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Ziege, quando si dice cognomen omen

Ziege, quando si dice cognomen omenTUTTO mercato WEB
martedì 19 febbraio 2013, 07:302013
di Gaetano Mocciaro

L'Europeo del 1996 a livello tecnico è uno dei più poveri visti, una manna per una Germania come al solito ben poco spettacolare ma molto solida. Sarà l'edizione che passerà alla storia per il golden gol di Oliver Bierhoff nella finale contro la Repubblica Ceca e della demenziale decisione di dare il pallone d'oro a Mathias Sammer, capitano della Nationalmannschaft. In quella squadra esce fuori un terzino sinistro che si rivela il migliore della manifestazione: Christian Ziege. Il giocatore si mette in mostra sin dalla prima partita, contro la Repubblica Ceca, antipasto di quella che sarà la finalissima. Una splendida iniziativa conclusa con un rasoterra che gonfia la rete lo porta all'attenzione del continente. Il giocatore all'epoca è al Bayern Monaco, che se lo tiene ben stretto.
D'altronde difensori con una licenza simile a segnare non ce n'è. A parlare le statistiche: 48 reti in 241 partite, uno score notevole per un terzino sinistro.

La Juventus all'epoca gli mette gli occhi addosso, ma a spuntarla è il Milan, nell'estate del 1997. I rossoneri devono rifondare dopo l'imbarazzante undicesimo posto della stagione prima, perciò in via Turati non si bada a spese ed ecco che con un assegno da 10 miliardi di lire Ziege approda in rossonero. Due i dubbi amletici che accompagnano l'arrivo del giocatore, nonostante l'entusiasmo generale. Il primo di natura tecnica, perché il Milan in realtà avrebbe già il terzino sinistro più forte al mondo, ossia Paolo Maldini. Il secondo è di natura decisamente più frivola. In Germania si dice che Ziege sia un vero sciupafemmine, cosa che sembrerebbe inspiegabile visto l'aspetto non proprio da modello. De gustibus...

Si inizia a fare sul serio, il Milan è tra le superfavorite per la vittoria del campionato e scende in campo all'esordio a Piacenza. Ziege c'è e parte forte. Il tedesco si invola sulla sinistra, mette in mezzo per Boban e costringe Delli Carri all'autorete. C'è molto di suo nel vantaggio rossonero. Gli emiliani riusciranno a pareggiare, ma la prima impressione su Ziege è positiva. Le partite seguenti, però, non sono all'altezza. Ziege inizia a rimediare una sfilza di insufficienze, anche gravi, e tante ammonizioni. In pratica non c'è domenica che tenga senza prendere un cartellino giallo. Le brutte prestazioni portano anche a ironizzare sul cognome del povero Ziege, che in tedesco significa "Capra". Il Milan nel frattempo è protagonista di una stagione tanto mediocre quanto quella precedente, salvandosi solo in Coppa Italia dove arriva fino alla finale. Qualcosa di buono Ziega la fa anche, ricordandosi che in Germania era un difensore dal gol facile. Al primo anno segna in due occasioni, entrambe con la Sampdoria, andata e ritorno. Il bilancio alla fine della stagione è fallimentare: media bassisima, Milan decimo. E Coppa Italia che sfugge in maniera beffarda negli ultimi venti minuti della finale con la Lazio.

Ma l'investimento fatto era di quelli importanti e il Milan decide (anche per mancanza di acquirenti) di tenere Ziege, se pur nel ruolo di riserva. Arriva Alberto Zaccheroni che di tanto in tanto lo schiera nel 3-4-3. Va un po' meglio, segna altri due gol. Poi esplode Guglielminpietro, pedina importantissima per Zac e Ziege non ha più spazio. L'ultima volte che lo si vede in campo è il 21 marzo 1999. Il Milan stavolta vincerà lo scudetto, ma non ha più bisogno di Ziege. Che fa armi e bagagli e se ne va in Inghilterra, dove si costruirà una dignitosa carriera fra Middlesbrough e Liverpool, sebbene lontana dai fasti del Bayern e di Euro '96.