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esclusiva

Jadid: "All'Entella vissuto un incubo. Grazie Santarcangelo"

ESCLUSIVA TMW - Jadid: "All'Entella vissuto un incubo. Grazie Santarcangelo"TUTTO mercato WEB
© foto di Luca Sanguinetti
martedì 21 febbraio 2017, 17:402017
di Alessio Alaimo

La fine di un incubo, il ritorno in campo. Abderrazak Jadid riparte dopo mesi in ombra alla Virtus Entella. La nuova sfida si chiama Santarcangelo. Ma cosa è successo con i liguri? "In estate avevo chiesto di andare via, ma in caso di permanenza ero pronto a dare il massimo per la causa", racconta il centrocampista a TuttoMercatoWeb. "A quel punto - prosegue Jadid - quando ho rifiutato alcune proposte dalla Lega Pro perché volevo restare in serie B mi è stato risposto che avrei dobuto trovare una sistemazione per non creare troppa concorrenza. Non hanno preso bene i miei rifiuti e così mi hanno messo fuori lista".

A gennaio però qualche richiesta era arrivata.
"Sì, ma voglio anche precisare che dall'estate pur essendo stato messo fuori lista sono rimasto, comportandomi alla perfezione. A gennaio invece avevo trovato alcune soluzioni, ma non è stato possibile tesserarmi".

Insomma, s'è sentito come un leone in gabbia.
"La sensazione era quella di stare agli arresti domiciliari, non potevo esprimere la mia voglia di giocare. Il ricordo di Chiavari, oggi, lo definirei un incubo. Ma ho un rimpianto".

Ossia?
"Non essere riuscito ad esaudire le aspettative che aveva in me il Presidente Gozzi, una persona eccezionale. Tra l'altro sono andato via senza salutarlo, mi è dispiaciuto".

Con il presidente quindi un buon rapporto. Il problema era il ds o l'allenatore?
"Beh, sentirsi dire dal direttore sportivo "Devi andartene perché non vogliamo creare concorrena agli altri compagni» non fa piacere. Con l'allenatore invece c'era rispetto e stima: un giorno ha detto che se fossi stato in lista per lui sarei stato un titolare, ha accettato la scelta societaria".

Adesso riparte, dal Santarcangelo. Una nuova sfida.
"Finalmente. Ho firmato oggi, devo ringraziarli perché mi hanno voluto fortemente. Ma il primo grazie va a mio figlio di sette anni: un giorno di gennaio mi disse «Papà, ma non giochi più? Sei diventato scarso?». Gli risposi che avrei dovuto aspettare ancora un po', ha riacceso in me la voglia di tornare protagonista. E ora eccomi qua. Comincio una nuova avventura, per divertirmi e lavorare. Mi rimetto in gioco. E insieme ci salviamo".

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