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Gli eroi in bianconero: Ian RUSHTUTTO mercato WEB
martedì 21 ottobre 2014, 09:49Gli eroi bianconeri
di Stefano Bedeschi
per Tuttojuve.com

Gli eroi in bianconero: Ian RUSH

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia

Ian Rush nasce a Saint Asaph, nel Galles, il 20 ottobre 1961, Arriva alla Juventus nell’estate del 1987 con la fama di miglior attaccante del mondo, in virtù delle valanghe di goal segnati con il Liverpool (alla fine della sua carriera saranno 346 in 658 partite) e dei numerosi trofei sollevati, fra cui la Scarpa d’Oro. Prenotato dalla squadra bianconera, che vince la concorrenza dei maggiori club europei, un anno prima è destinato a far coppia con Platini, per riproporre grandi coppie del passato, in particolare quella composta da Sivori e da Charles.
Il gallese, che dovrebbe rinverdire le gesta del suo conterraneo Charles, arriva alla Juventus nel suo momento peggiore, con una squadra rinnovata e, soprattutto, segnata profondamente dal ritiro di Platini. Non c’è più nemmeno Trapattoni, al suo posto siede Marchesi e Ian fatica tantissimo ad inserirsi in schemi molto diversi da quelli di Liverpool; Marchesi chiede alla squadra di difendersi, prima di tutto, obbligando Laudrup a fare il terzino. Il resto della squadra non è un granché, gli eroi di mille battaglie sono stanchi e i nuovi non sono all’altezza dei sostituti.
Rush non riesce ad adattarsi all’Italia, sono molti i ritardi accumulati nel presentarsi agli allenamenti, (gli costeranno alcuni milioni di multa) ed accusa pure continui malanni che ne rallentano l'inserimento, come l’infortunio accorsogli poco prima dell’inizio del campionato e che lo tiene lontano dal campo per circa un mese. Discontinuo, quando è in giornata è irresistibile: se ne accorge il Pescara di Leo Junior alla terza giornata, affondato da un goal del gallese (mentre in Coppa Italia gliene rifila 5 in 2 partite!) e pure l'Avellino, liquidato con 3 reti, una delle quali firmata dal centravanti venuto da Liverpool. Segna anche contro all’Empoli e all’Ascoli, ma è contro il Torino che Rush da il meglio di sé, segnando sia all'andata che al ritorno e mettendo il proprio sigillo anche nello spareggio per l'ammissione alla Coppa Uefa, risolto ai calci di rigore proprio dal gallese.
Rush, alla fine della stagione, ritorna al campionato inglese, sicuramente più adatto alle sue caratteristiche, ma lasciando la sensazione che, se avesse trovato un’altra Juventus, la sua storia avrebbe potuto essere raccontata in modo diverso.

VLADIMIRO CAMINITI:
Che avesse predisposizione per il goal, lo testimoniavano le sue irripetibili prodezze prima con il Chester e poi soprattutto con il Liverpool, arrivando a conquistare la Scarpa d’oro come più forte bomber d’Europa e conseguentemente del mondo. La Juventus lo ingaggia anche nel ricordo del mito, Big John Charles; Ian Rush arriva e squillano le trombe. È un grande acquisto. Anche perché viene per colmare il vuoto lasciato da quello che l’Avvocato ritiene il più grande di sempre, ovverosia Michel Platini. Sono stati ceduti Briaschi, Caricola, Manfredonia, Pioli, Serena e Soldà, la rifondazione è profonda ma obbedisce ai postulati bonipertiani; con il gallese, arrivano Alessio, Bruno, De Agostini, Magrin, Napoli e Tricella. Teoricamente nessuno di questi calciatori sembra destinato a fallire, nell’impatto con la grande squadra. Tutti sono stati scelti con la massima attenzione. Ma le cose del calcio, che è una faccia della vita, non seguono regole precise. Comincia il campionato e sembra che Ian Rush fatichi ad inserirsi nel contesto generale della squadra, affidata per il secondo anno a Rino Marchesi, raffinato quanto sfortunato e triste allenatore, non ne azzecca proprio una. Esattamente come la Scarpa d’Oro. Rush, anziché sgroppare inafferrabile, anziché fiondare in goal i suoi tiri perfetti, le sue testate assassine, piomba in una crisi inspiegabile, gli riesce tutto difficile, si intorpidisce il suo spirito e si incupisce nella sfera privata, riflettendo in campo quella che è una sua personalissima involuzione. Rino Marchesi non può farci nulla. Se anche l’attaccante è forte, e lo ribadirà rientrando alla base, nel nostro campionato non incide più di tanto; la squadra finisce sesta, abbastanza ingloriosamente; Boniperti decide di dare il via ad un’ennesima rivoluzione, optando per il russo Zavarov ed il piccolo, rampante portoghese Rui Barros.