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Simeone promette: "Un giorno allenerò la Lazio"
giovedì 7 maggio 2015, 07:10Il punto di
di Matteo Vana
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Lalaziosiamonoi.it

Simeone promette: "Un giorno allenerò la Lazio"

Pubblicato il 6 maggio alle ore 13.10

C'è la sua firma sul secondo scudetto della storia laziale, il suo colpo di testa contro la Juventus è l'emblema di quella rimonta storica. Diego Pablo Simeone era sbarcato a Roma come un gregario, se ne è andato da eroe. L'argentino, attuale tecnico dell'Atletico Madrid, si è concesso a una lunga intervista ai microfoni di Lazialità, in edicola da domani. "La Lazio costituisce un punto incredibile della mia carriera, uno dei posti in cui sono restato più tempo: ho passato quattro anni meravigliosi. La gente mi ha voluto sempre bene e pian piano sono riuscito a farmi apprezzare come giocatore, facendo gol importanti che la gente non dimenticherà mai. A Roma ho avuto un gruppo di compagni e allenatori che hanno cambiato la filosofia del calcio italiano. Prima di noi avevano vinto sempre la Juventus e il Milan. Poi con il nostro arrivo è cambiata la storia e abbiamo permesso anche agli altri, quelli che abitano vicino a noi, di poter fare altrettanto (ride, ndr). Ho tanti amici a Roma. Sono sicuro che un giorno allenerò la Lazio, perché così è la vita. Come mi è capitato di tornare a un club come l’Atletico Madrid, dove sono stato e ho dato l’anima per far bene, così mi è successo e succederà alla anche alla Lazio. Se ho la certezza di tornare? Sicuro! Sono convinto che, in tutti quei posti in cui sono passato da giocatore, tornerò. È la mia vita, perché sia nel calcio che nella vita mi comporto allo stesso modo”. Impossibile non tornare su quello Scudetto incredibile, vinto grazie al successo del Perugia su un campo ai limiti della praticabilità. "Il momento più bello è stato aspettare il finale di Perugia-Juventus nello spogliatoio, il 14 maggio del 2000. A pensarci ancora oggi mi viene la pelle di gajina (trad. «d’oca»). È stato incredibile, perché sapevamo che ce l’avremmo fatta. Noi eravamo convinti che qualcosa sarebbe successo, perché meritavamo quel titolo. Rimpianti? La Champions, senza dubbio. Avevamo una squadra che poteva fare meglio. Quell’anno abbiamo vinto lo scudetto, la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, ma abbiamo perso la Champions League contro il Valencia. Andammo a giocare in Spagna con tanti giocatori infortunati e non ci voleva. Abbiamo vinto tantissimo, tutto: meno la Coppa dei Campioni. Forse, avremmo potuto vincere qualcosa in più”. Infine una battuta su Mancini, allenatore dell'Inter che proprio domenica sera incrocerà i biancocelesti, e una promessa al popolo laziale, quello che ancora oggi lo ricorda con orgoglio. "Tornerò alla Lazio, è solo questione di tempo. Oggi sono felicissimo all’Atletico Madrid, ma la vita è lunga e un giorno sarò lì con voi, vestito tutto di nero, come piace a me. Mancini? È una persona diversa da tutti e ha un carattere forte, che ha dovuto modificare poco per passare da giocatore ad allenatore. Lui ti fa capire subito quello che sente, è molto sincero. La sincerità è il modo migliore in cui manifesta la sua personalità. Sapevo che sarebbe diventato un grande allenatore, già si vedeva in campo. Era molto vicino a Eriksson, parlava molto con lui e sapevamo che erano in grado di capire cosa succedesse alla squadra. È diventato subito il secondo del mister, poi da allenatore ha allenato anche noi. Gli ho rubato molte cose, perché mi piaceva come si comportava".