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Giovannelli, II Municipio: “Non esiste legge che vieti la compensazione al Flaminio”
martedì 28 marzo 2017, 07:08News
di Lalaziosiamonoi Redazione
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Gianluca La Penna - Laziofamily.it

Giovannelli, II Municipio: “Non esiste legge che vieti la compensazione al Flaminio”

Pubblicato il 27/03 alle ore 20:26


Gian Paolo Giovannelli, assessore PD all'Urbanistica, Lavori Pubblici, Mobilità, Patrimonio, Personale e rapporti con il Consiglio del II Municipio. Politico di lunga esperienza – ha iniziato il suo percorso personale da consigliere municipale, ha servito i romani anche con la Giunta Carraro con l'allora DC,   subentrando da primo non eletto quando chi lo aveva preceduto venne invischiato nell'indagine che di fatto portò alla fine della Consiliatura del primo cittadino socialista -  quindi tra il 1990 e il 1993 difese strenuamente la Centrale del Latte dai tentativi di privatizzazione, immettendo sul mercato il cosiddetto Latte di Alta Qualità, allora sconosciuto. Proprio per il ruolo ricoperto ora, abbiamo cercato di capire quale possa essere il futuro della Stadio Flaminio, impianto che ricade nel territorio amministrato da Giovannelli. 
 
Assessore, quali sono le competenze del II Municipio sulla creazione di Pier Luigi Nervi?
“Il nostro resta un ruolo marginale, non abbiamo una competenza specifica essendo l'impianto di proprietà del Campidoglio. Attualmente, per quanto ci compete, dal punto di vista ufficiale non esistono progetti, a noi non è arrivato nulla. Anche per questo motivo, ho intenzione di redigere una memoria di giunta o, quantomeno un documento ufficiale, che sproni il Comune e le forze sociali a occuparsi del problema”. 
 
Siete al corrente del bando della Getty Foundation a cui parteciperà il Campidoglio per riqualificare l'opera? 
“Sappiamo quello che leggiamo sui giornali, nessuno ci ha notificato nulla. Non conosciamo i dettagli, ma sembra si parli di una cifra di 4-5 milioni di euro, se fosse vero parliamo di una goccia nell'acqua rispetto a quanto servirebbe per riqualificare il Flaminio”. 
 
Come è stato possibile arrivare a questo stato di degrado del Flaminio?
“Ripeto, come Municipio non abbiamo mai avuto alcun potere decisionale. Parliamo di strutture gestite direttamente dal Comune come il Palazzetto o l'Auditorium. Possiamo solo segnalare il problema, cercare di accorpare quante realtà possibili per redigere un progetto, ma dipenderemmo comunque dall'assessorato competente che dovrebbe darci un indirizzo. Mi auguro di conoscere a breve il neo assessore all'Urbanistica e Infrastrutture, Luca Montuori, per avviare un dialogo su questa e su altre problematiche, penso ad esempio alla riqualificazione delle caserme di Via Guido Reni, cinque ettari al centro di Roma”.
 
Proprio di quell'area, via Guido Reni, si è discusso quale ipotesi di investimento in grado di produrre reddito per alleggerire a livello economico un eventuale intervento sul Flaminio, 
“Parliamo di un asse, incluso l'Auditorium, che andrebbe completato. Tale progetto tanti anni fa era noto come Piano Urbano Flaminio, interrotto nel corso della Giunta Veltroni. Ci sono stati interventi spot, lo stadio di Nervi andrebbe inserito nell'ambito di un'opera di ricucitura. L'area di Via Guido Reni è di proprietà della cassa Depisti e Prestiti che l'acquistò anni fa dal Ministero della Difesa, ealizzare nuova cubatura residenziale non è possibile, neanche un albergo essendo lo stesso già previsto con una cubatura di 5mila mq nell'area suddetta, così come sono già approvati insediamenti per oltre 200 appartamenti, strutture commerciali e ricettivie oltre ad un'area che la Giunta Marino aveva destinato a Città della Scienza che prevede cubature per opere pubbliche.

Parliamo del progetto dello Studio Viganò di Milano che ha vinto il bando”. 
 
Oltre agli “affari” realizzabili a Via Guido Reni, si è anche parlato della possibilità di usare il Flaminio come area eventi, penso soprattutto ai concerti come accadde negli anni Ottanta.
“Parliamo di una zona decisamente urbanizzata, i concerti non si fanno più proprio per i limiti di impatto acustico, io stesso abito in quell'area, il 27 maggio 1987 con il concerto degli U2 scendemmo in piazza per paura fosse un terremoto. Anche in questo ambito esistono delle evidenti difficoltà”.
 
Con la copertura l'impatto sonoro sarebbe significativamente ridotto, ipotesi che ci porta all'eventuale potere di veto degli eredi Nervi. Fino a che punto questa forma di dissenso potrebbe intervenire laddove trovassimo qualcuno in grado di investire?
“Bisognerebbe conoscere l'accordo originario. Penso che però, una volta stravolto l'impianto originario realizzando una copertura, tanto varrebbe buttarlo giù e ricostruirlo dall'inizio, perché lo stadio non avrebbe quel valore storico e architettonico che l'hanno sempre caratterizzato”.     
 
Chi si prendesse il Flaminio, lasciandola a vocazione sportiva, riuscirebbe a produrre reddito solo dopo alcuni anni. Per stimolare gli imprenditori si  particolare si è parlato di compensazione, ovvero “tu mi rifai il Flaminio, e io Comune in cambio di faccio costruire in un'altra zona”. Resta un'ipotesi fattibile a livello normativo, ovvero ci sono precedenti in tal senso?
“Non esistono precedenti di questo genere, anche perché parleremmo di una una compensazione importante, non credo esista una Legge che permetta questo tipo di interventi. A mio parere però credo sarebbe possibile che l'assemblea capitolina  e la sindaca, pur di arrivare ad una soluzione che salvi il Flaminio, si prendessero la responsabilità di contrattare un certo numero di cubature a compensazione”.
 
In sostanza, al momento non esisterebbe una norma che vieterebbe questo tipo di intervento?
“Non mi risulta. Per lo Stadio a Tor di Valle stanno utilizzando la cosiddetta Legge Stadi del 2014, mentre in questo caso dovremmo utilizzare la legge ordinaria attraverso un accordo compensativo, non consentendo la Legge Stadi la realizzazione di edilizia residenziale, leggi abitazione private. Tale accordo andrebbe preso in carico dal Consiglio Comunale, fermo restando che andrebbe dimostrato l'interesse pubblico e che l'iter, necessitando una variante al piano regolatore, terminerebbe con la Conferenza Servizi Regionale. Ribadisco che l'Urbanistica è competenza esclusiva del Consiglio Comunale”.