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Saralegui, il colpo di Moggi

Saralegui, il colpo di Moggi
lunedì 29 settembre 2008, 00:012008
di Germano D'Ambrosio

Si può acquistare un brocco, già sapendo che di brocco di tratta? E' diabolico, ma sì, certo che si può fare. Diabolico come Lucianone Moggi, autore del trasferimento di Marcelo Saralegui al Torino nell'estate del '92. Una storia a metà tra il film dell'orrore ed il thriller giudiziario. La capigliatura del buon Marcelo, invece, è da censura.

Marcelo Saralegui Arregin nasce il 18 maggio 1971 nella capitale Montevideo. Nel 1984 entra a far parte delle giovanili del prestigioso Nacional, riuscendo ad approdare in prima squadra appena quattro anni dopo. Nella stagione 1989/90, al suo debutto in Primera Division, va in campo ben dieci volte. Quello tra Saralegui ed il Nacional sarà un connubio destinato a durare ancora tre stagioni, nelle quali tuttavia il club biancoazzurro riuscirà a piazzare pochi tornei in bacheca: a parte l'accoppiata Scudetto-Coppa Artigas del 1992, il resto cadrà tutto nelle mani dei rivali del Peñarol. Del resto, per il Nacional, è la più classica delle fasi di transizione: i fasti della squadra che nell'88 aveva vinto la Coppa Intercontinentale sono ormai un ricordo, le stelle di Guigou, O'Neill e Recoba ancora non hanno iniziato a splendere. Marcelo - che intanto si destreggia bene in Nazionale Under 21 - da parte sua non vede l'ora di calcare campi più prestigiosi, quelli europei per la precisione. Per fortuna il suo manager è uno di quelli davvero potenti in Uruguay: trattasi di Paco Casal, un santone per i direttori sportivi di tutto il mondo. Nel 1991 l'agente cerca di sistemare il centrocampista all'Atletico Madrid; il club spagnolo lo tiene in prova per qualche settimana, ma poi lo rispedisce al mittente. Nel gennaio del 1992 ci prova allora con il Cagliari, cui Casal ha già mandato Enzo Francescoli, José Herrera e Daniel Fonseca (quest'ultimo proveniente pure lui dal Nacional). Cellino all'inizio trova l'accordo con la società uruguaiana, ma poi non si fida e molla tutto: del resto Casal vuole per forza inserire nella trattativa l'altro centrocampista Marcelo Tejera, che però al presidente sardo inizialmente non piace, anche se il giocatore sbarcherà comunque al Sant'Elia nel mese di maggio. Alla fine si parlerà di rottura Cellino-Casal a causa di alcuni arretrati pretesi dall'agente per il trasferimento di Fonseca, ma si tratta soltanto di una versione di facciata. L'approdo di Saralegui in Italia, tuttavia, è soltanto rimandato di qualche mese. Durante l'estate, il direttore sportivo del Cagliari Carmine Longo parla del giocatore all'amico Luciano Moggi, dirigente del Torino: i due si conoscono bene, tanto che lo stesso Moggi cercherà di portare Longo come ds alla Roma, negli anni in cui Big Luciano sarà consigliere di mercato del presidente Sensi. Moggi prende dunque contatti con Casal e con il suo socio italiano Dario Canovi: nel giro di pochi giorni, Saralegui si trasferisce al Torino, esattamente 48 ore prima rispetto al limite imposto dalla Federazione per l'acquisto di giocatori stranieri. Il giocatore viene pagato 5 milioni di dollari (sette miliardi e mezzo di lire, all'epoca), e firma un contratto triennale da 600 milioni a stagione. La perplessità di molti, circa la validità dell'operazione, si trasformerà a poco a poco in preoccupazione. Fino a scoppiare in un riso amaro.

La foto posta in cima all'articolo è un feticcio imprescindibile per i tifosi del Torino: l'ha scattata un anonimo fotografo il 7 agosto del 1992, e ritrae il riccioluto Saralegui insieme al presidente granata Gianmauro Borsano. E' il giorno della presentazione dell'uruguaiano alla stampa, e per la tifoseria torinista sono ore decisamente convulse. Il centrocampista baffuto Martin Vasquez è stato appena ceduto, contro il volere della piazza, all'Olympique Marsiglia; qualche settimana prima era partito anche Gigi Lentini, in direzione Milan. In compenso, dal Genoa è arrivato il bomber Pato Aguilera - assistito dallo stesso Paco Casal - nonché Andrea Silenzi. Per rimpiazzare Vasquez, il tecnico Emiliano Mondonico prefigura l'arrivo di una "giovane promessa sudamericana". E' appunto il ventunenne Saralegui, di cui il Corriere della Sera scrive: "Si tratta di un giocatore già abbastanza conosciuto, nazionale nella 'Celeste', capace - dicono gli esperti di calcio sudamericano - di organizzare il gioco e di segnare, senza trascurare le mansioni difensive". Torniamo alla conferenza stampa: ci sono tutti i protagonisti dell'affare, da Moggi allo stesso Vasquez. Borsano parte in quarta: "E' un arrivo importante, è il segno che il Torino non smobilita e crede nei giovani. Marcelo è il nuovo fenomeno del calcio uruguaiano, un mediano difensivo con il vizio del gol, lo si può impiegare sia sulla destra che sulla sinistra. Già da tempo era nel taccuino del nostro Luciano Moggi. Me l'ha segnalato Aguilera, e se ha passato il giudizio di Moggi vuol dire che non abbiamo sbagliato. Si tratta di un vero investimento". Paco Casal non riesce a frenarsi: "E' la bandiera del calcio sudamericano". Moggi, che non vuole essere da meno, mette sul piatto il definitivo carico da undici: "E' il Tardelli del Sudamerica, il più promettente uruguaiano della nuova generazione". Buon per loro che il ragazzo non capisca una parola d'italiano, e non possa quindi schermirsi di fronte a tante esagerazioni. Per lui parlano le immagini (pochissime e sfocate) di una videocassetta che Moggi fa vedere ai giornalisti, i quali tuttavia non celano qualche perplessità. Eppure, si domandano, com'è possibile che proprio un tipo come Luciano Moggi possa aver preso una cantonata? La risposta giungerà, come vedremo, soltanto qualche tempo dopo. Intanto Saralegui si aggrega alla squadra, ma Mondonico non prende in considerazione seriamente la sua candidatura. L'uruguaiano gioca comunque in Coppa Italia contro il Monza, il 2 settembre, arrivando anche a cogliere una traversa. Si rivede in campo ad ottobre, sempre in coppa, stavolta contro il Bari: impiegato come trequartista gioca per gran parte del secondo tempo, regalando anche qualche buona giocata. In campionato debutta invece il 17 gennaio del '93, disputando gli ultimi due minuti finali contro la Fiorentina. Il 10 febbraio, in casa contro la Lazio, entra al 21' del secondo tempo con i granata in vantaggio per 3-0: dopo venti minuti i biancocelesti sono già pervenuti al 3-2 con Signori e Winter, sfiorando addirittura il pareggio in zona Cesarini. L'uruguaiano sembra trovarsi più a suo agio sul palcoscenico: in occasione di una manifestazione di beneficenza, che vede coinvolti i giocatori di Tori e Juve al Teatro di Piazza Massaua, intrattiene il pubblico con maestrìa in uno sketch comico insieme al bianconero Torricelli. Pochi minuti in campo per lui ad aprile contro il Foggia, poi più nulla. L'estate del 1993 è piuttosto stressante per Saralegui: viene convocato con l'Uruguay per la Copa America, ed è anche impegnato nelle qualificazioni ad Usa '94. Il Torino - che ne frattempo è passato da Borsano e Goveani, e ha silurato Moggi - decide comunque di tenerlo in rosa, anche se il centrocampista ormai non viene neanche più convocato per gli allenamenti. Si impone nuovamente all'attenzione di giornalisti e tifosi, ad ottobre, solo per motivi non strettamente calcistici. La procura di Torino, infatti, vuole capire come mai il Torino abbia speso ben 5 milioni di dollari per un brocco come lui, mentre per il campione Aguilera abbia sborsato soltanto 2 milioni. E' lo stesso Borsano, interrogato dai sostituti procuratori Giangiacomo Sardelli e Alberto Prunas, a spiegare come "l'operazione Saralegui, condotta insieme al signor Moggi, era indissolubilmente legata all'ingaggio di Aguilera dal Genoa". In pratica, si scopre che l'ingaggio dell'uruguaiano era stata in realtà un'operazione fittizia per coprire la seconda parte del prezzo di acquisto di Aguilera. Un vero e proprio gioco di prestigio, già utilizzato peraltro dalla coppia Moggi-Borsano per altre operazioni di mercato. La Procura di Torino chiede dunque il rinvio a giudizio per Borsano, Goveani, Moggi e Zamparini (quest'ultimo aveva fatto da "spalla" in un'altra operazione di natura simile), rei di aver falsificato fatturazioni e libri contabili. Il giudice Piera Caprioglio, con una sentenza del 20 giugno 1994, dichiarerà poi "non luogo a procedere perché il reato è estinto per intervenuta oblazione". Il ché, tradotto, significa che gli imputati hanno pagato una sorta di "multa anticipata"; il solo Moggi rimedierà, per l'accaduto, una squalifica di un mese dall'attività sportiva. Ma nel 1994, Saralegui non fa più parte del Torino già da molti mesi: il 18 gennaio 1993 è stato venduto nuovamente al Nacional di Montevideo. Della sua esperienza italiana i tifosi del Torino ricordano soprattutto il giorno in cui, disputando un semplice torello tra il primo ed il secondo tempo di un non meglio precisato derby con la Juve, si infortunò piuttosto gravemente. Non potrebbe esserci una fotografia migliore.

Neanche il tempo di varcare la porta di casa, e Marcelo Saralegui viene subito trasferito in Argentina: il Nacional infatti gira immediatamente il suo cartellino al Racing di Avellaneda. Qui il centrocampista disputa la migliore annata della sua carriera: 33 presenze e 5 gol. Nell'estate del 1995, dopo la Copa America, si trasferisce al Colon di Santa Fé, dove resta per quattro stagioni. L'aria d'Argentina - o forse la sopraggiunta maturità calcistica? - fa decisamente bene al giocatore, che diventa un vero e proprio idolo e contribuisce a regalare alla tifoseria uno dei periodi migliori della storia del club (secondo posto in classifica nel Torneo di Apertura '97, miglior risultato di sempre per il Colon). Nel 1999 passa all'Independiente di Avellaneda (con Gabriel Milito), e poi l'anno successivo torna al Racing (con suo fratello Diego): due stagioni non impeccabili per il centrocampista, che per ridare smalto alla sua carriera - e non perdere il posto conquistato in Nazionale - decide di tornare in Uruguay, e di nuovo al Nacional Montevideo. Qui a centrocampo vige il regno di Nelson Abeijon e Gustavo Varela, e dunque per il nostro Marcelo gli spazi sono angusti. Nel 2002 scende in seconda divisione per giocare con il Fenix Montevideo (dove c'è anche l'ex Deportivo La Coruna Fabian Estoyanoff); infine, nel 2004, il canto del cigno con la maglia dell'Uruguay Montevideo, piccolo club cittadino. E' proprio da questa squadra che, l'anno successivo, inizia la seconda parte di carriera di Marcelo: quella da allenatore. Due anni in seconda divisione con l'Uruguay Montevideo, appunto, e poi nell'agosto 2006 sulla panchina del Club Sportivo Cerrito, club che ha sede sempre nella Capitale (verrà esonerato a marzo). Attualmente è libero, in cerca di squadra. Ci fosse ancora Moggi, magari qualche panchina vuota riuscirebbe a trovargliela...