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tmw / inter / Editoriale
Questione di profondità
venerdì 19 settembre 2014, 00:01Editoriale
di Alessandro Cavasinni
per Fcinternews.it

Questione di profondità

Con un golletto di D'Ambrosio, l'Inter espugna lo stadio Olimpico di Kiev e pone un mattone bello pesante sulla qualificazione. Il contemporaneo 0-0 del Saint-Etienne sul campo del Qarabag, infatti, lancia dopo appena una giornata i nerazzurri verso il passaggio del turno. In un colpo solo è stato superato l'ostacolo più difficile di tutto il calendario europeo ed è arrivato pure il passo falso del terzo incomodo. Insomma, una serata tutto sorrisi per Walter Mazzarri, con la sua squadra che potrà chiudere definitivamente i giochi nei prossimi due turni. Ora l'Inter ospiterà prima gli azeri (2 ottobre), poi i francesi (23 ottobre): con 6 punti, i giochi sarebbero chiusi già a metà cammino.

Ma la partita in terra ucraina ha ribadito anche altri concetti, non tutti positivi. Partiamo proprio delle note dolenti. La rosa a disposizione del tecnico livornese è adatta alle tre competizioni, tranne che in attacco. E' sotto gli occhi di tutti, infatti, la difficoltà riscontrata da Guarin nell'interpretare un ruolo non suo. Le parole d'incitamento vanno bene, gli attestati di stima pure, però il colombiano non è affatto una seconda punta e bisognerà lavorarci parecchio per avere risultati migliori di quelli (scadenti) visti a Kiev. Per certi versi, contro il Dnipro si è assistito al remake della partita di Torino: tanto fraseggio, spesso fine a sé stesso. Mancava la profondità e il solo Icardi non è riuscito a fare il doppio lavoro, ovvero quello di prendere mazzate e agire da punta d'area. Il gioco non trovava sbocchi nemmeno sulle corsie laterali, con Dodò e D'Ambrosio infognati e senza spiragli. Se a ciò aggiungiamo un Hernanes in tono minore, il quadro è completo.

Tutto è cambiato con l'ingresso in campo di Osvaldo, e non solo per il doppio giallo subito da Rotan. Icardi si è come liberato di un fardello e Guarin è tornato a fare quello che sa fare. M'Vila è cresciuto alla distanza e, sebbene con un incedere compassato, si è fatto sempre trovare al posto giusto nel momento giusto, risultando tra i migliori (se non il migliore) in campo. Come d'incanto, si sono aperti varchi anche sugli esterni, per la gioia di D'Ambrosio e Dodò. Insomma, l'Inter è come sbocciata. Logica conseguenza il gol dell'ex capitano del Torino.

Osvaldo, in una parola, ha dato profondità. Profondità alla manovra, la stessa che era mancata a Torino e la stessa che s'era vista in tutto il suo splendore contro il Sassuolo. E profonda si è mostrata, appunto, anche la rosa di Mazzarri. Nonostante i tanti mutamenti, più o meno forzati (Ranocchia, Kovacic, Medel, Nagatomo, Osvaldo fino a che è entrato), l'Inter si è mostrata per tutti i 90 minuti una squadra con personalità su un campo tutt'altro che semplice. Segno che il lavoro in sede di mercato è stato fatto con raziocinio e criterio, funzionale alle idee dell'allenatore. Peccato per quel tassello mancante. Ma è chiaro che i tre punti sul campo del Dnipro, ora, rendono più agevole il cammino e meno determinante un ricambio in più lì davanti.

Questione di profondità.