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ESCLUSIVA - De Sousa: "La corsa con Di Canio sotto la Nord è stata l'apice della mia carriera"
venerdì 24 ottobre 2014, 06:40Esclusive
di Davide Capogrossi
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Davide Capogrossi- Lalaziosiamonoi.it

ESCLUSIVA - De Sousa: "La corsa con Di Canio sotto la Nord è stata l'apice della mia carriera"

Pubblicato il 23 ottobre alle ore 15.43

Dal paradiso all'inferno, sino al purgatorio della C. Un ambiente che gli va a genio, tanti gol e grande considerazione. Claudio De Sousa, attaccante classe '85, ha ricevuto il Premio "Giuseppe Prisco" nel 2013, riservato ai personaggi del mondo dello sport che si sono distinti per lealtà e correttezza. Non era mai stato assegnato ad un giocatore di Serie C. Fuga dall'inferno. Claudio De Sousa oggi gioca e segna a Como, è uno dei bomber della categoria. Ha realizzato valanghe di gol a Chieti e all'Aquila. E pensare che solo cinque anni fa aveva rischiato di smettere. Colpa di un infortunio al piede destro che nascondeva un problema vascolare più grave. Gli dissero che non avrebbe più potuto giocare a calcio. Ha lottato con determinazione e costanza, ha ritrovato il gol prima a S. Marino, poi in Lega Pro. Due anni fa ha lasciato a bocca aperta Claudio Lotito dopo aver steso la Salernitana con una splendida doppietta. Ironia della sorte. De Sousa è cresciuto nelle giovanili della Lazio, fu lanciato in prima squadra da Mimmo Caso proprio all'inizio dell'era Lotito. Nonostante una buona stagione non si trovò l'accordo per il rinnovo con lo stesso Lotito che avrebbe fatto carte false pur di portarlo alla Salernitana due estati fa, dopo quella doppietta. Non è una questione di vendetta. De Sousa ha la Lazio nel cuore, è stato il suo paradiso. Anche se la semplice possibilità di giocare a calcio è la sua gioia più grande. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva De Sousa, per sfogliare insieme l'album dei ricordi.

In estate sei passato al Como, puntate alla promozione in B. Come procede? "Abbiamo cominciato questa nuova avventura a Como, mi da grandi stimoli. E' iniziata bene, domenica abbiamo perso ma eravamo primi. Stiamo facendo un bel campionato".

Ti ha cercato anche la Salernitana di Claudio Lotito, il presidente non ha mai scordato quella doppietta nel 2012 quando giocavi a Chieti. "Il presidente ha stima nei miei confronti, mi ha cercato soprattutto due anni fa dopo l'esperienza a Chieti. Quest'estate non ho ricevuto chiamate da parte loro, avevo altre proposte ma alla fine ho scelto Como".

Sei cresciuto nel settore giovanile della Lazio, cosa ricordi di quel periodo? "Venivo dalla Lodigiani, avevo fatto un paio di stagioni in C nonostante la giovanissima età. Della Lazio ho ricordi molto belli, ho assaporato il calcio vero. Nella Primavera segnai tanti gol, al primo anno mi allenavo già con la prima squadra di Mancini".

Nel 2004 l'esordio con i grandi. "L'anno dopo sono partito per il ritiro con il gruppo di Mimmo Caso. E' stato bellissimo, ho partecipato alla Supercoppa contro il Milan, ho esordito contro i rossoneri nella prima giornata. Alla seconda partita contro il Messina ho subito fatto gol...".

Assist al bacio di Pandev, il gol di De Sousa stende il Messina. Ci pensi ancora? "Sono momenti fantastici, sensazioni bellissime che un giocatore spera di vivere in una carriera. Ho toccato l'apice, il sogno di ogni ragazzo che gioca a calcio. Lo porterò sempre dentro di me...".

Di Canio ti condusse sotto la curva, cosa hai provato in quel momento? "Con Di Canio ho avuto un rapporto bellissimo. Io ero molto giovane, lui era a fine carriera, era un idolo della Lazio. Mi stimava molto come calciatore, mi teneva sotto la sua ala, mi dava consigli in allenamento su come muovermi e come comportarmi in campo. Quando sono entrato e ho segnato è stato molto contento, mi è venuto spontaneo a fine partita andare ad abbracciarlo e lui mi ha portato sotto la Nord per raccogliere l'applauso".

Era una gruppo totalmente rivoluzionato, con giocatori provenienti da tutto il momento. E' vero che anche in spogliatoio regnava la confusione? "Era un anno particolare, il primo dell'era Lotito. Era una situazione  burrascosa, andammo in ritiro due settimane in Giappone, poi in Spagna e in Inghilterra. Durante il ritiro non sapevamo neanche se la Lazio avrebbe evitato il fallimento, c'erano tantissimi giovani della Primavera, la squadra non era assemblata al meglio. Poi arrivarono i sudamericani, gente che si doveva integrare. Tanti giocatori importanti erano andati via. Partimmo discretamente ma ci fu un calo con l'esonero di Mimmo Caso".

Ci furono anche tanti siparietti simpatici. "Il ritiro in Giappone fu un momento difficile perchè non sapevamo di che morte stavamo morendo. Lo spirito era sempre alto, c'era Muzzi che ogni tanto diceva qualche battuta che ci teneva allegri. Poi c'era il gioco del cocomero, lo posizionavamo in alto e lo spaccavamo facendo cadere i pezzi dappertutto. Furono momenti divertenti".

La stagione seguente ti sei trasferito al Torino. "Con Lotito all'epoca non trovammo un accordo, io ero in scadenza di contratto. Ero un Nazionale Under 20 con alcune presenze in A, avevo richieste da altre squadre. Con Lotito non ci fu la possibilità di avvicinarsi, io avrei anche rinunciato a qualcosa pur di restare alla Lazio, c'era troppa distanza tra le parti e mi lasciò andar via. Firmai a Torino, era troppo rischioso restare alla Lazio alle cifre che mi aveva proposto".

Domenica si sfideranno proprio Lazio e Torino, due squadre che appartengono al tuo cuore. Che partita ti aspetti? "La Lazio sta facendo bene. E' un gruppo compatto, ho visto l'ultima partita contro la Fiorentina. Penso che la Lazio possa vincere, sarà una partita combattuta...".

La Lazio è una squadra votata all'attacco, che propone un calcio propositivo e in continuo movimento. Quanto ne giovano le punte? "Un attaccante è sempre favorito dall'inserimento dei centrocampisti, con caratteristiche del genere. Puoi venire a giocare anche fuori, è tutto più dinamico".

Questo ha favorito anche l'esplosione di Filip Djordjevic. "Non me l'aspettavo perchè in Italia non è mai facile ambientarsi subito, lui invece ha avuto un impatto importante. Ha ottime qualità, partire bene lo aiuterà a disputare un buon campionato, ha già realizzato 5 gol. La squadra gioca anche per lui, può solo far bene".

Possiamo parlare di un Klose sacrificato? "Magari a fine carriera può accettare anche un ruolo di secondo attaccante. Le partite da giocare sono tante, mi sembra una persona che non ama far polemica. E' positivo avere un giocatore così importante che crede nel gruppo ed è un esempio per i giovani".

Cosa manca alla Lazio per l'Europa? "La concorrenza è tanta, ci sono squadre attrezzate. Già quest'anno può arrivare a ridosso del vertice, le carte in regola le ha, ma ci sono tanti fattori che determinano l'andamento di una stagione".