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Gli eroi in bianconero: Giuseppe CORRADI
mercoledì 7 luglio 2010, 11:50Gli eroi in bianconero
di Stefano Bedeschi
per Tuttojuve.com

Gli eroi in bianconero: Giuseppe CORRADI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia

Nato a Modena, il 7 luglio 1932, Giuseppe Corradi sarebbe, oggi, un terzino destro fluidificante di primo ordine; più elegante che grintoso, dotato di ottima tecnica individuale, era più valido in fase di disimpegno e nella costruzione delle azioni di rilancio che nel rompere le insidie avversarie, che prevedevano, a quei tempi, di mandare il pallone in tribuna.
Provenne dal Modena ed arrivò alla Juventus giovanissimo, avendo subito l’onore di fregiarsi di un scudetto, vinto al termine del campionato 1950/51, quando giocò alcune gare al posto del titolare Bertuccelli. Era una Juventus che nella prima fase del campionato era allenata da Bertolini e Combi, in attesa dell’arrivo dell’ungherese Sarosi che, nella fase calda del campionato, seppe tenere in pugno la squadra con autorità e, nello stesso tempo, dare spazio anche a giovani promesse, come Corradi; infatti, il giovanotto, schierato da terzino oppure da mediano, scende in campo per ben diciassette volte.
Sei anni dopo, Corradi è nuovamente Campione d’Italia; questa volta, però, vince lo scudetto da titolare, in una Juventus allenata dallo slavo Brocci, che festeggiava, con la conquista del titolo, l’arrivo dall’Argentina di un fuoriclasse come Omar Sivori e dal Galles di un ariete come John Charles.
Il ricordo del figlio Gianni: «Mi raccontò che fu visionato da Rosetta, terzino del famoso quinquennio, quando esordì nel Modena e che, quando si fecero avanti sia Inter che Juventus per acquistarlo, la spuntò la “Vecchia Signora” e fu immensamente onorato di fare parte di un po’ della storia bianconera. Col primo ingaggio corse ad acquistare una fiammante motocicletta con la quale fece il viaggio Modena-Torino. All’arrivo in sede della Juventus un dirigente dell’epoca, stupefatto quanto divertito per l’ingenuità, gli sequestrò immediatamente il mezzo che gli fu prontamente risarcito. Nessun atleta poteva permettersi il rischio di infortunarsi al di fuori del rettangolo di gioco. Lo raccontava ridendo bonariamente, pensando alla sua leggerezza dei diciannove anni di età. In un articolo di Gianni Brera di molti anni fa fu inserito, dallo stesso, nella formazione ideale della Juventus del dopoguerra, che faceva all’incirca così: Zoff, Corradi, Cabrini, Gentile, Emoli, Scirea, Tardelli, Boniperti, Platini, Sivori, Charles. Di sicuro è sempre rimasto legato alla famiglia Agnelli a Boniperti ed a molti dei suoi compagni di squadra. Mi ha sempre parlato della signorilità dell’ambiente Juventus alla quale tutta la nostra famiglia è grata perché, anche dopo aver lasciato la casacca bianconera, papà è stato sempre amorevolmente seguito ed aiutato dalla società Juventus (Boniperti in primis)».
Corradi vestì anche la maglia della Nazionale e prese parte alle Olimpiadi finlandesi del 1952; dopo la passeggiata contro gli Stati Uniti a Tampere, battuti per 8-0, la Nazionale Olimpica fu sconfitta ad Helsinki per 0-3, dalla “Grande Ungheria” di Ferenc Puskás, che avrebbe poi vinto la medaglia d’oro e dominato il calcio mondiale di quegli anni.
Giuseppe Corradi, terminò la carriera in bianconero nell’estate del 1959, dopo aver totalizzato 202 presenze e realizzato 5 goals.



Il racconto di Angelo Caroli:
Corradi sarebbe, oggi, un esterno con i fiocchi. Veloce, tecnico, atleticamente straordinario e con un’inclinazione offensiva che, negli anni cinquanta, un terzino non poteva permettersi, perché gli schemi erano esasperatamente rigidi. Un handicap ha limitato la sua carriera: un ginocchio valgo. Allora, non esisteva l’artroscopia ed il recupero, dopo un intervento, era lunghissimo e faticoso. Lo salvavano la classe, limpida come un solitario ed uno stile impeccabile. Giocava in smoking e toccava la palla come se i piedi calzassero guanti. Dotato di un fisico eccezionale e di un tocco di palla felpato, secco e pulito; la falcata era corta, ma efficace, tanto che recuperava sulle “ali” avversarie grazie ad una velocità sbalorditiva. Teneva sempre il busto eretto e la testa alta, virtù che gli permettevano di smistare il pallone con precisione chirurgica. Nel gioco acrobatico non aveva rivali; staccava e, con la testa, andava più in alto della traversa. Corradi era un estroverso simpatico e sempre di buon umore; aveva la battuta pronta per ogni gusto, tagliente e gradevole. Ostentava una voce tenorile che non faceva mancare quasi mai allo spogliatoio. Come tutti gli emiliani amava la lirica. Il suo cavallo di battaglia? “La donna è mobile”. Gonfiava petto e giugulari ed il pezzo era servito. Lo guardavano sbigottito. Uomini e talenti come lui hanno arricchito la favola bianconera.