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Gli eroi in bianconero: Eduardo RICAGNITUTTO mercato WEB
martedì 28 aprile 2015, 10:29Gli eroi bianconeri
di Stefano Bedeschi
per Tuttojuve.com

Gli eroi in bianconero: Eduardo RICAGNI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia

13 dicembre 1953, Italia-Cecoslovacchia, cronaca di Vittorio Pozzo su “Stampa Sera”: «L’odore dell’occasione che poteva presentarsi, lo juventino lo sentì da lontano, perché prese improvvisamente a correre da dove si trovava, mentre i diversi episodi sopraccennati stavano svolgendosi, percorse una trentina di metri a tutta velocità, ed arrivò colla precisione del secondo sul luogo e nell’istante in cui il portiere commetteva il suo errore, e spedì in rete, come se lui avesse già saputo tutto prima. Poi diede sfogo all’entusiasmo ed all’emozione per avere segnato per l’Italia alla sua prima comparsa in maglia azzurra, cadendo a terra svenuto. Se ne parlerà a Buenos Aires di questo avvenimento e di questo svenimento. Qui in Italia possiamo dire che questa rete di tipo specialissimo ha suggellato definitivamente l’incontro di Genova». Finì 3-0 per gli azzurri. Edoardo Ricagni, oriundo argentino, aveva davvero perso i sensi: le foto lo ritraggono sdraiato per terra, con gli occhi sbarrati e le braccia allargate.
Fu come una meteora juventina, ma aveva una carriera già solida alle spalle attirò l’attenzione di qualche società italiana. Tutto cominciò all’età di nove anni, quando alla scuola preferì il lavoro da garzone nel negozio di calzature del padre Pietro, emigrato in Argentina, nel 1912 da Padova. Ne aveva sedici quando esordì nella Platense contro il Boca Juniors, in un incontro della Coppa Ramirez vinto dalla squadra di La Plata per 4-3. Qualche tempo dopo, il giocatore passò allo stesso Boca, poi al Chacarita Juniors. Nel 1951 venne bloccato dal Torino che, all’ultimo momento, gli preferì Hjalmarsson e Ricagni rimase in Sudamerica vincendo, con l’Huracan, la classifica cannonieri con 30 reti in 29 partite. Intanto, con un altro calciatore di nome Spinelli, acquistò un bar, chiamato Tres Estrellas, nel centro di Buenos Aires.
Ma quei goal convinsero la Juventus di aver trovato il sostituto di Rinaldo Martino, grande campione tornato in Argentina, vinto dalla nostalgia.

Le trattative furono molto rapide, in una settimana Ricagni diventò juventino: all’Huracan andavano un milione e 250.000 pesos, il contratto triennale del giocatore prevedeva un ingaggio di 400.000 pesos ed uno stipendio annuo di 200.000 pesos. Il giornalista argentino Oreste Bomben scrisse sul “Calcio illustrato”: «Il recente acquisto sudamericano della Juventus ha ventisette anni, è alto 1,67 e pesa normalmente 70 chilogrammi; in Buenos Aires svolge l’attività di esercente di un bar sito nell’avenida Cabildo».
Nella Juventus fece molti goal, ma con l’ambiente non riuscì a legare ed il periodo in bianconero non fu sempre felice. Un giorno dichiarò: «Avevo, contro di me, due o tre dirigenti bianconeri ed alcuni giocatori».
Non ha mai rivelato i nomi dei nemici, ma non è difficile immaginare che del gruppo facesse parte Boniperti. Il capitano, nel libro “La mia Juventus”, scrisse: «Ricagni giunse dall’Argentina con ottime referenze, ma stentò ad innestarsi nei nostri schemi di gioco. Era un opportunista, pronto a sfruttare astutamente il gran correre degli altri attaccanti. Segnò infatti 17 reti (capocannoniere fu Nordahl con 23), ma si inimicò molti compagni. Io e Muccinelli stentammo un po’ ad andare d’accordo con lui, ma specialmente con i danesi diede vita ad un’accesa rivalità».
Ricagni fu ceduto al Milan e fu rimpianto da molti, in quanto era molto più valido atleticamente di quanto qualcuno avesse ritenuto. Nel 1956, passò al Torino, dove disputò ancora molte partite e segnò numerosi goal. Chiuse la carriera nel Catania. La mattina del 15 novembre 1959, una domenica, accompagnato dalla moglie e dai tre figli, s’imbarcò a Genova sulla nave Conte Grande e fece ritorno alla sua Buenos Aires.