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Carlo Nesti: "La storia degli oriundi in Nazionale"

Carlo Nesti: "La storia degli oriundi in Nazionale"
mercoledì 18 marzo 2015, 11:572015
di Chiara Biondini
fonte Carlo nesti-Radio vaticana

Oriundi in Nazionale: l'11% ai Mondiali 2014

"Negli ultimi Mondiali brasiliani, - dice Carlo Nesti, a Giancarlo La Vella della Radio Vaticana Italia, nella rubrica "Non solo sport" del lunedì, alle 12,35 - gli oriundi delle varie rappresentative erano l'11% del totale. Quella degli oriundi in Nazionale è una realtà che dobbiamo accettare, se pensiamo che l'integrazione razziale sia un passo avanti nella storia dell'umanità. E soprattutto se pensiamo che sia giusto, alla luce della diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza sul pianeta, che i poveri cerchino di salvarsi, trasferendosi nei paesi più ricchi. E noi cristiani, sempre attenti agli "ultimi", agli "svantaggiati", siamo convinti che sia giusto. Pensate che nella Nazionale tedesca, campione del mondo in Brasile, c'erano 11 oriundi su 23: ad esempio, di origine polacca Klose e Podolski, di origine africana Boateng e Khedira, di origine turca Ozil, e di origine spagnola Gomez. Nella storia della Nazionale italiana, finora, sono 42, e abbiamo vinto i Mondiali con gente come Monti, Orsi e Camoranesi. Ora è la volta di Eder e Vasquez. Solo in Argentina, vi sarebbero decine di milioni di oriundi italiani, e non meno nutrite sono le comunità negli Stati Uniti e in Brasile, altre principali destinazioni dell'enorme flusso migratorio di inizio Novecento. Allora, gli extracomunitari eravamo noi, e non dobbiamo mai scordarcelo".

La morte di 3 atleti nel reality francese
"E' stata una strage in mezzo a un reality. Due elicotteri che si scontrano, e 10 vite che vanno in fumo. Sono quelle di 2 argentine e 8 francesi, tra le quali 3 atleti famosi: la nuotatrice Camille Muffat, la velista Florence Arthaud, e il pugile Alexis Vastine. Erano impegnati nelle riprese del reality «Dropped», una nuova trasmissione francese di TF1. In questa tragica vicenda, oltre al dolore e al cordoglio, viene spontanea una riflessione, senza sconfinare nella retorica o nella demagogia. A volte, tutti, ma soprattutto i giovani, pensiamo che i campioni dello sport siano i nuovi "eroi" di oggi, inviolabili, e vincenti in ogni tipo di battaglia. Ma, al di fuori della competizione, esiste la loro fragilità umana, davanti a tanti pericoli: il successo, che può venir meno in un attimo, la tentazione, che porta a desiderare più di ciò che si ha, e la fatalità, che ci rende polvere. Rammento come ci hanno lasciati Vigor Bovolenta nella pallavolo, Pier Mario Morosini nel calcio, e Marco Simoncelli nel motociclismo: erano in partita, o in gara, e stavano facendo quella che, per loro, era la cosa più bella, e cioè lo sport. Vale la pena ricordarli proprio così".

La metà degli oratori è in Lombardia
"Gli oratori, in Italia, sono circa 6500, dei quali circa 5000 nel Nord Italia, dove rappresentano una tradizione, e la metà in Lombardia. Quasi tutti hanno attrezzature sportive, soprattutto all'aperto, come il classico campo di calcio o di basket, e tutti organizzano attività per i bambini delle medie e delle elementari, dopo la fine delle lezioni scolastiche, durante i mesi di giugno e luglio. L'Arcivescovo di Milano Angelo Scola, in questi giorni, ha definito proprio gli oratori un imponente fenomeno pedagogico, anche per la confortante apertura verso gli immigrati musulmani. Ha detto: "Le nostre porte sono sempre aperte a tutti, noi rispettiamo loro, e loro rispettano noi. Vengono anche a Messa, seguono le lezioni di religione a scuola. E se vogliono pregare nei locali parrocchiali, per me, non c'è problema. Noi crediamo nel dialogo interreligioso". L'ultimo prodotto calcistico degli oratori, che vivranno una estate particolare, con il Bicentenario della nascita di Don Bosco, è Darmian, definito il Don Matteo del calcio, e cresciuto nell'oratorio di Rescaldina. Papa Francesco, nell'incontro con i ragazzi del CSI, disse: "Non c'è vero oratorio, senza attività sportiva"".

Volontariato presso i poveri come squalifica
"E' una punizione singolare: mi riferisco a quella inflitta, dal Pontedera, al suo centrocampista Iacopo Galli, squalificato, per 4 turni, per un'esultanza eccessiva, con tanto di insulti ai tifosi avversari. Il club di Lega Pro ha obbligato il suo tesserato, infatti, al volontariato, presso la mensa dei poveri, per tutta la durata della sanzione, inflittagli dal Giudice Sportivo. E Galli ha detto: "Sono contento di poter dare una mano alle persone meno fortunate. Il responsabile dell'area tecnica Paolo Giovannini ha proposto di mettermi al servizio della gente, e ho accettato subito. Da un'esperienza del genere, si può solo imparare". Il club, nel sito ufficiale, scrive: "Per essere calciatori di successo, bisogna prima essere uomini nella vita". Grazie alla mediazione dell'amministrazione comunale, il calciatore e la società hanno deciso, di comune accordo, di adottare questa linea molto meritoria. Al Pontedera, celebre per avere battuto la Nazionale di Bearzot, nel 1982, prima dell'inizio dei Mondiali, vada il nostro applauso. Spesso, laddove non arrivano i genitori e la scuola, può arrivare, a livello educativo, proprio lo sport, recuperando i suoi valori di base".