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L'agente Raiola: "Wilhelmsson può restare alla Roma, ma non gratis"

L'agente Raiola: "Wilhelmsson può restare alla Roma, ma non gratis"
mercoledì 16 maggio 2007, 12:092007
di Marco Frattini
fonte Il Romanista

Quella tra Wilhelmsson e la Roma è una storia tutta da scrivere. Se dipendesse dallo svedese, lui a Roma ci metterebbe le tende. Non bastassero le parole del diretto interessato, ecco quelle dell'agente, Mino Raiola. «Christian vuole restare - dice il procuratore del 27enne ai microfoni di Centro Suono Sport - Ma ora che l'opzione di riscatto è scaduta, il destino non è solo nelle sue mani. Lui può restare, ma è meglio non parlare perché la trattativa è delicata». A Trigoria Wil è arrivato lo scorso gennaio, in prestito dal Nantes. Mezzo milione di euro (cifra lorda) per sei mesi. E quadriennale da 1,79 milioni (sempre lordi) in caso di conferma. Ma la Roma ha rinunciato a esercitare il diritto di riscatto: avrebbe dovuto farlo entro il 30 aprile. E non perché non voglia trattenere lo svedese, ma per una pura questione economica. Si cerca uno sconto; dunque, un prezzo inferiore ai tre milioni di euro che si sarebbero dovuti versare nelle casse del Nantes in caso di riscatto entro la fine dello scorso mese.

Ma averlo a costo zero è impossibile. «Non può assolutamente arrivare gratis - spiega Raiola - Lui farà di tutto per non tornare al Nantes, ma non può andare dai dirigenti e dire loro: "Accettate tutte le condizioni della Roma"». Tutto da decidere, insomma. Di certo, sino ad ora, ci sono la volontà dello svedese e quella della società giallorossa. Mino Raiola è l'uomo che nell'estate del 2004 tentò di portare Mancini a Torino, sponda Juve. «Adesso comincio a fare un casino a Mido; te la distruggo io la Roma», diceva a Luciano Moggi in un'intercettazione. Parole pesanti, che però, secondo Raiola, non implicano scuse a società e tifosi giallorossi. «All'epoca non c'era un rapporto con la Roma - dice il procuratore - Credevo che il club mi trattasse male. Capisco che ai romanisti quelle telefonate non avranno fatto piacere, ma ci sono anche intercettazioni in cui ho dato dello "scemo" a Giraudo e poi gli ho chiesto scusa perché non è carino parlare così. Alla Roma non devo chiedere scusa, perché abbiamo ricucito i rapporti: ora sono cordiali, anche se fino a un anno e mezzo fa non erano buoni per niente. Poi, può anche essere che i dirigenti giallorossi abbiano parlato male di me in altre occasioni, senza che nessuno li registrasse. Comunque è Moggi a essere indagato, non io».