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Le confessioni di Simeone: "Un giorno allenerò l'Argentina. La Lazio il club più forte in cui ho giocato..."TUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
mercoledì 22 marzo 2017, 07:25News
di Saverio Cucina
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Lalaziosiamonoi.it

Le confessioni di Simeone: "Un giorno allenerò l'Argentina. La Lazio il club più forte in cui ho giocato..."

Pubblicato il 21/03 alle 19.31

Si è lasciato andare in una vera e propria intervista fiume Diego Pablo Simeone​. Il tecnico dei Colchoneros​, raggiunto dalle telecamere del noto programma spagnolo El Transistor, ha ribadito ancora la sua volontà di guidare in futuro la nazionale argentina, soffermandosi anche sul suo passato in biancoceleste: “Ripeto quello che ho già detto in passato: mi piacerebbe allenare la Selección, ma oggi non ci sono le condizioni perché questa possibilità si realizzi. L’altro giorno parlavo con Bauza che mi raccontava come lavora. Devo dire che è un ruolo difficile, soprattutto per come sono io. A me piace essere sul campo tutto il giorno, lavorando continuamente ed essere sempre in tensione. E la nazionale questo non può dartelo. Non posso negare però che quando sento l’inno in un Mondiale o in Coppa America, provo delle emozioni forti. Ma è la realtà ciò che conta, e penso che devo migliorare ancora come allenatore. Voglio arrivare a quell’appuntamento con una consapevolezza diversa rispetto ad oggi”. Un pensiero anche al suo connazionale Jorge Sampaoli, in lotta con il Cholo per la conquista del terzo posto della Liga: “Al di là del fatto che sia bielsista o meno, c’è sempre un’idea comune che è quella di voler vincere, e in questo non c’è molta differenza tra di noi. Non lo conosco, non abbiamo avuto modo di salutarci o parlare, ma senza dubbio il suo arrivo ha fatto bene al calcio spagnolo. Ha portato nel Siviglia la sua idea di gioco e ha fatto bene in Champions League”. Poi ecco anche una riflessione sulla sua avventura nella Capitale: “Nella Lazio c’erano giocatori come Veron, Almeyda e Sensini.

Quella è stata una delle migliori squadre, come organico, in cui abbia mai giocato. Iniziai il campionato da titolare, poi ci fu la sconfitta nel derby contro la Roma e da lì giocai solo in Coppa Italia, mentre in campionato solo cinque minuti. Quando entravo però davo tutto. I miei ex compagni mi dicevano “ma come fai ad essere contento di giocare solo cinque minuti?”. Gli risposi “se gioco bene anche solo cinque minuti, poi ne giocherò sei, sette e via dicendo". Quando sei calciatore non devi preoccuparti troppo dell’allenatore. Un calciatore è un calciatore. L’allenatore ti può far giocare o sostituire, ma non può ignorare le tue qualità”. Infine, sulla vita privata: “A casa sono lo stesso di sempre. Vedo le partite, preparo le tattiche e preferisco farlo in casa piuttosto che rimanere tre ore in più al centro sportivo. Cambio i pannolini, ho una bella figlia di sei mesi. Per fortuna ho accanto una persona come Carla che mi capisce. Essere padre da grande è differente rispetto a quando lo sei da giovane. Comprendi di più le situazioni, ma ho avuto la fortuna di avere quattro figli fantastici".