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C'è del marcio in Inghilterra! Il Telegraph scoperchia il mondo degli affaristi, Allardyce c'è cascato con tutte le scarpe. I giri degli amici degli amici. E un caffè per tutti...

C'è del marcio in Inghilterra! Il Telegraph scoperchia il mondo degli affaristi, Allardyce c'è cascato con tutte le scarpe. I giri degli amici degli amici. E un caffè per tutti...TUTTO mercato WEB
giovedì 6 ottobre 2016, 16:002016
di Claudio Pasqualin
fonte Testo da raccolto da Alessio Alaimo
Claudio Pasqualin (Udine, 30 maggio 1944) è un procuratore sportivo e avvocato italiano del Foro di Vicenza, esperto di diritto sportivo. È stato vicepresidente dell'AIC, presidente di AssoProcuratori ed è attualmente presidente di AvvocatiCalcio.

C'è del marcio in Inghilterra! Parafrasando Shakespeare oggi si può fare una particolare fotografia della Premier League, cioè dell'élite dell'organizzazione del calcio, leader mondiale nei ricavi. L'inchiesta giornalistica dell'autorevole Telegraph ha scoperchiato un mondo di affaristi, spesso avidi, corruttibili e in perenne conflitto di interessi. L'ex CT della Nazionale Sam Allardyce, rimosso subito dall'incarico, ci è cascato con tutte le scarpe. Ma ha così dato conferma che oggi i tecnici vecchio stampo sono ormai dei businessman e pensano solo a fare soldi. Più che agli allenamenti (che delegano ai componenti dello staff) si dedicano a quel mercato che offre loro la possibilità di..."bersi un caffè". Si, perché sembra che la loro espressione tipica sia: "c'è un caffè anche per me?", una frase che rispecchia in maniera solare questa conclamata tendenza alla corruzione. Ora il Governo ha sollecitato un'indagine alla Federcalcio Inglese, ma al di là delle sanzioni che verranno inflitte, resta il quadro oscuro di un calcio che non è solo lo show della Premier, il rispetto e il fascino delle tradizioni immutabili nei secoli, gli stadi belli e funzionali. L'altra faccia del Regno di Sua Maestà è un mondo dove, grazie anche ai ricchi contratti della TV, c'è un giro di denaro impressionante che spesso scorre nei rivoli sbagliati, che sottraggono all'economia di sistema importi notevoli per tangenti quasi istituzionali.

In questo sistema gli allenatori inglesi, non a caso definiti "manager", hanno la facoltà di gestire disinvoltamente ingenti quantità di denaro. Vogliono comandare su tutto e soprattutto gestire il mercato, in barba a qualsiasi principio di conflitto di interessi. Spesso peraltro a comprare e vendere i giocatori sono gli stessi procuratori (o agenti che dir si voglia) del cosiddetto manager.

La figura del direttore sportivo è da loro considerata quasi di disturbo e la sovrastano senza preoccuparsi di nulla. Quello del calcio inglese è un mondo chiuso che può "aprirsi", come sta avvenendo, solo con l'immissione di nuovi allenatori provenienti da altre realtà. Ci sono giri consolidati e ci sono gli amici degli amici. E c'è un caffè per tutti...