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Sotto la lente - Heysel, una ferita sempre apertaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 29 maggio 2015, 01:48Il punto
di Carmen Vanetti
per Tuttojuve.com

Sotto la lente - Heysel, una ferita sempre aperta

Più che un articolo questo di oggi è un ricordo, un ricordo di 39 angeli sacrificati sull’altare della bestialità (dis)umana (che raramente perde l’occasione di dar fulgida prova di sé).

Qualsiasi argomento alla ribalta della cronaca, qualsiasi scandalo, qualsiasi polemica devono oggi cedere il passo al ricordo  di questa tragedia, che ci costringe, a 30 anni di distanza, a “renovare infandum dolorem”, una sofferenza così indicibile che mai potrà essere cancellata, o anche solo lenita.

Trentanove morti (nella stragrande maggioranza tifosi bianconeri, ma le tragedie non hanno colore), e circa 600 feriti: quella che avrebbe dovuto essere una splendida serata di calcio, la finale di Champions League 1985, divenne in realtà una delle pagine più nere del calcio, proprio perché il disastro non fu una fatalità, ma frutto di gravi colpe a tutti i livelli.

Da chi aveva messo a stretto contatto i pericolosi hooligans britannici (nei settori X e Y) e  gruppi di tifosi juventini (l’ormai tristemente noto settore Z), all’Uefa che aveva permesso che una finale di tale portata si svolgesse in uno stadio fatiscente, un decrepito relitto palesemente  inadeguato sotto il profilo della sicurezza, ai responsabili dell’ordine pubblico che avevano affidato la sorveglianza a forze di polizia troppo esigue e incapaci di far fronte alla situazione, tanto che risultarono di ostacolo anziché di aiuto a quanti cercavano salvezza.

La ricerca delle responsabilità e  dei colpevoli (gli sconsiderati organizzatori ricevettero praticamente solo un buffetto) e la squalifica di cinque anni dalle competizioni internazionali per i club inglesi non sono nemmeno un cerottino sulla ferita, anzi gettano quasi più sale perché lasciano chiaramente intendere che la tragedia poteva, anzi doveva, essere evitata.

Così come lasciano il tempo che trovano le polemiche sull’opportunità di disputare comunque la partita e consegnare la coppa: quello che resta di quella sera sono solo le 39 bare.

La partita, intesa come evento sportivo, era finita ancor prima di iniziare.

Purtroppo pare che la lezione non sia stata appresa.

Non solo il tifo becero e disumano (quello che plaude all’Heysel e ad altre tragedie come la morte di Ale&Ricky) alligna sempre più come una mala erba; c’è molto di più, perché ormai i nostri stadi non possono più essere visti come luoghi sicuri, in balia come sono (stadi, ma anche zone limitrofe) di  gruppi violenti che nulla hanno a che fare con lo sport.

Il calcio (tutto lo sport in genere) è vita, gioia, voglia di vivere: non sia necessario riflettere su altre tragedie e piangere altri morti per riportarlo alla sua vera natura.