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Caso-Ronaldo, Volpi: "Fattore crescita non è doping"

Caso-Ronaldo, Volpi: "Fattore crescita non è doping"
martedì 11 settembre 2007, 15:292007
di Maurizio Libriani
fonte affaritaliani.it

Il caso Ronaldo? "Le parole del procuratore Ettore Torri mi sembrano prudenti. Vuole informarsi su quella che è la metodica e sentire i responsabili medici di Figc e Coni. E' in linea con il suo ruolo. Vuole approfondire l'argomento". Lo spiega ad Affari, Piero Volpi, ex medico sociale dell'Inter e grande esperto di medicina sportiva.
"Si tratta di materie complesse che devono essere trattate in maniera corretta e con termini appropriati", precisa il medico, che ha ben conosciuto anche il Fenomeno negli anni nerazzurri. Dalle grandi gioie ai momenti più difficili, Volpi gli è sempre stato accanto.

La pratica del dottor Runco (centrifuga del sangue per ottenere un concentrato di piastrine da iniettare nel punto del muscolo leso) la si deve considerare dopante?
"Attualmente non lo è, perché non fa parte dell'elenco di pratiche o sostanze dell'ultimo comunicato Wada (l'Agenzia Mondiale anti-Doping, ndr). Malgrado ci sia una manipolazione del sangue è una pratica curativa e non ha nulla a che vedere con pratiche migliorative della prestazione. E' giustamente sotto osservazione, la Wada ha dato recentemente mandato a una commissione medica del Cio di studiare l'argomento".

Come mai?
"E' una materia complessa che richiede approfondimenti. E' per questo che attualmente non c'è una normativa specifica di questa metodica a cui attenersi. Però...".

Però?
"Si ritiene che con indicazioni corrette, con il rispetto delle procedure (in Italia bisogna avere anche un avvallo di un centro ematologico ospedaliero, ndr) e con una richiesta al Cept (istituto del Coni per le esenzioni terapeutiche, ndr) sia una pratica che si può utilizzare".

Se non fossero state fatte delle richieste preventive potrebbero sorgere dei problemi?
"Non penso, perché la richiesta può essere fatta preventiva - ed è la procedura standard. Ma la si può fare anche tramite una procedura abbreviata".

Dal Coni fanno sapere che "bisogna bloccare l'attività agonista di un atleta finché non rientra nei parametri normali..."
"E' la ragione per cui va fatta richiesta all'ufficio del Coni: bisogna valutarne le indicazioni. Questa è una pratica per curare e guarire un tessuto che sia è leso. Non la si fa il sabato per giocare la domenica. Se tale metodica è finalizzata a far guarire meglio un atleta è corretta, se viene finalizzata a far giocare il giorno dopo un giocatore, questo non va bene".

Secondo lei, Ronaldo tornerà in campo a breve?
"Non ho visto il giocatore, ho molto rispetto del lavoro di chi l'ha seguito e gli ha dato le indicazioni. Da esterno, valutando quanto ho sentito dire e letto, per il tipo di infortunio, mi sembra che anche gli ultimi specialisti abbiano parlato di una guarigione quasi vicina. Penso che in quindici-venti giorni, un mese al massimo, il giocatore dovrebbe essere in campo".

Molti tifosi si domandano se i problemi muscolari di Ronaldo derivino dai gravi problemi al ginocchio che ha avuto in passato...
"Come tutti i giocatori che hanno avuto dei gravi infortuni, un pò la bio-meccanica è cambiata. Però non è sicuramente riconducibile solo ed esclusivamente a questo. Siamo di fronte a un atleta che ha 31 anni, che comunque ha cambiato anche il suo modo di giocare. Probabilmente è un pò tutto l'insieme. Ricordiamo che è stato fermo per qualche tempo e anche l'elasticità è un pò più ridotta. E' un insieme di cose che porta a questo".

Lei ritiene che si possa aspettarsi un Ronaldo in grado di giocare 30-40 partite nel corso della stagione...
"Penso di sì. E' un giocatore che comunque ha già dimostrato anche in passato di recuperare sempre bene, pure da infortuni più seri. E ha dimostrato di poter dare una certa continuità".

Si è parlato dei tanti consulti medici che ha chiesto Ronaldo in questo periodo...
"Se è fatto nell'ambito della chiarezza non bisogna mai negare ulteriori consulti a un giocatore. Tutte le società di solito lo autorizzano. Il problema è quando si va di nascosto senza l'autorizzazione del club da persone che magari un po' spaventano l'atleta, psicologicamente non conoscono tutta la storia e possono mettere un po' in dubbio il lavoro fatto dallo staff ufficiale. Questo crea ovviamente dei disagi e delle turbative".