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FOCUS - Peruzzi, una storia laziale: dai fasti cragnottiani al baratro. E con Lotito fu guerra...TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
mercoledì 27 luglio 2016, 07:00Editoriale
di Eva Lico
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Eva Lico-Lalaziosiamonoi.it

FOCUS - Peruzzi, una storia laziale: dai fasti cragnottiani al baratro. E con Lotito fu guerra...

Pubblicato il 26/07 alle 17

"Una chiamata dalla Lazio? Se dovesse arrivare, allora vedremo cosa accadrà". Era il 23 maggio e Angelo Peruzzi rilasciava queste dichiarazioni al nostro inviato all'evento "Di Padre In Figlio". Una frase che pareva di circostanza, passata inosservata e che invece dentro di sé nascondeva il futuro di Peruzzi e della Lazio. Un futuro che oggi è presente, realtà, sorpresa. Angelo sarà il raccordo tra il club e la squadra, aiuterà Inzaghi e consentirà a Tare di concentrarsi interamente sul mercato. Peruzzi e la Lazio si ritrovano, dieci anni dopo, a 120 mesi dall'addio al calcio dell'ex portiere che lasciò il biancoceleste dopo sei stagioni, con un terzo posto e una qualificazione Champions che sembrava l'avvio di una nuova era e invece divenne la prima di tante amare illusioni. Addio al calcio, ma arrivederci alla Lazio, perché sul tavolo già allora c'era la proposta di Lotito per entrare nell'organigramma del club: sembrava una formalità, bastava incontrarsi e definire il tutto. Ma il lieto fine venne cancellato da un incontro mai avvenuto, causa ritardo di Lotito all'appuntamento fissato con Peruzzi che, dopo tre ore di anticamera a Villa San Sebastiano, decise che la storia poteva pure finire lì. "Forse Lotito pensa che io sia nulla", disse poi Angelo da Blera, ferito nell'orgoglio da quella mancanza di rispetto. Ma il tempo è medicina infallibile per (quasi) tutte le ferite e allora ecco che dieci anni possono bastare per sancire la pace e ritrovarsi d'amore e d'accordo. 

DAL PARADISO AL BARATRO - Peruzzi riabbraccia la Lazio, la sua ultima squadra da giocatore, quella che insieme alla Juve ha segnato più di ogni altra la sua carriera. In biancoceleste vinse una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia, centrando due volte la qualificazione in Champions e collezionando 226 presenze. Ma soprattutto, da laziale, prese parte alla spedizione Azzurra al Mondiale tedesco, diventando Campione del Mondo nel 2006. Peruzzi è stato riferimento in un momento storico convulso, drammatico. Passò dallo zenit del tricolore appena conquistato, al nadir rappresentato dallo spettro del fallimento. Poli lontani, opposti però raccolti in soli quattro anni. Angelo arrivò in una Lazio stellare, appena laureatasi Campione d'Italia, con in bacheca pure la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana. Visse stagioni di sfarzo, le ultime dell'epoca cragnottiana. Poi la crisi, l'ansia del fallimento, eppure il bel gioco di una squadra sola, guidata in campo dai senatori e in panchina da Mancini. Infine, quando tutto sembrava perduto, l'avvento di Lotito e la lenta ricostruzione. Peruzzi decise di rimanere a Roma, nonostante le offerte non mancassero. Altri tre anni in campo, poi l'addio al calcio giocato e quello che pareva l'inizio di una nuova vita da dirigente con la Lazio. Pareva. Appunto. Ma quel ritardo di Lotito all'appuntamento decisivo fu fatale e separò strade che sembravano indivisibili. Peruzzi visse un anno di relax, vivendo la sua Blera, la caccia nei boschi circostanti e serate passate con ex compagni tra un buon piatto di pasta e un bicchiere di vino. Nel 2008, però, ecco la chiamata di Lippi che lo vuole accanto a sé nella sua seconda era in Azzurro. Dopo il Mondiale in SudAfrica, Lippi si ferma e Peruzzi comincia una nuova avventura come vice di Ciro Ferrara alla guida della  Nazionale Under 21 prima e della Sampdoria poi. L'esonero di Ferrara, arrivato nel dicembre 2012, corrisponde a un nuovo arrivederci di Peruzzi al mondo del calcio.

GUERRA E PACE - Il rapporto con Lotito è stato travagliato, perché il distacco non fu semplice, volarono gli stracci e fu aspra polemica. Il presidente accusò Peruzzi di aver "arrecato alla società un danno sportivo ed economico risolvendo anticipatamente il contratto", decidendo di lasciare il calcio un anno prima rispetto alla scadenza del contratto. Peruzzi rispose per le rime: "Lotito ha la memoria corta e non ricorda che nel contratto era presente una clausola secondo cui potevo rinnovare anno per anno. Avevo comunicato le mie intenzioni già a gennaio, al Milan non sarebbe mai successa una cosa del genere. Peccato perché io volevo continuare nella Lazio da dirigente". Si arrivò allo scontro, con Lotito che non voleva rescindere il contratto e Peruzzi che rispose provocatoriamente: "Se così fosse, andrò in ritiro e lì i medici della Lazio si dovranno arrendere all'evidenza dei miei guai fisici". Poi la rescissione arrivò e le strade parvero separarsi irrimediabilmente. Ma nel tempo, la ferita si rimarginò, tanto che le parole verso l'imprenditore di Villa S.Sebastiano furono via via più dolci: "Lotito è colui che ha affrontato con decisione la parte più estrema della tifoseria e ha risanato i conti in un momento molto difficile. Da questo punto di vista ha fatto grandi cose", riferì a metà 2013 su SkySport. Fino ad arrivare all'ultimo atto, quello andato in scena il 23 maggio. Peruzzi apre a Lotito, che nelle stesse ore incontra Prandelli a Villa San Sebastiano, ma non sa che il suo futuro è tutto lì, nelle parole del suo ex portiere: "Io sono qui, se la Lazio chiama ci penserò e in panchina confermerei Inzaghi altri 10 anni".  Sembravano parole al vento, sono la nuova realtà della Lazio: Inzaghi allenatore e Peruzzi dirigente. Dopo dieci anni, quando sembrava impossibile, bentornato Angelo.