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Roma, i soldi spesi meglio

Roma, i soldi spesi meglio
domenica 2 settembre 2007, 08:322007
di Appi .
fonte di Stefano Petrucci per IL ROMANISTA - ilromanista.it

La fiera dei sogni, veri o presunti, s'è chiusa senza botti, come per molti è cominciata e si è sviluppata per mesi. Ma i tifosi della Roma non sono rimasti con l'amaro in bocca, né hanno inutilmente trascorso l'ultima giornata in febbrile attesa, con il naso all'insù. I fuochi d'artificio li avevano già visti, nello snodarsi di un mercato partito in punta di piedi, ma che ha finito per scatenare entusiasmi pressoché unanimi: Juan, Giuly, Cicinho, Esposito, Brighi, Barusso, Andreolli in ordine sparso. Non c'è stato bisogno di attendere le 19, per salutare il definitivo stop della giostra. La Roma era già a posto, il giovane mancino portoghese Antunes l'ultima tessera arrivata a completare un mosaico ideale. Restava magari da piazzare due o tre esuberi, a parte i giovani tipo Marsili: Nonda e Alvarez sono stati sistemati, Kuffour c'è rimasto sul groppone. Qualcuno, non Luciano Spalletti, sognava anche l'arrivo, sul filo di lana, di una punta pesante: ieri sono bastate le voci su Bogdani, che non è propriamente la controfigura di Drogba, a infiammare i fans del centravantone da gettare nella mischia nei momenti di disperazione. Spalletti, che di sicuro non dimentica di poter schierare al centro dell'attacco la Scarpa d'oro Totti, la pensa diversamente e lo ha spiegato mille volte, inventando anche una bella immagine: «Non mi piace vedere una squadra che, se è in difficoltà, butta il cappello per aria». Qualche tifoso la vedeva in altro modo e magari si sarà dispiaciuto di sapere che Bogdani è finito al Livorno (appunto: non al Barcellona).
Si consolerà presto, contando i gol che il gioco della Roma continuerà a produrre, con Totti centrattacco e anche (o soprattutto?) in assenza di torri. Chi si sente orfano della punta di stazza ha potuto in fondo cominciare a consolarsi subito, già ieri, sghignazzando spietato alle spalle delle miserie altrui. Che bello sedersi in poltrona a guardare gli altri agitarsi come api costrette sotto vetro. Lontani gli anni in cui toccava aspettare l'ultimo gong del mercato, magari anche qualcosa di più, per portare a casa il giocatore inseguito da mesi. La Roma era fatta da giorni, Pradé non ha dovuto affannarsi a correre tra un box e l'altro dell'Atahotel milanese. Che bello, ammettiamolo, vedere Lotito, che aveva promesso di portare a casa Cruz o Adriano, Van Buyten o Kompany, arrancare dietro a Ivan Artipoli, difensore noto esclusivamente ai parenti stretti: lui l'unico "colpo" dei cugini appena aggregati all'<+corsivo>élite<+tondo> del calcio europeo.
La Roma se la ride, e fa bene. E' partita sull'onda di una scelta difficile, la rinuncia a Chivu (e l'ardua sfida agli orridi <+corsivo>Becali Brothers<+tondo>), ma una volta trovato equilibrio sulla sua tavola da surf, non ha più sofferto tentennamenti.

Il brasiliano Juan, nel rapporto qualità-prezzo, è uno dei più grandi affari della storia del calciomercato. Giuly, per ragioni analoghe (e non solo), è sulla stessa linea. Cicinho è un investimento straordinario: completa l'organico in un settore delicato (con Spalletti gli esterni devono volare come ali), è un giocatore formidabile per classe, esperienza, fascino esercitato sulla platea. Difficile dire quanti lo abbiano davvero visto giocare per due partite intere: eppure il suo nome ha immediatamente eccitato la fantasia tifosa. Il resto è comunque di qualità: Esposito va solo atteso, Barusso deve crescere, Brighi è una preziosa, silenziosa realtà, Antunes un investimento intelligente, al pari di Andreolli. Intelligente, in assoluto, è l'intera campagna romanista: importante nell'efficacia, oculata negli investimenti. Moratti, per rimpolpare la sua Inter già ridondante, ha speso oltre 40 milioni. Rosella Sensi, cui va il merito di aver sbattuto in faccia la porta al Lione per Mancini, si è fermata a 15, considerata la differenza tra le uscite (attorno ai 35 milioni) e le entrate, voce cui vanno iscritti soprattutto i 14 ottenuti per il difensore di Timisoara proprio dal dirimpettaio nerazzurro. Non è vero che bisogna spendere come matti per costruire uno squadrone. Il campo, persino aldilà dell'esito della Supercoppa e dell'avvio di campionato, sinora ha dato non a caso clamorosamente ragione a Rosella e ai suoi collaboratori. E la speranza che gliela dia fino alla fine della stagione non pare per niente campata in aria. Se va avanti così, anche quanti erano contrari alla cessione di Chivu (compreso chi scrive), celebreranno con piacere il trionfo di una strategia perfetta: calato tra le macerie interiste, il rumeno s'è immalinconito, involuto, evaporato. Mentre la Roma gode: più forte, più viva, più ricca di talento, di alternative e di prospettive. Nessun botto, ieri, a chiudere la giostra milanese. Non ci servivano. Li avevamo già sentiti, vedrete quanto ci divertiremo a sentirne ancora.