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ESCLUSIVA - Bagnoli: "Verona-Lazio sarà una sfida entusiasmante! E sul mio ex allievo Pioli..."TUTTO mercato WEB
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport
giovedì 30 ottobre 2014, 11:30Esclusive
di Lalaziosiamonoi Redazione
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Cristiano Di Silvio-Lalaziosiamonoi.it

ESCLUSIVA - Bagnoli: "Verona-Lazio sarà una sfida entusiasmante! E sul mio ex allievo Pioli..."

“Mister, prendiamo Volpati o Marangon?”. “Prima di tutto, se ce la fa, mi prenda armonia…”. Verona, estate 1984: non deve essere stata proprio un’espressione soddisfatta, quella che, udita questa risposta, si andava stampando sul volto di Emiliano Mascetti, direttore sportivo del Verona targato Guidotti. Non perché il navigato dirigente credesse che nei saloni del calciomercato milanese si trovasse cotanto giocatore, quanto perché chi la pronunciava, mister Osvaldo Bagnoli da Milano, detto il “Mago della Bovisa”, inchiodava il biondo dirigente ad una grande responsabilità, quella di costruire una squadra imbattibile senza eccessi o sbilanciamenti. Osvaldo Bagnoli da Milano, proprio lui. La storia del calcio che, in punta di piedi, dalla periferia diventa mito e tradizione. Osvaldo Bagnoli da Milano, che la squadra “armonica” la costruì realmente, andando a scrivere il suo nome nel registro del calcio, alla voce “imprese impossibili”. Osvaldo Bagnoli che stravinse uno scudetto, quello del 1984-85, con un’allegra brigata di genio, sregolatezza e tanto, tanto talento. Con quel suo ”Verona dei miracoli”, come venne salutato e catalogato quello squadrone tricolore, Bagnoli racchiuse tutto quello che pochi anni dopo, venne spazzato via da un nuovo calcio, fatto di soldi e potere, qual è stato quello dell’ultimo decennio dello scorso Millennio. Bagnoli sta alle scarpe sporche di fango di Preben Elkiaer Larsen come le treccine di Gullit stanno al Cavaliere; questione di gusti, questione di tempi. Osvaldo Bagnoli che vince l’unico scudetto di una squadra, di una città, chiusa, dura ma che sa amare chi la tratta con gentilezza, con passione. Pierino Fanna, Nanu Galderisi, Hans Pieter Briegel; eppoi Tricella, Garella, i Marangon e “Baffo” Volpati. Eccolo quel Verona, eccoli i ragazzi di Bagnoli che regalano all’Italia intera, quel 19 maggio 1985, un pomeriggio di incredula festa, di gioia, di invidia mista ad ammirazione, dieci giorni prima di un altro tragico pomeriggio, che toglierà dal mondo trentanove innocenti in una triste e impazzita Bruxelles. Osvaldo Bagnoli e la storia dell’Hellas Verona, per sempre legati a doppio filo. Non senza un filo di emozione, la redazione de Lalaziosiamonoi.it, in esclusiva per i propri lettori, ha raggiunto il settantanovenne mister, per parlare con lui di Lazio, di Verona, proprio alla vigilia dell’incontro del Bentegodi. Ecco cosa ci ha risposto.

Mister Bagnoli, che incontro ci apprestiamo a vivere tra Verona e Lazio? Prevarrà la voglia di riscatto dei veneti o quella dei romani di non fermarsi sul più bello?

“Sarà un incontro entusiasmante, ne sono sicuro. Debbo dire che conosco molto bene il Verona, perché oramai da anni la società mi omaggia di una tessera annuale che mi permette di vedere tutte le domeniche gli scaligeri. I ragazzi di Mandorlini sono una buona squadra davvero, il risultato di Napoli non deve confondere, così come quella di Pioli, che conosco bene perché da me allenato proprio qui (per due stagioni, dal 1987 al 1989, ndr). Sono davvero contento per i suoi risultati, se li merita tutti. I romani stanno bene, in forma; i gialloblù devono darsi una scossa. Sono molto curioso di vedere come finirà”.

Che giudizio può darci di Mandorlini e del suo lavoro a Verona?

“Quando è arrivato qui, nel 2010, la squadra era in Prima Divisione ed era sull’orlo della retrocessione in Seconda, Oggi, invece, è una delle più belle piazze d’Italia, ha riportato gioco e risultato a una platea esigente e appassionata, ha riempito di nuovo uno stadio che per anni contava pochissime presenze e ancor meno calore e sostegno. Sta lavorando bene, ha valorizzato molti giocatori, vendendoli anche molto bene. Ora quest’anno deve confermarsi, e credo lo farà senza troppi patemi”.

E invece della Lazio targata Pioli, che giudizio si è fatto?

Buona squadra, anche se per onestà non posso dire di aver visto molte sue prestazioni. Sicuramente è più quadrata e gioca meglio dello scorso anno, raccogliendo i frutti del lavoro del suo allenatore, che come detto, conosco e apprezzo per la sua serietà. Da quanto leggo, Pioli punta sul collettivo, sull’unità di intenti, concetto di fondo che io sposo in pieno, e che cercavo di inculcare, a suo tempo, alle mie squadre”.

Klose e Toni, ovvero “l’usato” che non tradisce.                                                                          

“Senza paura di smentita, ma se il Verona sta dove sta ad oggi, lo deve principalmente all’ottimo lavoro che questo ragazzo ha fatto, soprattutto lo scorso anno. Non soltanto i molti gol, ma anche il pregevole impatto che ha avuto sulla rosa e sugli elementi più giovani e più inesperti della stessa. Esperienza e classe al servizio della causa e dell’allenatore che, vi garantisco, è sempre molo felice di poter contare su elementi del genere. Su Klose, che dire: è un campione del mondo, dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Si è caricato la Lazio sulle sue spalle in passato e lo farà anche in futuro, statene certi”.

In conclusione: crede possibile che, prima o poi, si ripresenti l’epopea di un “nuovo Verona”, in questo calcio così fortemente condizionato dai grossi capitali?

“Io credo proprio di sì, anzi ne sono convinto. Non servono solo soldi e patrimoni; per fare una grande squadra ci vuole anche il talento, i giocatori che si sacrificano, i “portatori d’acqua”, la fortuna e la voglia di arrivare. Io che questa esperienza l’ho vissuta riuscendo anche a vincere e sono convinto che possa ripetersi. Non tutto i grossi capitali possono comperare, una squadra, come detto, è fatta anche di variabili che sfuggono anche ai grandi numeri. È il bello di questo sport, che non finisce mai di appassionarci”.