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Carlo Nesti: "Torna pazza Inter?"

Carlo Nesti: "Torna pazza Inter?"
venerdì 31 agosto 2007, 15:122007
di Appi .
fonte di Carlo Nesti per carlonesti.it
Sconfitta in Supercoppa Italia e subito dopo mezzo passo falso nella prima di campionato, per l'Inter la stagione non è cominciata nel migliore dei modi.

Dopo le sconfitte in pre-campionato, la Supercoppa persa contro la Roma, il pareggio al 90' contro il Cagliari, e la batosta di Barcellona, la domanda sorge spontanea: torna pazza questa Inter? Domanda prematura, forse, ma legittima, soprattutto dopo che avevo già indicato il principale avversario della squadra di Mancini: la deconcentrazione. Se non fosse per questo, l'Inter vincerebbe sempre e comunque.

Perché deconcentrazione? Perché, quando non hai una rosa sufficientemente operaia, e abbondi di assi, sei in grado di mandare in campo tassi tecnici e atletici strepitosi. Ma il bello del pallone è il suo "senso della democrazia", per cui anche chi è inferiore, ma ha più "fame di risultati" di te, può guastare la festa, e condannarti alla batosta. Ed è quello che sta accadendo oggi.

I brasiliani reduci dalla vittoria in Coppa America. Stankovic e Ibrahimovic di indole slava, non proprio l'ideale per garantire la continuità. Figo strappato, in extremis, a un dorato epilogo di carriera, circondato da sceicchi arabi. Chivu e Suazo da inserire, Adriano confuso, Vieira infortunato, Materazzi fuori causa per mesi. Sono indizi, non prove, ma, come tali, non vanno trascurati.

E poi, visto che il DNA dell'Inter morattiana è sempre stato l'instabilità, basta una stagione splendente, come l'ultima, per guarire dal "virus"? A me pare che l'Inter sia la classica squadra, inarrivabile in quanto a classe, che non può concedersi mai il calo motivazionale di 4-5 giocatori per volta. Non ce ne sono molti che possono compensare il "gap": i "Gattuso" in grado di metterci una pezza.

Anche la perenne margherita da sfogliare ("Mancini resta, Mancini rimane"), che sboccia in tutte le stagioni, comincia a stancare i tifosi. Non è ammissibile che sia sufficiente uno spiffero, un momento di fragilità, per annunciare il ciclone. Occorre ritrovare gli attributi, e gestire le sconfitte senza tragedie, a costo di dire "tranquilli, niente di rotto", anche quando noi giornalisti vorremmo il contrario.