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L'INTERVENTO - Luigi Vergallo (Università Statale di Milano): "Juventus unica squadra dal vero animo popolare"TUTTO mercato WEB
© foto di Marco Spadavecchia
lunedì 30 maggio 2016, 16:26Primo piano
di Raffaella Bon
per Tuttojuve.com
fonte di Luigi Vergallo, scrittore e ricercatore all'Università Statale di Milano

L'INTERVENTO - Luigi Vergallo (Università Statale di Milano): "Juventus unica squadra dal vero animo popolare"

Che piaccia o non piaccia… Milano è anche bianconera. Nel Ticinese, il quartiere in cui sono cresciuto giocando al pallone e alla lippa… la lippa! Istruzioni su come giocare alla lippa: prendere un manico di scopa e farne due bastoni, uno più lungo e con un solo lato appuntito, e un altro piccolo-piccolo, diciamo di venti centimetri, con entrambe le punte affilate. Mettere il bastone più corto per terra, farlo saltare con quello più piccolo usando la punta e poi colpirlo per spedirlo il più lontano possibile, come nel baseball (attenzione: giocare in luoghi ampi e distesi). Nel quartiere Ticinese, dicevo, all’inizio degli anni Ottanta si poteva dirsi sicuri soltanto di una manciata di cose: incontrarci gente che lavorava sul serio, e ciò nonostante trovarci tanta, troppa povertà; trovarci, purtroppo, un sacco di siringhe e tanti, troppi ragazzi piegati dal vizio; ma anche…trovare i cortili pieni di bambini urlanti che giocavano al calcio; trovare bambini che sfrecciavano (e continuamente cadevano) in bicicletta sul pavé del Corso; trovare bambini che la domenica correvano al Bar Rattazzo a comprare i ghiaccioli, e per ascoltare la Juve alla radio. Sì, perché Piero Rattazzo (il proprietario del bar popolare più antico di Milano) è uno juventino di ferro, e ancora oggi lo troverete nel suo bar con la radio a tutto volume per ascoltare la Juve. E troverete ancora i bambini di allora passare dal bar per bere una birra e ascoltare la Juve alla radio. Sì, perché nelle case popolari del quartiere Ticinese a Milano la maggior parte dei bambini tifavano Juve. Quando nei cortili si “facevano le squadre”, cinque ragazzini su dieci volevano essere Platini, due volevano essere Boniek, uno Hugo Sanchez, uno Altobelli e uno soltanto il grande Franco Baresi. Qualcuno starà goffamente pensando: “Per forza, erano tutti meridionali”. Più probabilmente il tizio in questione starà anzi pensando: “Certo, erano tutti terroni!”… Salvo mordersi immediatamente la lingua, ricordando all’improvviso di aver appena scritto su Facebook che la Juve è la squadra dei ricchi, corrotti e potenti. Che importa: per quanto mi riguarda, i miei nonni erano spaccapietre, contadini e operai. Hanno tutti quanti cresciuto una spaventosa quantità di figli… spaventosamente bianconeri. E Milano, appunto, che piaccia o non piaccia appartiene anche ai terroni e, di conseguenza, è anche bianconera. Sentitevi liberi di estendere questo racconto a molte altre città, in Italia e nel mondo. È questo che tutti gli sportivi ebbri di anti-juventinismo non riescono proprio a capire: possono ubriacarsi di bilanci, di arbitri venduti e di potenti coi soldi per tutto il tempo che vogliono, ma la squadra dal vero animo popolare, e capace quindi di attraversare i campanili e i confini, in Italia è soltanto la Juve.

Luigi Vergallo, ricercatore di Storia contemporanea alla Statale di Milano e scrittore