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Davide Bombardini: "A Salerno ho vissuto due anni stupendi"

Davide Bombardini: "A Salerno ho vissuto due anni stupendi"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 17 ottobre 2014, 09:342014
di Luca Esposito

Davide Bombardini arrivò a Salerno per sopperire al gap tecnico che aveva la Salernitana appena ripescata in serie B nel campionato 2003-2004, che vantava squadre tipo Palermo, Messina, Atalanta, Livorno, Cagliari, Torino, Vicenza, Napoli, Fiorentina. La redazione di TuttoSalernitana.com ha raggiunto telefonicamente l'ex granata, ultimo grande calciatore della Salernitana di Aliberti, per rivolgergli alcune domande.

Arrivò a Salerno infortunato, perciò la sua prima partita fu un derby contro il Napoli in campo neutro a Campobasso e a porte chiuse. Ma il vero bagno di folla lo ebbe la partita successiva, contro il Bari. Ricorda qualcosa in particolare?

"Ricordo l'emozione, la tensione - dichiara Bombardini - gli esordi sono sempre emozionanti e particolari perché sai che hai molto da dimostrare, soprattutto quando poi la piazza ti accoglie con tante aspettative. Io ero reduce da un infortunio fastidioso nel quale pensavo di rientrare nel giro di una trentina di giorni. Fui preso dalla Salernitana alla fine di agosto, ma dovetti fare la preparazione praticamente daccapo perchè sostanzialmente rimasi fermo tre mesi. Era tanta per me l'emozione di giocare all'Arechi, che non iniziai benissimo. Successivamente presi confidenza con l'ambiente, con il calore che solo una piazza come Salerno può infondere e le cose migliorarono".

Ricorda il primo gol in maglia granata?

"Si, fu col Torino! Sul finire della partita, mancavano una decina di minuti, conquistammo un rigore. I rigoristi erano Di Vicino che però era in panchina e Bogdani che era a terra col massaggiatore. Vidi Longo prepararsi per tirare lui, ma dalla curva partì il coro 'Bombardini fa gol'. Allora dalla panchina arrivarono indicazioni perché tirassi io. Lo ricordo perché non mi aspettavo di certo una cosa del genere".

Tante belle partite con la maglia della Salernitana, ma tre in particolare, Palermo (2003-2004), Perugia e Genoa (2004-2005). Parliamone...

"Quando giocavo a Palermo mi amavano, ma quando tornai due anni dopo con la Salernitana vidi tutti quegli striscioni contro, mi fischiavano ogni volta che toccavo la palla. Ma invece di essere intimidito, mi caricai ulteriormente. Volevo vincere quella partita, non per ripicca, non dovevo dimostrare nulla a nessuno, ma ci tenevo tantissimo. Infatti feci una grande prestazione, condita da due assist a Bogdani che valsero la vittoria per noi. L'episodio che ricordo particolarmente: chiesi il cambio a due minuti dal termine, lo stadio era ammutolito e mentre stavo per uscire iniziai a sentire i primi applausi dalla tribuna, che via via si estesero a tutto lo stadio. Fu un momento bellissimo per me. Su Perugia ti svelo un retroscena: sia io che Palladino non c'eravamo allenati quella settimana, influenzati entrambi. Il mister mi convocò lo stesso, mi disse che se stavo bene magari mi faceva fare gli ultimi trenta minuti. La mattina, magari chissà, grazie proprio al freddo di quel giorno che mi temprò, stavo bene. Incontrai il ds Imborgia che stava moralmente giù, gli chiesi il motivo e lui mi disse che quella partita era importantissima, perdere significava proprio sprofondare in classifica. Lo rincuorai dicendogli di non preoccuparsi perché ci avrei pensato io, che avrei segnato. Lui, faccia sorpresa mi fa 'scommettiamoci il mio orologio'. Nelle interviste dopo gara mi passò vicino sorridente per darmi l'orologio (che era di un certo valore), ma non lo presi e ancora oggi quando ricordiamo quell'episodio ci scherziamo su. Col Genoa eravamo incazzati neri, avevamo una voglia di rivalsa! All'andata perdemmo 5-0, perciò al ritorno li aggredimmo subito. Fu una partita bellissima, sentivamo la carica dei tifosi, io feci tre assist e un gol"

Solo due anni a Salerno ma carichi di avventure, cambi di allenatori, problemi societari. In mezzo a tutto questo anche la spiacevolezza di essere messo fuori rosa. Come visse quei momenti? Pensava che la sua esperienza a Salerno fosse già ad un capolinea, o sentiva in cuor suo di poter dare di più alla causa?

"Io non sono mai finito fuori rosa in nessuna delle squadre in cui ho giocato se non a Salerno e a due partite dal termine del campionato - prosegue l'ex calciatore granata - Non avevo un buon rapporto con Carmine Longo (l'allora ds della Salernitana, n.d.r.). Andavo a cenare in costiera amalfinata, il giorno dopo uscivano notizie sui giornali delle notti brave di Bombardini in costiera quando poi alle 21:30 stavo già a Salerno. Mi comminava praticamente delle multe per quel che dicevano i giornali. Ma mentre ero in vacanza, sollecitato dai giornalisti che chiedevano del mio futuro, considerato che in realtà Salerno non aveva ancora visto il vero Bombardini, decisi di rimanere. Allora chiamai il presidente comunicandogli le mie intenzioni. Aliberti cambiò il ds, arrivò Imborgia e si fece una buona squadra. E mi presi anche la responsabilità della di fascia di capitano. Ci rimasi proprio male quando non ci lasciarono iscrivere perché c'erano altre squadre che stavano messe peggio di noi".

Ha girato l'Italia da sud a nord, tante maglie... e anche tanti ruoli. Dalla difesa all'attacco, un po' come Di Bartolomei. Ma quanti ruoli ha ricoperto?

"Tutti fuorché il portiere. Ho iniziato come ala sinistra, poi a centrocampo, seconda punta. Ho giocato anche come terzino, me lo chiese Arrigoni. Poi dopo come centrale nella difesa a tre. Ho fatto tutto ma mai per sacrificio, fondamentalmente per mettermi a disposizione delle esigenze della squadra. Poi a Bologna c'erano avanti Osvaldo e Di Vaio, quando li toglievi mai quei due là".

In Lega Pro si gioca una partita importante domenica, c'è il derby tra Benevento e Salernitana. Tralasciando squadre come Lecce, Casertata, Juve Stabia e Reggina che sono un po' più attardate in classifica, Bombardini chi vede meglio attrezzata per il salto di categoria tra queste due?

"Bah, attrezzate. La verità è che spesso è un elemento che non conta. Quanti milioni avrà speso il Benevento, eppure sono ancora lì. Anche il Lecce ad esempio viene da due finali play-off perse. Penso che siano spesso le motivazioni della piazza, la storia e il calore, gli elementi fondamentali per vincere un campionato".

Lei è stato protagonista sia nell'allora Santa Colomba (oggi Stadio "Ciro Vigorito) che a Salerno. Tra le due curve quale fa incute più timore a un calciatore? La curva sud delle streghe, la sud dell'Arechi...

Ci pensa un attimo poi: "Quella dell'Arechi, anche se il Santa Colomba non è male, io l'ho visto pieno, e gli stadi senza la pista ciclabile possono diventare delle bolge quando sono pieni. Ma l'Arechi ha qualcosa in più, e poi ricorda un po' gli stadi argentini che quando segnano vengono tutti giù".
Cosa fa oggi Bombardini?

"Imprenditore edile, ho un socio, costruiamo appartamenti a Milano. Vivo a qui da quando sono andato via da Salerno".

Domenica per chi farà il tifo?

"Sono legato ad entrambe - conclude Bombardini - Benevento, mi ha ripreso calcisticamente quando stavo per mollare, giocavo nell'interregionale, ma per Salerno nutro qualcosa di più profondo".