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Bismark, un cancelliere di ferro

Bismark, un cancelliere di ferro
lunedì 5 maggio 2008, 00:002008
di Alessio Calfapietra

Ad Otto Von Bismarck fu chiesto di portare la Germania all'unificazione ed al ruolo di potenza europea. Il cancelliere di ferro, dal carattere indomito e volitivo, come noto, ci riuscì. Al suo omonimo (con una "c" in meno), proveniente da Accra, Ghana, fu chiesto molto più umilmente di partecipare alla resurrezione della Fiorentina precipitata in serie C2 dopo il fallimento. Berlino 1871-Firenze 2003, due Bismark affrontarono i relativi compiti con piglio deciso e sotto lo sguardo di un pubblico desideroso di riscatto e redenzione. Un elmo appuntito contro un labaro gigliato: la storia è ciclica e suole ripetersi, ma sotto diverse forme. E a quanto pare, diversi risultati. Se il parlamento prussiano forgiò il carattere e la personalità di Otto, i campi di allenamento e le maestranze tecniche della Pistoiese, affinarono le qualità di Ekye, ragazzetto di belle speranze piombato dall'Africa con in dote una enorme velocità da poter impiegare lungo l'out di sinistra. Nel gennaio 2003, Della Valle lo ingaggiò sulla scia dell'ottima reputazione formatasi nel campionato di serie D con la maglia dell'Aglianese, squadra della provincia di Pistoia, consegnando alla corazzata di Cavasin uno stantuffo mancino con cui aprire le difese avversarie. La Florentia (un nome che ancora oggi ha un forte potere evocativo) utilizzò il ragazzetto ventiduenne in una decina di partite senza infamia e senza lode, eccettuato lo storico goal del raddoppio contro il Rimini quando Bismark, subentrato a Guzzo a dieci minuti dal termine, trafisse Bizzarri con un bolide all'incrocio dei pali.

Una rete valsa un pezzo di promozione, insieme al rigore procurato allo scadere del derby contro il Grosseto. Le trame della Figc poterono più dell'abilità politica del Bismarck originale, visto che l'anno seguente la Fiorentina, riacquisito il nome, si ritrovò magicamente in serie B: un doppio salto che, proiettato nella dimensione ottocentesca, sarebbe equivalso alla formazione dello stato tedesco ed all'immediata conquista dell'intero continente europeo. Nel torneo cadetto, Bismark imitò il suo collega al parlamento, e rimase per lo più seduto, in panchina o in tribuna, rintracciando il suo autentico profilo sportivo contro il Livorno, quando entrò a tempo scaduto in sostituzione di Massimiliano Scaglia. La gratitudine per le generose sgambate sui terreni polverosi della C2 terminò a gennaio, con il prestito al Ravenna, concesso senza tanti ripensamenti già alla fine di dicembre, ma il trasferimento da una città d'arte ad un'altra non portò nessun cambiamento alla stagione di Ekye, che da quel momento prese la piega della corazzata Bismark, nel momento in cui questa venne affondata durante la seconda guerra mondiale. Nell'estate seguente la Fiorentina lo dirottò agli svizzeri del Vaduz, grazie ai quali riuscì addirittura ad assaggiare i preliminari di Coppa Uefa, risoltisi con l'eliminazione ad opera del Beveren. Poi venne il turno della Fortis Juventus, dove Bismark avrebbe potuto centrare la seconda promozione della sua carriera, se problemi societari non avessero costretto il club a rinunciare al ripescaggio in serie C2, e che gli permise di identificarsi con buona parte della provincia toscana, un bel "giro delle sette chiese" da Pistoia, Agliana, Firenze e Borgo San Lorenzo. Da ottobre 2006 e sino allo svincolo della scorsa estate, Bismark giocò nell'Atletico Trivento, società dell'Eccellenza molisana dove venne considerato una vera star. Dalla serie B all'eccellenza: evidentemente Otto deve aver scoperto che Ekye ama farsi chiamare "Bibi" ed ha fatto annullare ogni immedesimazione tra i due personaggi. Altrimenti Bismarck sarebbe diventato amministratore di condominio piuttosto che primo ministro.