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Zeigbo, il nigeriano di vetro

Zeigbo, il nigeriano di vetro
lunedì 7 luglio 2008, 00:002008
di Germano D'Ambrosio

Ricordate la storia di Eli Louhenapessy, che dalle giovanili dell'Ajax finì a calcare i campi della provincia friulana? Quella del centravanti nigeriano Kenneth Zeigbo, meteora del Venezia di Zamparini, la ricorda molto da vicino. Doveva partecipare ai Mondiali di Francia '98; ora milita nel campionato di Eccellenza sardo. Qualcosa non vi torna? Ecco com'è andata...

Kenneth Zeigbo nasce il 16 giugno 1977 ad Enugu, città dell'entroterra nigeriano. Ci piace immaginarcelo mentre, da ragazzino, palleggia sul marciapiede sotto casa insieme al suo concittadino Jay Jay Okocha, più grande di tre anni. Il gioco del calcio inizia a diventare una cosa seria, per Kenneth, nel 1995, quando il piccolo club del NEPA Lagos decide di farlo debuttare nella serie B nigeriana. Il diciottenne, impiegato come attaccante, è un'autentica rivelazione: 22 gol in 30 partite, e promozione diretta in serie A. Il cambio di palcoscenico non lo disorienta: nel 1996 può vantare ancora una media impressionante, 25 gol in 33 partite, con conseguente vittoria del titolo di capocannoniere del torneo. Sono gol beffardi, però, perché il NEPA retrocede al termine del campionato. Nel gennaio 1997 per Kenneth si profila l'opportunità di tornare nella sua città, per giocare con gli Enugu Rangers, un club piuttosto blasonato che in quello stesso anno ha acquistato John Utaka, attuale punta del Portsmouth. A pochi giorni dalla prima di campionato, il ragazzo si trova a fare i conti con la morte di suo padre; un evento tragico che gli consentirà di scendere in campo, seppure ancora sotto shock, solo dopo sei settimane, precisamente nel match contro il Jasper United. Dice il detto: "Ciò che non distrugge, fortifica". E infatti da quel momento Kenneth è inarrestabile: nelle uniche otto partite che gioca, mette a segno sei reti. Inizia l'estate, e l'attaccante si trova addirittura convocato in Nazionale: debutta (con gol e vittoria) il 7 agosto 1997 contro il Camerun, e anche qualche giorno dopo contro la Tunisia regala degli ottimi numeri. Si gioca per il Torneo LG, una competizione-marchetta che tuttavia designa Zeigbo come miglior giocatore tra i presenti. Qualche giorno prima, del resto, il ragazzo ha firmato un contratto con i polacchi del Legia Varsavia: a richiederlo esplicitamente, si dice, è il nuovo tecnico Miroslaw Jablonski, appena passato dal ruolo di vice-allenatore a quello di main coach. In realtà garante e sponsor dell'operazione è il colosso coreano Daewoo, che per ragioni commerciali "consiglia" il suo acquisto ai dirigenti del club, di cui l'azienda automobilistica detiene la proprietà. Zeibgo, sbarcato in Europa, sembra non avvertire né lo sbalzo di temperatura né le differenze tecniche; è una macchina da gol implacabile, e comincia lo show senza neanche attendere che svanisca il jet-lag. Il 3 agosto, con un suo gol al 45', permette al Legia di vincere la Supercoppa di Polonia contro il Widzew Lodz. Nelle prime dieci partite di campionato, Kenneth mette a segno cinque reti (di cui tre in rovesciata) e si conquista l'affetto del pubblico di casa. Decisiva per il suo futuro è la brillante prestazione nel match di andata di Coppa delle Coppe contro il Vicenza, il 18 settembre 1997. In tribuna ci sono Gianni Di Marzio e Beppe Marotta, rispettivamente dg e ds del Venezia: scrivono il suo nome sul taccuino, e iniziano a farci un pensiero. Intanto i mesi passano e l'attaccante, forse reso molle dai troppi complimenti (la stampa polacca lo nomina giocatore straniero dell'anno), e sicuramente indebolito da qualche infortunio di troppo, smarrisce un po' la via del gol. Il giovane "Spoko" - o "Zoom zoom", per i tifosi polacchi - chiude il campionato con cinque reti in 20 gare ufficiali (il Legia si attesta quinto in classifica). Nell'estate del 1998, impossibilitato a partecipare ai Mondiali di Francia a causa di un infortunio alla caviglia, firma un contratto proprio con il neo-promosso Venezia, sugellando un accordo che era in piedi già dal mese di aprile. Il presidente dei lagunari Maurizio Zamparini sborsa 4 miliardi di lire per il suo cartellino; qualcuno, intanto, comincia a paragonarlo a George Weah per la sua stazza fisica e l'abilità nel gioco aereo. Ma come sanno bene i cultori di questa rubrica, non c'è niente che porti più iella di un paragone...

Come detto, il Venezia è appena risalito dalla cadetteria, e si appresta ad affrontare un campionato ambizioso sotto la guida di Walter Novellino. Dal Milan arrivano due pezzi grossi come Massimo Taibi e Pippo Maniero, ma l'acquisto di Zeigbo viene considerato parimenti prestigioso. "Siamo stati bravi e fortunati a portarlo a Venezia, visto che molte società europee erano sulle sue tracce, come Bayern, Barcellona e Ajax" si affretta a dichiarare Di Marzio. Kenneth invece va sul classico: "Ho l'occasione per dimostrare nel campionato più difficile del mondo le mie qualità. Conosco i difensori italiani, li ho sperimentati affrontando il Vicenza. Ma voglio migliorare molto in Italia, anche perché, persi i Mondiali, voglio partecipare alle Olimpiadi di Sydney. Ho visto in videocassetta il Venezia e mi ha conquistato: aggressivo, come piace a me". Al suo connazionale Taribo West spetta la benedizione finale: "Kenneth è molto bravo, ha le doti per fare bene anche in Italia". Qualche scettico, poco carinamente, fa il paragone con il centravanti Can Bartù, meteora preistorica piombata a Venezia dal campionato turco negli anni '60. Ma con i paragoni, come fai sbagli: se sono altisonanti porti sfortuna, se sono inquietanti ti tacciano di ineleganza. Zeigbo - che intanto rimane nel giro della Nazionale - non se ne cura più di tanto, concentrato com'è a guadagnarsi un posto da titolare sgomitando tra i vari Schwoch, Cossato, Gioacchini, Maniero e Valtolina. Già, chi tenere fuori? Novellino si porta con sé il dubbio per tutta l'estate, poi schiera il duo Maniero-Schwoch e vede che la squadra gira a meraviglia. Peraltro ci pensa lo stesso Zeigbo a tagliare la testa al toro, infortunandosi al ginocchio a fine agosto. La stagione 1998/99, insomma, non parte con i migliori auspici per il nigeriano. Il Venezia, intanto, prende anche il brasiliano Tuta, e Zamparini gongola: "Sogno già una coppia d'attacco Tuta-Zeigbo: entusiasmo, genialità e imprevedibilità sono dalla loro parte". Brividi. Il nigeriano compare per la prima volta in panchina a fine novembre, mentre l'esordio in campo è datato 6 dicembre (i due minuti finali contro il Cagliari, mossa prendi-tempo di Novellino sull'1-0). Il tecnico però ci crede e lo manda in campo una settimana dopo contro il Piacenza, ma Kenneth regala una prova a dir poco incolore. Con il solito tempismo, il giocatore si assenta di nuovo per due mesi causa infortunio; a gennaio dall'Inter arriva Recoba, ed ecco che Zeigbo diventa un ricordo sbiadito. Il suo infortunio però va per le lunghe, e così a giugno non si riesce neanche a piazzarlo sul mercato. Il Venezia, per cederlo, è costretto ad attendere addirittura il gennaio del 2000, quando l'Al Ain, club degli Emirati Arabi, si convince a prenderlo in prestito. Kenneth è fermo da oltre 12 mesi, e a soli 23 anni è costretto a sistemarsi sulle sponde del Golfo Persico. Piuttosto atipico, se non si è un turista o un nativo del luogo.

Negli Emirati Arabi, Zeigbo ritrova forma fisica e gol, esattamente 13 in 22 gare; in squadra con lui figurano l'ex torinista Abedì Pelé e l'argentino Sergio Berti, di cui si ricorda una breve apparizione con il Parma nella stagione 1992/93. Dopo aver vinto il campionato, l'anno successivo Kenneth si trasferisce in Libia, all'Al Ahly di Tripoli, e anche qui la media è praticamente di un gol a partita. A Venezia iniziano a domandarsi: e se il suo flop italiano fosse dovuto solo alle condizioni fisiche precarie? Chissà, magari senza infortuni... Per togliersi lo sfizio, i lagunari lo girano in prestito al L'Aquila, in serie C1. Va benino: 2 gol in 11 partite. Per togliersi definitivamente ogni dubbio, c'è solo una cosa da fare: riportare il giocatore a Venezia, e concedergli l'ultima chance. Detto fatto, il nigeriano nell'estate del 2002 parte in ritiro con i veneti - nel frattempo retrocessi in B - tra lo stupore generale. Stavolta in panchina c'è Bellotto, ma spazio per il coloured non ne trova neanche lui: davanti ci sono Poggi, Vignaroli e Fantini. Zeigbo gioca un totale di 30 minuti in tre partite, tra novembre e dicembre (contro Salernitana, Cagliari e Siena). La pazienza del club veneto si esaurisce. A gennaio si cerca di piazzarlo in C1 all'Alzano, ma alla fine si opta addirittura per la serie C2, al Belluno, e stavolta a titolo definitivo. Qui dall'estate del 2003 a quella del 2005 l'attaccante accumula solo 13 presenze, a causa di ripetuti infortuni gravi. Si può scendere ancora più in basso? Certo che sì: ad attendere Zeigbo c'è il campionato di Eccellenza veneto, e la casacca del Prix Camisano. Due anni di modeste soddisfazioni, prima di ricevere la chiamata dell'ex cagliaritano Fabio Macellari, che nell'estate del 2007 lo vuole con sé al Villasimius, nell'Eccellenza sarda. C'è chi dice che qui, a 31 anni da poco compiuti, stia vivendo una seconda giovinezza, anche se per ora chances di promozione in serie D non sembrano essercene. Se quest'estate capitate in Sardegna, tra un bagno e l'altro rivolgetegli un pensiero; magari lui è lì sulla spiaggia, a pochi ombrelloni da voi. Come riconoscerlo? Chiamate "Spoko", e vedete se si gira...