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ESCLUSIVA - Baronio, il re di Supercoppe: “Che soddisfazione battere l’Inter di Mourinho. Biglia? Tra i migliori al mondo"
mercoledì 5 agosto 2015, 11:45Esclusive
di Daniele Rocca
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Daniele Rocca-Lalaziosiamonoi.it

ESCLUSIVA - Baronio, il re di Supercoppe: “Che soddisfazione battere l’Inter di Mourinho. Biglia? Tra i migliori al mondo"

Una la possono vincere tutti. La seconda è un motivo d'orgoglio. Ma la terza? Tre come il numero perfetto. Tre come le Supercoppe da annoverare nel proprio palmares. Tre, ma dal sapore molto diverso. Ognuna con un retrogusto particolare, dall'amaro al dolcissimo. La prima arriva nel 1998, fine agosto. Un gol allo scadere di Conceição regala alla Lazio il suo primo super titolo. Roberto assiste al successo dei compagni dalla panchina, era poco più di un ragazzino. Per il bis basta aspettare un paio d'anni. La vittoria in goleada contro l'Inter, Baronio la vede in televisione: non c'è spazio per lui in quella squadra di extraterrestri. Nel frattempo, il giovane regista va a farsi le ossa in giro per ltalia, quando torna alla base è un uomo pronto a guidare i compagni con il piglio del veterano. La battaglia contro l'Inter di Mourinho, il trionfo per cui verrà ricordato. Intervenuto in esclusiva ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it, Roberto Baronio ha ripercorso le tappe fondamentali che hanno portato a quella vittoria storica. Un'impresa che la squadra di Pioli dovrà imitare nella sfida contro la Juventus.

La Lazio si appresta a disputare una finale di Supercoppa Italiana senza avere i favori del pronostico dalla sua. Tu che hai vinto ben tre trofei di questo tipo e hai battuto l’Inter di Mourinho, cosa pensi possa fare la differenza in una partita del genere?

"Si parte dal presupposto che è una finale, in queste partite sulla carta c’è sempre una squadra che parte favorita come quando noi abbiamo affrontato l’Inter di Mourinho. Sono gare dove bisogna saper gestire la tensione per ribaltare il pronostico. Può succedere un po’ di tutto. Dipende da come ci arrivi sia dal punto di vista fisico che psicologico. Bisogna arrivarci carichi al punto giusto".

La Supercoppa di Pechino è l’unico trofeo che Mourinho ha perso nella sua parentesi italiana. Che emozione è stata battere lo Special One?

"Un'emozione incredibile perché è stata una vittoria insperata. Poi è normale che noi abbiamo giocato per vincere, sapevamo di affrontare una squadra fenomenale. Non potevamo sapere che avrebbe raggiunto i traguardi che tutti conosciamo. C’è stata ancora più soddisfazione quando loro hanno vinto il triplete".

Rimanendo sulla finale del 2009, sul secondo gol, quello di Rocchi, Mauri inventa un assist incredibile. Quanto si sentirà la sua assenza negli schemi di Pioli e anche all'interno dello spogliatoio biancoceleste?

"Stefano ha fatto vedere, soprattutto l’anno scorso, la sua importanza nella Lazio. Ha delle caratteristiche molto particolari che lo rendono unico nel suo genere. A me dispiace perché la Lazio perde un amico. Purtroppo siamo stati abituati che nel mondo del calcio queste cose sono sempre più ricorrenti".

Per un Mauri che se ne va, c’è un Biglia che rimane. Quanto è importante trattenere un giocatore del suo calibro? Sei d’accordo con la scelta di eleggerlo capitano?

"Io penso sia fondamentale. L’asse centrale di questa squadra, con la permanenza di Biglia, è rimasto intatto. Anche con il recupero di Gentiletti, diventa determinante trattenere un giocatore che è diventato titolare con l’Argentina. Al momento è uno dei migliori centrocampisti al mondo ed è un bene che ce l’abbia la Lazio. Per quanto riguarda il discorso capitano, sono valutazioni che fa l’allenatore. Se Pioli ha giudicato che questa fosse la mossa migliore per il gruppo ha fatto bene a prendere questa decisione. Non entro nel merito".

A proposito di protagonisti di quella partita. Tu hai giocato un match incredibile anche se sei dovuto uscire dopo un’ora ed eri tra i più 'vecchietti'. In panchina nell’Inter c’era un certo Mario Balotelli. Che idea ti sei fatto di lui vedendolo giocare? Secondo te potrebbe essere una buona mossa portarlo alla Lazio?

“Vedendolo sempre da avversario, anche considerando i problemi che ha avuto fuori dal campo, è un giocatore che va gestito in un certo modo. Io sinceramente alla Lazio non lo prenderei perché Pioli fino ad ora ha costruito un giocattolino perfetto e l’arrivo di Balotelli potrebbe portare nello spogliatoio qualche squilibrio anche nell’assetto di gioco. Non è un caso che stia attraversando un momento abbastanza negativo della sua carriera, nonostante le sua qualità siano fuori discussione".

La tua esperienza da calciatore si è chiusa ormai da qualche anno, le tue soddisfazioni te le sei tolte. E continui a far parlare di te anche da allenatore. Da poco sei stato designato come tecnico dell’Under 18 e vice dell’Under19. Che cosa hai pensato quando è arrivata la chiamata? Che idea ti sei fatto di Murgia e Palombi?

“Se è arrivata la chiamata dalla Nazionale lo devo ai tre anni che ho fatto al Futbalclub, soprattutto gli ultimi due in cui abbiamo vinto il titolo regionale. Questa esperienza mi ha consentito di farmi conoscere e far girare il mio nome. Se è arrivata la chiamata da parte di Antonio Conte evidentemente gli sono arrivate buone voci sul mio conto. Il merito comunque rimane dei miei ragazzi. Murgia e Palombi? Hanno dimostrato ampiamente il loro talento, fare un altro anno in Primavera può solo fargli bene. Dopodiché starà alla società farli andare a giocare tra i professionisti trovando la destinazione più giusta per loro. Poi c’è Guerrieri che ha fatto grandissime cose e io personalmente lo avrei mandato in prestito a farsi le ossa. Meglio giocare con continuità che rimanere un anno fermo. Anche se capisco sia gratificante fare il terzo alle spalle di Marchetti e Berisha”.

Esperienza al Futbolclub che cosa ti ha insegnato a livello di allenatore? Da quella squadra la Lazio ha preso Bernardi e Impallomeni per la Primavera. Che cosa ci dici sul loro conto?

“Dopo aver smesso di giocare non pensavo di fare l’allenatore. Poi è capitata questa occasione e volevo vedere come mi trovavo sul campo. Devo dire che mi piace tantissimo, e mi godo questo lavoro ogni giorno che passa. Penso che farò questo da qui in avanti. Mi piace conoscere nel dettaglio i ragazzi, perché l’allenatore non è solo quello che ti insegna a calciare il pallone. Ripeto, se sono arrivato in Nazionale devo dire grazie ai miei giocatori, tra cui Alessio Bernardi e Luca Impallomeni. Quest’ultimo nella prima amichevole della Primavera ha anche segnato e sono molto orgoglioso di lui”.

Ma allora avrai fatto un pensierino anche alla panchina della Lazio?

"Se devo pensare alla Lazio devo pensare ad una grande panchina. È ovvio che il sogno è quello di arrivare più in alto possibile, mi piacerebbe è ovvio. Però piano piano, preferisco fare esperienza, senza prendere la strada principale. Si rischia solo di rimanere scottati. Per il momento allenare la Lazio rimane un sogno, sarebbe bellissimo". 

Che tipo di campionato ti aspetti in senso generale e come collochi la Lazio in un’ipotetica griglia di partenza? Il mercato è stato all’altezza per ripetere la stagione passata?

“La Lazio la colloco sempre nello stesso modo, su per giù come lo scorso anno: tra le prime tre. Rispetto alla scorsa stagione Inter e Milan si sono rinforzate, mentre la Juventus ha perso tanto. Tevez, Pirlo e Vidal erano praticamente mezza squadra, senza però togliere nulla agli ultimi arrivati, sono giovani di prospettiva. Poi sono curioso di vedere il Napoli di Sarri e la Fiorentina. Saranno in sei squadre a lottarsi le prime posizioni, anche se con la competizione europea per la Lazio sarà un po’ più difficile riconfermarsi sui livelli della passata stagione. Non so se gli acquisti possano essere sufficienti: un po’ perché conosco poco sia Kishna che Milinkovic, anche se se ne parla un gran bene. E poi perché quest’anno sono tre le competizioni da affrontare. Negli ultimi anni siamo stati abituati a questo tipo di mercato, sono curioso di vedere la Lazio all’opera”.