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Il ct Donadoni: "Seguo con attenzione Rosina e Nocerino"

Il ct Donadoni: "Seguo con attenzione Rosina e Nocerino"
mercoledì 26 settembre 2007, 16:212007
di Giuseppe Di Napoli
fonte Tuttosport

Una partita di golf (benefico) a Bogogno, circolo esclusivo del novarese, 18 buche di alto livello, poi a casa, a mastica­re un po' di pane e pallone, perché tenersi aggiornato quotidianamente è il minimo comune denominatore per il commissario tecnico che si ri­spetti. Televisione, videoregi­stratore, notes per gli appun­ti e tanta curiosità, la " cura" è sempre la stessa. Roberto Do­nadoni poco alla volta sta en­trando nel clima della sfida di Genova, contro la Georgia, uno snodo fondamentale per l'Italia. Ancora una decina di giorni e la missione azzurra può cominciare, intanto ci so­no tre giornate di campionato da mandare a memoria e da capitalizzare in nome e per conto della causa nazionale.

Donadoni, se lo immagina­va così il torneo più diffici­le del mondo?
"Così come? E' molto equili­brato, senza dubbio, ma dopo quattro partite mi sembra impossibile stabilire se il li­vello sia alto o basso. Di soli­to è bene attendere almeno otto o nove gare per capire do­ve si va a parare"

Quindi?
"L'equilibrio in fondo mi aiu­ta. Per me è più vantaggioso sapere che i giocatori vivono sul filo e non possono mai al­lentare la tensione. Chiara­mente, spero che possano emergere dei nomi nuovi per­ché fino adesso le indicazioni sono state poche".

Pasquale Foggia è uno, e poi?
"Ci sono i ragazzi della Under 21. Chiellini è entrato nel gi­ro della Nazionale maggiore, tra un po' potrebbe toccare ad altri. Ad esempio, Nocerino e Rosina sono due elementi in­teressanti che mando a se­guire con regolarità se, addi­rittura, non li seguo perso­nalmente".

Potrebbero finire nella li­sta dei convocati per l'ami­chevole con il Sudafrica?
"Potrebbero. L'idea è quella ci creare due blocchi, uno per il match di qualificazione con­tro la Georgia, il 13 ottobre, l'altro per il test di Siena do­ve ho intenzione di schierare un'Italia sperimentale. Co­munque non c'è fretta, vedre­mo".

Torniamo al campionato. Il Milan è davvero program­mato per esaltarsi negli im­pegni internazionali?
"Un conto sono le dichiara­zioni d'intenti dei manager, un altro le strategie che por­ta avanti Ancelotti. Non credo che un allenatore imposti il suo lavoro stagionale esclu­dendo un obiettivo, nello spe­cifico lo scudetto, per privile­giare la Champions League o l'Intercontinentale. E' impos­sibile".

Però la differenza di rendi­mento è palese...
"In fondo si è disputato appe­na un match di Coppa... Io non esagererei con certe stroncature".

Aspetta sempre Gilardino?
"Assolutamente sì. Ma è ov­vio che giocare poco non lo agevola a uscire dalla sua em­passe e a reinserirsi nel giro azzurro".

Anche l'andamento dell'In­ter è sinusoidale, più giù che su...
"Mi risulta che non sia parti­ta bene nemmeno l'anno scor­so. E' normale che la gente si attenda tantissimo da una formazione data per superfa­vorita in Italia e in Europa, è meno normale che si sbilan­cino gli esperti".

Si spieghi...
"Ho ascoltato lo sfogo di Man­cini sui commentatori ex- cal­ciatori.... Ritengo avesse ra­gione, non si dà mai tempo al tempo".

Però Adriano...
"Però cosa? Con che autorità e a quale titolo possiamo tranciare giudizi negativi sul­la gestione di un fuoriclasse quando Mancini trascorre tutti i giorni accanto a lui e conosce la situazione meglio di qualsiasi altro? Questa è presunzione. E si trasforma in pura assurdità se a espor­si sono critici che hanno fre­quentato il mondo del calcio dall'interno e sono consape­voli del funzionamento di meccanismi delicatissimi".

Resta inneagibile un ri­scontro del campo: l'Inter balbetta.
"Sì, non si può nascondere l'e­videnza: in questo momento le cose non vanno come do­vrebbero. I pareggi in cam­pionato con Udinese e Livor­no, la sconfitta di Istanbul so­no sotto gli occhi di tutti, però invito a essere misurati nelle valutazioni. E qui tiro in bal­lo la Juventus. Dopo la vitto­ria contro il Cagliari sembra­va che fosse candidata unica per la conquista dello scudet­to, dopo la sconfitta interna con l'Udinese le opinioni si so­no capovolte e i bianconeri so­no diventati un manipolo di scarsoni".

La Juventus, diceva...
"Onestamente la vedo un passo dietro all'Inter, al Mi­lan e alla Roma. Il problema dei bianconeri risiede nel pas­sato recente: risalire dalla se­rie B non è mai piacevole, an­che se il gruppo è forte, tosto, robusto. E, per di più, ha il vantaggio di non disputare la Champions League. Insom­ma, deve continuare a creder­ci".

Ranieri ha abbracciato il tridente, che è sempre stato un suo cavallo di battaglia.
"Una scelta coraggiosa, che mi piace. Del resto, il tridente è possibile con giocatori che sanno sacrificarsi nei momen­ti di non possesso palla. Ia­quinta è uno di questi, lui è abituato a sbattersi per gli al­tri e a dare manforte al cen­trocampo. Mi pare che la Ju­ventus del primo tempo di Ro­ma sia riuscita a imbrigliare la squadra giallorossa".

E Del Piero? E' stato espli­cito: o attaccante o niente...
"Guardi, le sono sincero. Io so­no il primo a sapere che Del Piero rende di più in una po­sizione diversa rispetto a quella che ha occupato contro la Francia, però si innestano due discorsi abbastanza scon­tati: il primo è una situazione di necessità, che può prevede­re il prodigarsi " particolare" di uno o più giocatori; il se­condo è che in quel modo, pri­vilegiandolo nel ballottaggio con Di Natale, ho voluto con­fermargli la mia stima nei suoi confronti. Ad ogni modo, le sue considerazione le capi­sco e ne terrò conto per le prossime convocazioni. Lui si sente un attaccante e io farò le mie scelte sulla base delle sue coordinate tecniche".

A proposito di Palladino: gioventù bruciata?
"Non ha spazi, è chiuso da Trezeguet, Iaquinta, lo stesso Del Piero. Aggiungo purtrop­po. Se il discorso vale per Gi­lardino figurarsi per Palladi­no. Bisogna che sia bravo a co­gliere l'attimo, ad approfitta­re delle chance che gli ver­ranno concesse".

Benitez ha dichiarato che la Nazionale gli ha restitui­to Gerrard con le batterie scariche. Si ripropone in Inghilterra la storia di Tot­ti e Nesta?
"Li ritengo semplici luoghi co­muni. Quante sono le partite della Nazionale? Cinque o sei all'anno. E per così poco un giocatore va in tilt?".

La Roma capolista è davve­ro la favorita per il titolo?
"E' la squadra che pratica il calcio più divertente da vede­re".

Gli italiani all'estero fun­zionano?
"Giuseppe Rossi e Toni sono in ascesa, Cannavaro è una sicurezza. Viene impiegato poco Rolando Bianchi, ma ho letto un'intervista di Eriksson in cui si parla bene del nostro centravanti. Questione di pa­zienza e si apriranno le porte del Manchester City. Noi te­niamo tutti sotto stretta os­servazione: mercoledì andia­mo ad assistere alla partita del Bayern, poi ci trasferire­mo in Spagna".

Donadoni, e la Georgia?
"Da battere, come qualsiasi avversario che si presenta da­vanti a noi".