul palcoscenico della serie A. Se questo poi sia stato un bene o un male, non è dato saperlo.

Al Borussia Dortmund inizia la parabola discendente della carriera di Manfred Binz. Tornato con i migliori propositi in Bundesliga, il giocatore viene relegato ad un ruolo da comprimario, accumulando soltanto spezzoni di partita in un'annata non certo trascendentale per i gialloneri, che chiudono con un anonimo quarto posto. Di gol, poi, neanche a parlarne. Nella stagione 1999/2000 fa in tempo a disputare una sola partita, quella contro lo Stoccarda del 14 agosto (persa per 2-1), nella quale mette a segno anche un assist per il goal di Salou. Dopodiché viene ceduto in seconda divisione, al Kickers Offenbach, la seconda squadra di Francoforte. Non devono averla presa bene, di certo, i tifosi dell'Eintracht, i quali vedono approdare agli odiati rivali di sempre una delle loro bandiere storiche. Lo sgarbo però viene presto riparato: dopo tre anni con i Kickers - uno in seconda divisione, due nella Lega Regionale - il nostro Manfred si rifugia all'Eintracht nel gennaio 2003 per sparare le ultime cartucce della sua carriera. Tuttavia si tratta solo dell'Eintracht 2, la squadra amateure composta da dilettanti che milita nella Lega Regionale Sud. Il pomeriggio dell'8 giugno 2003 Manni del Libero lascia il campo da gioco per non farvi più ritorno, almeno con gli scarpini ai piedi. Finale commovente? Non proprio, perché Manfred riesce a combinare guai anche a gioco fermo. Nel 2004, infatti, ritorna ancora ai "rivali" del Kickers Offenbach, stavolta in qualità di co-allenatore, ruolo che ricopre tuttora. Ai suoi ordini c'è tale Marco Reich, attaccante: uno che doveva essere l'erede di Bierhoff nella Nazionale tedesca e invece si è ritrovato in serie B, a trent'anni, dopo aver segnato solo 9 gol in 100 partite tra Werder Brema, Derby County e Crystal Palace, dal 2002 ad oggi. Credevate forse che in Germania non esistessero le meteore?