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Cosa significa per voi la maglia della Lazio? Ecco tutti i vostri messaggi: "Non sei tu che la scegli... è lei che sceglie te!"TUTTO mercato WEB
sabato 25 aprile 2015, 17:45News
di Stefano Fiori
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Lalaziosiamonoi.it

Cosa significa per voi la maglia della Lazio? Ecco tutti i vostri messaggi: "Non sei tu che la scegli... è lei che sceglie te!"

Un Olimpico interamente colorato di biancoceleste, gli spalti che si fanno cielo. Il colpo d'occhio sarà da pelle d'oca e occhi lucidi. La sfida di domenica contro il Chievo è alle porte, con lei l'attesissimo Maglia Day. Tutti allo stadio con la maglia della Lazio: questo l'invito del club, questo l'appello che almeno 50 mila spettatori - magari anche di più - non vedono l'ora di mettere in pratica. Che sia la casacca di quest'anno o quella di dieci anni fa, che sia l'ultima maglia-bandiera o quella primigenia degli anni '80, non conta. L'importante è dipingere gli spalti con i colori della prima squadra della Capitale

Lalaziosiamonoi.it vuole avvicinarsi con voi al grande evento. Per questo vi abbiamo chiesto di spiegarci che significato ha, per voi, la maglia della Lazio. Le emozioni che vi trasmette, i ricordi più belli a cui siete legati, le gioie che hanno scandito la vostra vita. Vi abbiamo chiesto di inviarci i vostri pensieri tramite il nostro indirizzo e-mail, ci avete scritto in centinaia! Non solo da Roma, ma da tutta Italia. E c'è anche chi ci ha contattato dalla Svezia! Di seguito, potete leggere tutti i messaggi che ci avete spedito. In fondo, abbiamo riportato la lettera integrale che ci ha inviato Danny, un tifoso laziale delle Marche.

ECCO I VOSTRI MESSAGGI

- "Che significato ha per me questa maglia? Significa stupore, gioia, amore puro, che vedevo negli occhi dei miei figli, quando bambini li portavo allo stadio con indosso la maglia sopra ai cappotti.... Lo stesso amore che vedo nei loro occhi ora che sono due ragazzi con la maglia tatuata sulla loro pelle e con la stessa gioia quando insieme entriamo allo stadio"
Tiziana

- "Indossare la maglia bandiera di mio padre, quella degli anni '80, quella della squadra dei meno nove è come sentirsi tutta la storia della Lazio addosso. Indossare quella maglia lo senti come un dovere, per portare avanti quella lazialità che nella mia famiglia si tramanda di padre in figlio, partendo da mio nonno che adesso non c'è più. Ed io, che ho 18 anni, ho capito che la Lazio è molto più che una squadra di calcio, è uno stile di vita, è una gioia ed un orgoglio, il nostro vanto!
Quando vado allo stadio, guardando quella splendida curva, il volo dell'aquila e cantando a squarciagola insieme ad altre migliaia di voci... beh, non c'è una sola volta che la MIA LAZIO non mi faccia emozionare!!"
Francesca Piersanti da Lanuvio (RM)

- "La maglia della Lazio per me è semplicemente LA SECONDA PELLE!!!"
Mattia

- "La mia vita per Lei. Siamo una famiglia, siamo la SS LAZIO! Paura di nessuno! Vivo 24 ore su 24 per questa gloriosa società, spero un giorno di poter andare all'Olimpico, è il mio sogno"
Greg

- "È il cuore che batte al suo interno"
Valeriano

- "Un bambino di 10 anni che a Lazio-Vicenza a pochi minuti dalla fine piangeva, ma grazie allo stellone oggi ha tramandato ai propri figli il senso dell'onore e dell'appartenenza che solo quella maglia può dare"
Peppe

- "Potrei cambiare moglie, ma non questi colori"
Umberto

- "Una giornata magica, un derby che profetizzavava la vittoria finale dello scudetto.. Pioveva, dalla mattina brutto tempo di sicuro le aquile non volano con la pioggia. E infatti nel derby la Roma passa subito in vantaggio, gol di Montella sotto la Nord. Le aquile non volano, gli aeroplanini sì. Sembrava tutto scritto e invece un raggio di sole squarcia il cielo, rimane oscurata la Nord, la Sud si illumina e come nelle più belle serate di gala si sale in cattedr: Veron su punizione! Ho visto solo le gocce di pioggia staccarsi dalla rete e cadere giù. Poi solo il boato e il cuore inizia a correre. La Lazio è gioia allo stato puro"
Lidia

- "Forza e onore, gioia e dolore, passione e amore, infanzia e adolescenza, tanti ricordi belli e brutti. Dal 1974 fiero di essere laziale!!!"
Paolo

- "LACRIME di gioia! Basta chiudere gli occhi e rivedere nella mente gol INDIMENTICABILI per i quali mi commuovo ancora oggi.... FIORINI, CHINAGLIA, DI CANIO... La lista continuerebbe all'infinito.... perché 115 anni  di AMORE SINCERO non si possono racchiudere in un  semplice messaggio"
Marco

- "La maglia......
è Tommaso Maestrelli, classe e signorilita'
è Giorgio Chinaglia, forza e tenacia
è Giuliano Fiorini, gioia e lacrime
è Eugenio Fascetti, determinazione e amore
è amore unico di persone uniche che non potevano non essere LAZIALI!!!!!!!
La nostra storia unica... La nostra tifoseria unica... La nostra MAGLIA unica!!!!!!!"
Andrea da Grottaferrata

- "La SS LAZIO, rappresenta la forza di un qualcosa già esistente ed immortale, immune agli attacchi del tempo e alle scelleratezze degli individui, che più volte hanno provato a far propria, una storia che appartiene solo a l'Aquila. Quella splendida Aquila tatuata nel nostro cuore, con un  tatuaggio non visibile a occhio nudo, ma collocato proprio lì, da dove partono le emozioni e l'orgoglio di chi non ha mai amato la massa, né tantomeno omologarsi ad un sistema già scritto.
Tirarsi su, quando la vita ti butta giù, e distinguersi nonostante o malgrado tutto, sono insegnamenti di vita, ed è per questo che sudare, lottare e amare quei colori e quella maglia, vuol dire amare e migliorare se stessi"
Gian Luca

- "Per me significa il vero senso di appartenenza che solo quei colori, quel simbolo e quel nostro modo di essere che ci fa stare uniti nel momento del bisogno. Te vojo bene Lazio mia!"
Walter

- "Significa che è per molti, ma non per tutti. Pensi di essere tu a scegliere Lei, ma in realtà è Lei che sceglie te. Se non sei in grado di saperti rialzare, camminare a testa alta anche nella difficoltà, se non sai combattere e non conosci il valore della Libertà. No, Lei non ti sceglie. Perché essere Laziali è prima di tutto un modo di essere, uno stile di vita e se nasci così quella maglia è semplicemente la tua pelle".
Alessandra da Roma

- "Ricordo da bambino la A.S.Roma lottare nelle zone alte della classifica e la mia esultanza, guardando Teleroma56, che proiettava la lettera "A" celeste come il mare ed il cielo lampeggiante a festa per il nostro ritorno nella serie cadetta. Di lì a non molti anni, crescendo allo stadio e soffrendo, sempre soffrendo per la mia maglia, siamo arrivati a vincere tutto o quasi. La maglia della Lazio per me, oltre ad essere l'amore di un padre per un figlio ed il tramandarsi delle generazioni, rappresenta sofferenza forza coraggio nobiltà classe ed eleganza, rappresenta il nostro popolo"
Gianluca

- "La maglia è parte della mia vita,  intesa come un colore che pulsa e riveste il mio cuore e che non sbiadirà mai, perché sarà sempre irrorato dalla mia fede, dal mio AMORE per questa squadra che si chiama LAZIO!"
Luciano Orsini

- "La maglia della Lazio per me significa Lottare, Sudare e Forza per superare qualsiasi ostacolare!! Significa anche non tradirla mai e sostenerla e difenderla in ogni caso!!"
Andrea

- "Avevo 7 anni quando grazie a mio padre vidi per la prima volta il mio Idolo, Beppe Signori. L'amore per la Lazio era già forte, ma quel giorno in Curva Nord, a 7 anni a cantare insieme a mio padre, non lo scorderó mai. Quando tornammo a casa aprì il baule nel garage e tirò fuori un bandierone con l'aquila stilizzata. Non sapevo che mio padre avesse, chiuse in quel baule, tre maglie, due tute e la bandiera. Fu bellissimo scoprirle! La Lazio non la scegli, viene tramandata e forse lei sceglierà te!"
Mirko

- "Un'amore infinito che non finirà mai!"
Eagle 57

- "La maglia biancoceleste rappresenta per me essere orgogliosi di portare il calcio romano nel mondo, i colori del cielo e il simbolo dell'impero. È una responsabilità essere tifoso della Lazio, perché non la devi tradire mai e ti vengono i brividi ogni volta che la prima squadra della Capitale scende in campo. La Lazio è, inoltre, una tradizione familiare da portare avanti. La Lazio è una fede, soltanto forza e onore!"
Luca da Torre S. Patrizio (FM), ma con un gran cuore a tinte biancazzurre

- "Quella maglia non è solo un pezzo di stoffa. Quella maglia è Roma!"
Giulio

- "La maglia della Lazio significa amore, senso di appartenenza, gioie, emozioni uniche e indiscrevibili. La maglia della Lazio è vita e non esiste cosa più bella!"
Fero Curva Nord

- "Sicuramente la cosa più bella che mi potesse capitare"
Maurizio

- "La maglia della Lazio è il battito in più, il fiato sospeso, il pianto e la più alta gioia. È emozione sincera"
Antonio

- "Indossata in campo da mio figlio di 6 anni in allenamento, unico laziale della sua squadra, m'ha fatto pensare all'orgoglio, alla fierezza, alla dignità e alla contestuale umiltà di chi l'ha sempre portata. Quando m'ha detto "oggi guardami quando segno con questa maglia", per poco non svenivo. La lazialità m'è nata spontanea. Unico laziale della famiglia, la sto tramandando a mio figlio"
Davide

- "Per me la maglia della Lazio è tutto, perché i cognomi vanno e vengono, ma la maglia rimane e rimarrà sempre"
Alessio Mazzarella 

- "La maglia della Lazio per me significa Onore, Tradizione, Orgoglio e Distinzione, uno Stile di vita, Sentimento ed Emozione. Da sempre è la mia seconda pelle, la lascerò a mio figlio. E' il mio più Grande Amore!!"
Danielone

- "Cosa significa la maglia? Un amore che nessuno potrà nemmeno lontanamente capire. E' come essere avvolti da una splendida magia e sentirsi invincibili di fronte a tutto!!!!" 
Salvatore

- "Mio nonno era della Lazio, nato a settembre del 1917, quindi non poteva fare altrimenti, e ha propagato a me l'amore per questi colori"
Guido Marchi

- "Tradizione, quella che va da padre in figlio. Emozioni, quelle che mi fanno rabbrividire ogni volta che la vedo. Orgoglio, quello che provo avendo l'aquila tatuata sul mio corpo, pronta a ricordarmi di far parte di una grande famiglia chiamata SS LAZIO!"
Jason

- "La maglia con i colori del cielo, alzo gli occhi e vedo mio padre, mio nonno, poi li abbasso e vedo Andrea e Giancarlo i mie figli. Di Padre in Figlio per sempre"
Francesco

- "Quella della Lazio non è una maglia, ma una seconda pelle attaccata fino in fondo all'anima, che non ti lascerà mai ovunque andrai"
Alessandro

- "Per me significa maestosità... è una seconda pelle"
Andrea

- "Per me la Lazio significa famiglia perché, anche se non ci conosciamo tutti, c'è una cosa che ci accomuna: la Lazio. Penso tutti i giorni a lei e la sera prima di andare a dormire sento sempre gli inni della mia Lazio per andare a dormire felice e penso: potevo essere della Riomma, che disgrazia..."
Beatrice da Frosinone

- "Per me significa far battere forte il cuore e poi la maglia-bandiera è da brividi!!!!! Erano anni tosti quando uscì quella maglia, ma vissuti sempre con il grande amore per i nostri meravigliosi colori biancocelesti!!!!!"
Fabio

- "Per me la maglia della Lazio significa una gioia e un emozione che porto dentro fin da quando ero nella culla"
Daniele

- "A dodici anni ero a Napoli a vedere lo spareggio per rimanere in Serie B. Grazie al mitico Poli ci siamo riusciti con quella maglia addosso, quindi per me rappresenta il sagrificio la passione e soprattutto il non mollare mai.... ho i brividi".
Emiliano

- "Da sempre sono della Lazio. Vengo dalla Lazio povera di Lenzini con Renato Gei allenatore e D'Amico 18enne. Mi sono sempre emozionato anche in Serie B. Ancora oggi a 65 anni a vedere la nostra maglia. E' lacrime, gioia, emozione".
Romano

- "Per me la maglia della Lazio ha sempre significaco purezza per il suo colore e fierezza per il simbolo che la rappresenta, il massimo per me. Un abbraccio a tutta la redazione de Lalaziosiamonoi".
Davide da Prato

- "Per me è un tuffo nel passato, ero cosi innamorato di quella maglia che me la feci tatuare sul braccio negli anni '80.
Ora vederla di nuovo in campo, mi fa rivivere sensazioni stupende. Questa maglia farà innamorare di nuovo moltissime persone. E per loro che la indossano dovranno averne molto rispetto. Sarà la spinta in più per il popolo LAZIALE"
Pet

- "Ho avuto la fortuna di vivere a Roma i primi 8 anni della mia vita fino al 1978. Anni ruggenti. Mi sono innamorato subito di quei colori e di quel modo di essere... da laziali! Poi le vicende della vita mi hanno portato lontano. Ma questo non ha minimamente scalfito la mia fede. Ora a 44 anni mi guardo indietro e ripenso all'epopea cragnottiana, all'orgoglio che provavo quando Simeone ad ogni gol indicava il suo nome sulla maglia volgendo la schiena verso i tifosi. Al gol di Vieri in finale. Alla grandissima Lazio che siamo stati per troppo poco tempo. Alla splendida Lazio di oggi che promette di diventare meravigliosa. Ma ricordo anche e con orgoglio gli anni bui, il rigore sbagliato da Chiodi, la salvezza di Pisa, la meravigliosa coreografia di un derby in un'annata da lacrime e sangue. SOLO I VILI E I MEDIOCRI CONOSCONO LA SCONFITTA... NOI SIAMO GRANDI E RISORGEREMO!! Che forse, più di ogni altra cosa, ha rappresentato nel mio animo l'orgoglio biancoceleste. La Lazio non è semplicemente una squadra di calcio, non si parla di vincere o perdere. La Lazio è qualcosa di più, va oltre. Non ha bisogno di vincere per essere la migliore, con quello scudetto (lo stemma) perennemente impresso nel cuore. La Lazio è il suo tifo con tifosi che finalmente si sono ridestati per tornare ad essere meravigliosi ed inimitabili, come per molti anni hanno saputo dimostrare al mondo intero".
Stefano da Belluno

- "Papà mi aveva messo Paulo Roberto come secondo e terzo nome, voleva che diventassi un romanista... Ma io gli ho fatto lo scherzo più bello e quando vidi in televisione la maglia più bella del mondo, con i colori del cielo, me ne sono innamorato. Dal 1989 ho scelto di vivere al fianco della mia Lazio e di starle vicino in Curva Nord e in giro per l'Italia! Una continua emozione che oggi trasmetto a mio figlio Alex che mi segue indossando la sua maglia numero 9"!"
Alessio

- "Gran parte della mia vita. Un amore eterno pieno di ricordi. Da quando nel  1974/75 entrai negli spogliatoi di Ascoli con mio zio che era poliziotto, e Giorgione mi disse: "Ragazzi', tu che ci fai qua?!". Gli risposi: "Sono della Lazio".
Maurizio

- "Sono laziale dal 1999, il che significa che la Lazio è tutto per me! Cerco ogni giorno di reclutare nuovi sostenitori qui a Stoccolma"
Lamin dalla Svezia

- "Una seconda pelle, essere avvolti da un brivido di commozione"
Bruno

- "La maglia come la fede rappresentano un segno di distinzione del quale ne vado fiero. Un giorno passeggiavo per Milano, dei bambini lanciano il pallone fuori il recinto  della scuola, mi chiamano chiedendomi di lanciargli la palla e poi mi chiedono: 'Signore, signore, di che squadra è?'. Io fiero rispondo. "Della LAZIO!". Loro stupiti, si guardano ed esclamano: "Della Lazio ?!". Ed io fiero come non mai: "Sì, la prima squadra della Capitale!"
Federico

- "La maglia della Lazio per me è... immenso amore. Come ľamore che prova mio padre e che suo padre gli ha tramandato. L'immenso amore per la Lazio che io oggi sto insegnando a mio figlio"
Giovanni Della Ragione da Anzio

- "L'onore di appartenere a questa grande squadra!"
Cesare Ponturo da Taormina (Me)

"Ho 48 anni e sono tifoso della Lazio fin da bambino, quando nel 1974 passando per Tor Sapienza vidi le bandiere della Lazio sventolare e fu Amore. Questa maglia rappresenta per noi laziali anni di gioie di battaglie sportive sui campi di calcio, una maglia indossata da grandissimi campioni che hanno fatto la storia della Lazio, povera di trofei ma ricca di emozioni indelebili"
Roberto

- "Emozioni forti ogni volta che la indosso, ma l'emozione più forte è vederla sulla pelle di mio figlio di 7 anni.... Di padre in figlio, 30 anni dopo!"
Orlando77 & Michele07

- La maglia della Lazio per me significa che... "chi tifa Lazio nun more mai"
Gianni

- "Essere LAZIALE significa avere per me un forte senso di orgoglio e di dignità per una maglia che più di tutte rappresenta la Capitale. Nonostante sia di Bari, seguo la squadra spesso a Roma, ogni volta che entro allo stadio mi sento accolto da gente che ama la Lazio senza limiti"
Rocco

- "La maglia della Lazio per me è famiglia! Ricordo ancora il giorno in cui, a 5 anni, mio nonno e mio padre mi misero addosso la maglia celeste e mi portarono allo stadio facendomi innamorare di quei colori. DI PADRE IN FIGLIO non è solo una semplice frase ma l'essenza della Lazialità che si incarna in quella maglia"
Simone

- "La maglia della Lazio per me è una seconda pelle, solo  i veri laziali tramandati dai Nonni e dai Padri possono capire cosa significa!!! Forza Lazio" 
Marco Federici

- "La Lazio è dentro di me, domenica sarò allo stadio ma potrei entrare anche a dorso nudo: la Maglia è la mia pelle, da sempre!! Forza Lazio!!"
Max, un laziale di Livorno

- "Rappresenta uno stile di vita, il senso della domenica, il dimenticare i tuoi pensieri e gioire ad ogni gol come se nient'altro nella vita contasse realmente. La Lazio è vita!"
Emanuele da Napoli, ma pazzo della prima squadra della Capitale 

- "Significa stare a festeggiare il compleanno di mia figlia e alle 18.04, anziché soffiare sulle candeline, precipitarsi per le scale verso la macchina per andare ad aspettare i Campioni D'Italia al Circo Massimo"
Giuseppe

- "Abitare al Nord, ribadire con fierezza io sono laziale, amerei la Lazio anche se il calcio sparisse. Non essere banale è non tifare una squadra a strisce verticali"
Fabrizio

- "La mia prima maglietta della Lazio che è della stagione 2011-2012, quella maglia regalata dal mio nonno lazialissimo che con amore mi ha trasmesso la sua passione, quella maglietta che indosso sempre quando vado allo stadio, quella maglietta che ho anche portato al derby del 4 marzo 2012, il mio primo derby. La maglia della Lazio è qualcosa di unico che ti rende orgoglioso di indossarla, soprattutto nei momenti più speciali della tua vita"
Valerio Cotoloni

"È il simbolo della storia, infatti è il simbolo dell'impero"
Ale

- "È un'emozione unica, un segno di appartenenza ma soprattutto uno stile di vita!!"
Luigi

- "Sono una romagnola di Cesena, biancoceleste nell'anima, nel cuore, da sempre. Non ho una maglia ma non importa, perché' domenica mentre seguirò la mia amata LAZIO, tutto nella mia casa sarà BIANCOCELESTE!!!!!!!!!!!!!!!"
Marzia

- "Ho 51 anni... la Lazio è l'unica costante della mia vita grazie a mio fratello più grande. Continuerà dopo di me con mia figlia. Avanti Lazio"
Massimo

- "Io l'amo, sempre l'ho amata e sempre la amerò e continuerò ad insegnare questo ai miei figli come mio padre ha fatto con me. E posso dirvi che la lontananza e le ristrettezze economiche del momento non indeboliscono ma accrescono, rafforzano l'amore per la LAZIO! Vivo di LAZIO!!!!"
Marco

- "La maglia della Lazio negli anni 70/80 per me, che avevo gli amici tutti della Roma, era l'emblema dell'appartenenza. Quei colori urlavano... LAZIO!"
Egidio

- "E' il simbolo di famiglia. Mio Nonno, mio Padre, mia sorella, mio Zio, mio Figlio, mio nipote e i miei cugini (no i romanisti)"
Marco

- "Significa... Giuliano Fiorini che corre impazzito sotto la Nord!"
Marco

- "Significa amore, gioia, passione, dolore, sacrificio, felicità, amarezza. In una parola, la VITA!"
Simone

- "La maglia della Lazio è una compagna di vita che con la sua storia gloriosa ti fa superare tutti i momenti, belli e brutti,  della vita"
Federico 

- "L'unica cosa che ha il potere di cambiare il corso della giornata"
Una tifosa da Pescara

- "La maglia della Lazio è la mia seconda pelle,con lei addosso non ho paura di niente e riesco ad affrontare ogni problema in maniera migliore, mi dà la forza di andare avanti ogni giorno e di non abbattermi davanti alla difficoltà, come la nostra storia ci insegna! È la mia vita e non riuscirei ad immaginarne una senza di lei.."
Valeria

- "La maglia della Lazio è per me una seconda pelle, è il calore degli affetti più  cari, è la forza che unisce migliaia di cuori, è una storia centenaria che si rinnova ogni anno, è l'emozione che ti assale quando in un luogo lontano incontri un altro folle che la indossa e lo abbracci come fosse tuo fratello, perché quando la indossi non sarai mai solo... perché  "co' sta maglia addosso non c'ho paura de niente!"
Marco

- "La maglia della Lazio rappresenta la Tradizione della mia Famiglia, il celeste del cielo, il bianco delle nuvole, rappresenta ricordi ed emozioni. È la mia eredità"
Paolo

- "La maglia della Lazio è onore, gloria, storia, amore, gioia, bandiera, patria nostra, fantasia. Insomma, è spavalda di essere"
Rossano

- "La prima volta che la indossai, tornavo dalla scuola ed entrando a casa posai la cartella in cameretta e vidi questa maglia appesa alla stampella. Soltanto a vedere quei colori mi era venuto un nodo alla gola per la gioia. D quel giorno ero entrato a far parte della GRANDE FAMIGLIA della S.S.LAZIO. E' UN'EMOZIONE UNICA, LAZIALI CE SE NASCE........
Ringrazio ancora oggi mio padre, anche se sta lassù insieme al MAESTRO, de avemme fatto diventà laziale! SO' BRIVIDI FORTI E UNA  VOGLIA DI GRIDARE DAJE LAZIO!!!"
Federico del Trullo

"Da mio nonno a mio padre ed ora a mio figlio. La più nobile eredità per i miei nipoti. Passato presente e futuro di un immenso amore"
Paolo

- "La maglia è qualcosa di speciale, qualcosa di emozionante. Sono brividi che solo quella maglia sa dare. Ogni laziale la deve avere perché quella maglia è la storia di una società piena di orgoglio"
Marco

- "Brividi forti!!!"
Domenico

- "Per me è uno stile di vita inconfondibile fatto di rispetto di amore, è tramandare a mia figlia ciò che mio padre ha insegnato a me nel lontano 1974 in quel Lazio-Cagliari, mia prima partita all'Olimpico"
Mario

-  "Mi ci sveglio la mattina, la penso e la cerco tutto il giorno, la sogno la notte. In poche parole, è AMORE!"
Daniele

- "E' gioia, è un emozione unica,è versare lacrime di gioia e di dolore ,soffrire per lei, è licenziarsi dal lavoro per lei, è litigare con il tuo ragazzo per lei, è non dormire la notte pensando alla partita del giorno dopo Tutto questo per lei, tutto questo è solo amore vero!!!!"
Roberta

- "La maglia con i colori del cielo da sempre mi regala un sentimento di grande passione per la mia Lazio. Dalla prima ricevuta in regalo con l'8 di Re Cecconi, biondo come me, all'ultima comprata, quella bandiera con l'11 che aveva sulle spalle Bomber Fiorini il giorno di Lazio-Vicenza. Un bacio al cielo per loro e per tutti gli angeli con la nostra maglia che tifano per noi in Paradiso"
Riccardo Coratella

- "Cosa significa per me la maglia della Lazio? L'immenso!"
Claudio

- "È la maglia di chi non molla mai, è la maglia di chi dopo esser caduto tante volte riesce a rialzarsi sempre una volta in piu, è la maglia di chi lotta ,è la maglia che non tutti capiscono ma che proprio per questo è speciale"
Damiano

- "E' un'emozione unica... è la storia!"
Giovanni da Napoli, ma gran tifoso laziale

- "La Lazio è un'idea, un sentimento, una fede, imprigionata... in pensieri di libertà"
Auro

- "Per me significa amore nel bene e soprattutto nel male"
Gianluca

- "La maglia della mia Lazio mi accompagna in ogni piccolo momento della mia vita, da 22 anni affronto ogni cosa con la maglia della Lazio stampata sul cuore! Ricordo ancora adesso quando la Lazio si giocava la permanenza in Serie A a Livorno, oppure quando si rischiava la Serie B con Calciopoli! Il mio ricordo più bello è senza dubbio il 26 maggio, sono stato un mese senza mangiare, dormivo poco... Questo tutto per la mia vita, la SS LAZIO!"
Marco

- "La fede eterna"
Italo

- "Da quando portavo i pantaloni corti tifo per Zia Lazio, si avete letto bene, la sorella della mamma! È una creatura celestiale, gentile e molto bella. Me ne sono subito innamorato. Ha tratti delicati e non è zoticona come i nostri 'cugini'. Da anni cercavo e chiedevo: perché la Lazio non si rimette quella bellissima maglia con l'aquila stilizzata che nemmeno uno stilista come Valentino avrebbe potuto disegnare in modo così appropriato?  E quando ti innamori della Lazio, della sua gloriosa maglia, gioisci con Lei e ti intristisci con Lei, perché ormai fa parte di te per sempre"
Bruno

- "La maglia della SS LAZIO 1900 per me rappresenta lo zio grazie a cui sono Laziale, i miei migliori amici, la donna che amo più della mia vita e Marco Valerio, il figlio che con lei ho avuto"
Cristiano

- "Emozioni. Semplicemente questo"
Ale

- "La maglia della Lazio è come una seconda pelle, uno scudo impenetrabile, è un super potere per 'sconfiggere gli attacchi (offese e malelingue di chi è invidioso della Lazio) dei nemici' . La maglia della Lazio, per me, è quella con il numero 13... quella che indossava il mio mito e capitano (Nesta) quando ero bambino. La maglia è come la fede che si indossa in un matrimonio... un matrimonio con la propria fede laziale, fatto di Lazialità sfrenata, Amore incondizionato per la maglia, la società e chi la indossa, dimostrazione di fedeltà e amore anche davanti alle difficoltà e alle sconfitte, Immensa gioia per ogni gol e, soprattutto, Onore di indossare una maglietta così importante. Questa per me è la maglia della Lazio"
David Marconetti

- "Significa vivere una vita parallela splendida e difficile, ridere e piangere da solo o in mezzo ad una curva, vuol dire raccontare ai miei figli una o mille storie di imprese e di cadute sempre incollati alla radio o alla tv fino al triplice fischio anche se vinci quattro a zero perché la nostra storia ci ha insegnato che nulla e' dato per scontato se tifi Lazio, le storie della gente Laziale tutte diverse ma tutte uguali, bandiere piegate in un cassetto e sfiorate con la mano ogni tanto o messe intorno al nuovo arrivato prima della foto come un battesimo indelebile a marchiare il proprio cammino, il proprio destino... Laziale a vita... una vita da indossare come una maglia, come la nostra Maglia"
Gianni

"Amare i colori del cielo vuol dire provare un sentimento per un qualcosa di così grande da riuscire a farti gioire nel bene e soffrire nei giorni più grigi,ma è nei momenti più bui che quest'amore ti dà la forza di reagire e sostenere ancor di più la passione di una vita per diventare sempre più grandi"
Davide da Tuscania

"Per me la maglia del -9 rappresenta una vittoria, perché anche partendo con quell'handicap ci siamo salvati comunque. Quindi sempre e comunque forza Lazio!"
Nello Francesco Farina

- "I colori del cielo.. il volto dell’aquila, indomito simbolo di un impero. Un amore che dà dolore, un dolore che è amore. Una fede che nessun dubbio potrà mai scalfire. Per quanto potrà essere forte il nostro avversario, come i pellerossa si dipingevano il simbolo dell’aquila sul petto per incutere terrore nel nemico, noi, oggi, ripetiamo lo stesso rituale. E la paura non esiste fin quando avremo l’aquila tatuata sulla pelle".
Vinicio

Ed ecco la lettera di Danny

Sinceramente non so da dove cominciare, sono qui davanti a questo foglio che scrivo, cancello, scrivo e ricancello... Talmente bombardato e assuefatto da quello che vorrei scrivere, che vorrei farlo spedito come un treno, ma non riesco a rimanere lucido nemmeno per un istante… So solo che ora, qui seduto, con una sigaretta e un foglio davanti, mentre provo a riorganizzare quel briciolo di sobrietà, ho già le lacrime agli occhi, come sempre mi succede e succederà quando mi chiedono il perché sono Laziale, il perché proprio la Lazio e nessun altro. E allora, se per un attimo decido di fermarmi e riavvolgere il nastro, ecco che gli occhi si gonfiano… si gonfiano perché nella mente scorrono le immagini ormai sbiadite dei 60.000 in trasferta a Napoli per gli spareggi per evitare la C, dell’autostrada del Sole quel giorno inondata di sciarpe biancocelesti, del gol di un certo Sandro Nesta ventenne che ci regala la vittoria col Milan sotto la Nord in finale di Supercoppa, del  Matador, l’unico, vero e inimitabile Marcelo Salas che batte Van der Gouw e fa innalzare in un Luis II impazzito il nome alto in Europa della Città Eterna, della Capitale, il nome di Roma nel mondo. “Il mio più grande rimpianto? Non aver battuto quella che allora era la squadra più forte del mondo, la Lazio”, cosi un certo Sir Alex Ferguson ci definì, un qualcosa che a raccontarlo ora non ci si crede, e invece proprio di noi si trattava. Mentre scrivo ripenso “al Maestro”, perché cosi l’Italia calcistica e non solo chiamava Tommaso Maestrelli, e a quella banda del ’74, la famosa “Banda Maestrelli”, una squadra che ancora oggi riempie il cuore di lacrime di tutti i Laziali e non al solo pensiero. Una squadra appena salita dalla B, formata da gente che si presentava agli allenamenti con pistole e tirapugni ma che in 2 anni prima sfiora e poi vince il primo e storico Tricolore Laziale. “Durante la settimana in allenamento si veniva spesso alle mani, eravamo due bande… Quelli che stavano con Chinaglia e quelli che non stavano con Chinaglia, ma poi la domenica si azzerava tutto e si scendeva in campo per vincere, in quei 90 minuti contava solo quello…”, cosi Vincenzo D’Amico qualche tempo fa ricordava con gli occhi grondanti di lacrime quegli anni.

Mamma mia il Maestro, con il suo stile mai sopra le righe, il suo modo di essere silenzioso ma allo stesso momento cosi assordante, al suo modo di farsi capire con una pacca sulle spalle e con lo sguardo, il suo modo di essere dannatamente Laziale. Ripenso alle immagini, quelle non vissute ma che ho visto, che i Laziali prima di me mi hanno raccontato, trasmesso, mentre rideva e scherzava assieme a Giorgio Re Chinaglia. SìChinaglia, Long John, quello che più di tutti il Maestro ha saputo prendere per mano e condurre alla gloria immensa, quello che il giorno in cui il suo secondo Padre lasciò la Lazio e tutti per quella dannata malattia, dichiarava che la sua storia alla Lazio era terminata, che nulla avrebbe avuto più senso senza di lui, scappando negli States e lasciando così i tifosi orfani in un batter d’occhio del loro più grande vanto, del loro simbolo. Mentre scrivo ripenso alla Lazio del -9, al gol di Fiorini, alla sua pazza e sfrenata corsa in lacrime sotto la Curva come se volesse abbracciare uno ad uno tutti quelli seduti sugli spalti. Fiorini, l’uomo che con un suo gol a pochi minuti dalla termine permise a quella dannata e scapestrata squadra di salvarsi da una quasi scontata retrocessione in C, dopo una stagione travagliata, travagliatissima, iniziata con il -9 dello scandalo calcioscommesse e continuata ancora con il peso delle disgrazie, calcistiche ma soprattutto umane, della Morte del Maestro e l’omicidio “dell’angelo biondo” Re Cecconi, una morte che ancora oggi a raccontarla si fa fatica a credere. Disgrazie che da sempre hanno contraddistinto la Lazio e la sua gente. Un qualcosa che avrebbe segnato per sempre la storia di qualsiasi altra squadra, ma non della Lazio, se non altro non di quella Lazio. Ma dico Lazio e penso anche ai trionfi, non molti, ma tutti e dico tutti sudati, voluti, trovati. Dici Lazio e ripensi a quando nel ‘93 arrivò quel piccolo omino (solo nella statura) di nome Sergio Cragnotti, che si ritrovò nelle mani una piccola squadra e che con il primo acquisto, un certo Paul “Gazza” Gascoigne diede forma e vita ad una Lazio che in 10 anni arrivò, anche se solo per poco tempo, sul tetto  del mondo. Eeeh Gazza, che peccato non averlo visto giocare nemmeno per  5 minuti. Ma chi lo ha visto, chi ad esempio era allo stadio il giorno del suo gol all’ultimo nel Derby,  racconta che uno cosi forse non lo avevano mai visto a Roma. Dici Lazio e ripensi alla finale persa e male con l’Inter,  rimanendo sempre con quel fastidioso dubbio di come sarebbe andata se sotto quei giorni si fosse fatta più attenzione, con una squadra forse troppo appagata dalle continue vittorie e dai festeggiamenti  di quegli anni (Finale Coppa delle Coppe, Supercoppa Italiana, Coppa Italia).

Come non ricordare lo scudetto del ‘99, perso l’ultima giornata quando a 4 giornate dalla fine con 7 punti di vantaggio sul Milan sembrava fatta, perso più per i soliti e troppi errori arbitrali pro Milan e contro Lazio che per demeriti  propri. Ma il calcio come la vita ti dà sempre una seconda occasione, e se quel giorno, che avevo 8 anni e che mi ricordo come fosse ora finii a piangere in bagno, mi avessero detto che solo 12 mesi dopo, in una giornata pazzesca ci fossimo ripresi quello che era nostro non ci avrei mai creduto. Eppure andò davvero cosi. Il 14 maggio 2000 abbiamo vinto lo Scudetto che segnava l’entrata del nuovo millennio, che già solo questo basterebbe per scrivere pagine e pagine di libri di storia. Abbiamo vinto lo Scudetto nello stesso modo in cui lo perdemmo l’anno prima. La Lazio gioca la sua partita, la vince e corre sotto gli spogliatoi ad aspettare notizie da Perugia. Sì, da quella stessa Perugia dell’anno prima, perché anche quello stesso giorno del ‘99, il campionato passava da lì. Il Milan giocava a Perugia, vinse negli ultimi minuti e diventò campione d’Italia. Ma quell’anno 2000 fu anche l’anno dei 15.000 in trasferta a Bologna, l’anno del gol di Simeone al Delle Alpi che riaprì quello Scudetto che già in molti consegnavano agli almanacchi, l’anno e il giorno dell’addio al calcio di uno dei  numeri 10 più forti della storia, Roberto Mancini. Basterebbe quel giorno, quei minuti finali di quel 14 maggio per spiegare alle future generazioni che cosa sia la Lazio per i Laziali. Perché anche quel giorno, con una squadra formidabile alle spalle che da sola sarebbe valsa il trionfo, abbiamo dovuto sperare, soffrire, pregare. Come dimenticare le immagini di uno stadio intero ammutolito in attesa di notizie continue che arrivavano da Perugia e quel  tanto atteso “ sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio 2000, e la Lazio è campione d’Italia” di Riccardo Cucchi, che solo a ricordarlo mi vengono i brividi. Vincemmo quel meritato, storico e romanzesco Scudetto, e quel giorno non solo vinse la Lazio, ma vinsero i Laziali, quei Laziali che poche ore prima si riunirono per celebrare la morte del calcio Italiano dopo i fatti di Torino, quei Laziali sentitesi derubati e stremati dall’ennesimo furto subito, quel gol di Cannavaro in Juventus-Parma 1-0 ingiustamente annullato che di fatto ad una settimana dalla fine chiudeva quasi il discorso. E ora capite perché ancora oggi, a distanza di quasi 15 anni,  sentirci dire “vi regalarono lo Scudetto, noi giocammo in una piscina”, dimenticando come invece andarono realmente le cose, crea in noi un sentimento di goduria mista ad eccitazione che solo chi “indossa” questa seconda pelle può davvero capire a pieno. Giusto per rendere l’idea, anche ora che sto scrivendo mi sono commosso, ancora oggi, 15 anni dopo.  Allora alle nuove generazioni di Laziali, a chi inizia ora ad affacciarsi in questo mondo o a chi per la prima volta va allo stadio, voglio solo dire una cosa. Se scegliete tutto questo, sappiate bene cosa state scegliendo. Essere Laziale significa lottare per ogni cosa, gioire anche e soprattutto per quelle più piccole, significa difendersi tutti i giorni da chi questa maglia da sempre la infanga, la attacca cercando di sminuirla senza sapere. E tutto questo lo dovrete fare da SOLI, perché quando si tratta di Lazio non ti aiuta più nessuno. Ricorda che se hai scelto la Lazio non lo hai fatto per le coppe o gli scudetti, non lo hai fatto per i titoli di giornale. Lo hai fatto solo per Amore. Ricorda che noi siamo quelli degli scudetti persi all’ultimo, quelli che dovettero pagare anche per gli altri il conto del calcioscommesse, quelli a cui ammazzarono Paparelli, quelli che nel ‘95 impedirono scendendo in piazza di vendere Beppe Signori, quelli che Nesta non voleva lasciare il giorno che fu ceduto senza saperlo al Milan, quelli che in quella stessa notte persero anche Crespo, quelli che finirono negli spot della Coca Cola per una coreografia, quelli della Curva Nord, quelli che nel 2003 comprarono le azioni in Borsa della Lazio per salvare il club, quelli che riportarono Di Canio ad esultare col dito alzato come nell ’89 sotto la Sud, quelli che perdonarono a Chinaglia il tentativo di scalata al club, quelli che lo stato ha “dimenticato” a Varsavia, quelli che, me compreso, fecero nottata in bianco intasando di messaggi il numero di Hernanes pregandolo di rimanere a Roma, quelli che il 12 maggio 2014 erano in 70.000 in lacrime allo stadio per ringraziare ancora una volta chi ha scritto la nostra storia, quelli che hanno vissuto il 26 maggio 2013, il giorno in cui tutti noi ci siamo ripresi la Rivincita, in una partita che dura da 115 anni e non solo 90 minuti come in tanti vogliono farci credere. Ricorda tutto questo, ricorda che noi non tifiamo, Noi Siamo, SIAMO LA LAZIO, la Prima Squadra della Capitale. “L’ Aquila è Roma, un simbolo del nostro onore, ovunque sia l’Aquila possiamo dire Roma ha fatto questo”. OSARE, CREDERE SPAVALDI DI ESSERE.
Un Laziale “a na certa maniera” dalle Marche.