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Ventola: "Al Toro per costruire un ciclo"

Ventola: "Al Toro per costruire un ciclo"
lunedì 10 settembre 2007, 09:042007
di Ilario Imparato
fonte La Stampa

Nicola Ventola, lei dice di essere un diesel e ci mette a carburare. Però due gol di fila con Rimini e Reggina sono una bel pieno di benzina?
«Ottimo, peccato solo per il pareggio. Io sono ancora al 75% perché mi ci vuole tempo e sono bello grosso. Però ci sono e il Toro anche».

Anche perché questo è un campionato che non perdona.
«Sì, c'è stato un grande livellamento verso l'alto. Prima c'erano 3-4 squadre che dominavano e tutti dietro a vivacchiare. Ora le big resistono, e la Roma mi sta sorprendendo, ma ci sono tante squadre forti e di valore. Se uno sta bene fisicamente può mettere in difficoltà chi tecnicamente è più bravo, vedi il 5-0 del Napoli ad Udine».

E il Toro?
«Noi siamo più forti di tante formazioni. Se stiamo bene possiamo dare molto fastidio e fare cose importanti».

L'obiettivo silenzioso è quello dell'Europa. Scongiuri a parte, è anche un suo sogno?
«Personalmente io voglio costruire un ciclo nel Toro. Forse ci vorrà un po' di tempo, ma sono fiducioso e voglio giocare le coppe europee con il Torino».

Recoba può essere l'arma per riuscirci subito.
«Molti lo conoscono solo per il suo tiro e sbagliano. Lui è completo: ha tecnica ed è velocissimo, apre spazi ed ha caratteristiche importanti. In più fa far gol ed è uno che si sacrifica. Ha solo bisogno di ritrovare la forma e quando sarà pronto ci divertiremo ancor di più».

Lei con il Chino ci ha giocato, come l'ha ritrovato?
«Bello carico e si è inserito alla grande nello spogliatoio. Quando girava la voce del suo possibile arrivo, tutti mi chiedevano com'era. Io li rassicuravano e parlavo dell'umiltà e della forza di Alvaro»

Non teme la concorrenza?
«No, meglio così. Siamo tanti e bravi e questa è una ricchezza che ci regala tante soluzioni».

Come gestirle?
«Ah, problemi del mister. Scherzo, ma più qualità c'è e meglio è. Possiamo giocare con due mezze punte e una punta vera e poi ci sono anche Bjelanovic, Stellone oltre a Rosina e Di Michele».

Pronto a sacrificarsi?
«Dopo tanti anni ho maturato una certa esperienza ed una convinzione: capisci che l'egoismo non paga mai. Novellino predilige il lavoro di gruppo ed è giusto».

Si sente rinato nel Toro?
«Sì, all'Atalanta ero stato messo fuori rosa solo per motivi contrattuali. E' stato durissimo: mi allenavo a parte e non vivevo la partita. Non ho potuto neanche salutare i tifosi, l'ho fatto in borghese e di nascosto».

Quando sono usciti i calendari...
«Ho subito cercato il giorno del mio ritorno a Bergamo, dove sono stato benissimo. E' il 21 ottobre e se segno saprò già dove esultare: sotto la tribuna ed indicare qualcuno in particolare».

Lei ha un piccolo record: nella sua carriera è stato guidato da 15 allenatori. Il migliore?
«Due, Fascetti e Materazzi. Sono legato a loro perché mi hanno dato fiducia nel Bari. Ero giovane e mi hanno fatto da dei secondi padri».

Il peggior tecnico?
«Guidolin quando ero al Bologna: non ci parlavamo proprio».

Ci spiega una cosa. Perché lei riesce a giocare e difendere la privacy, nonostante sia sposato con la modella Kartika, mentre Coco annuncia il ritiro ed è sempre in prima pagina?
«I paparazzi, se vuoi, li eviti senza problemi».

Trovata casa a Torino?
«La sto cercando, come Recoba. Ho letto che avrei affittato l'ex casa di Ibrahimovic a 13mila euro al mese. Storie, ma al mio paese hanno ricoverato mezza famiglia per infarto».

Chi la sta stupendo nel Toro?
«Vailatti, peccato per l'infortunio, lo stesso che subii a vent'anni. Ero in Nazionale, era il 1998 e a Salerno si giocava Italia-Spagna. Zoff mi voleva far debuttare, ma saltò il collaterale».

E' il più grande rimpianto della carriera?
«Sì, avevo fatto tutte le Under, giocato alle Olimpiadi, ma niente maglia azzurra. Il mio treno però è passato: sono anche realista. Vero che c'è l'esempio di Lucarelli e se segnassi 15 gol forse potrei essere preso in considerazione. Ma prima quelle reti bisogna farle».