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esclusiva

Malotti: "Mi chiamavano... pizzaiolo, ma ho salvato il Prato"

ESCLUSIVA TMW - Malotti: "Mi chiamavano... pizzaiolo, ma ho salvato il Prato"TUTTO mercato WEB
lunedì 30 maggio 2016, 14:052016
di Lorenzo Marucci

E' stata una grande impresa quella del Prato. Dopo che nella partita d'andata dei play out in trasferta era arrivato un ko pesante (2-0 contro la Lupa Roma), la salvezza sembrava quasi irraggiungibile. E invece al Lungobisenzio la squadra toscana ha vinto 3-1 e si è guadagnata la permanenza in Lega Pro. Protagonista della salvezza è stato il tecnico Roberto Malotti, allenatore sanguigno chiamato nell'ultima fase del campionato a dare una scossa al gruppo. La sua storia è significativa e curiosa: Malotti è un allenatore di lunga esperienza che si è sempre diviso tra la sua attività principale (è proprietario di un ristorante molto noto nella zona di San Frediano, il Via Vai) e quella del campo. Quest'anno ha avuto la possibilità di esordire tra i professionisti e non ha fallito la grande chance. Nonostante un po' di scetticismo iniziale. "Quando vado ad allenare in piazze dove non mi conoscono, il ritornello è sempre lo stesso: 'O pizzaiolo..' mi dicono per accogliermi. La gente non sa che sono 22 anni che prendo squadre spesso in difficoltà. Ho salvato formazioni che avevano cambiato 5 allenatori o che alla fine del girone d'andata avevano vinto una sola partita. A Certaldo per esempio, l'allenatore, dopo due allenamenti, decise di andarsene perchè secondo lui non c'erano le condizioni per lavorare bene. Presi la squadra e ci salvammo, con sette giocatori che poi smisero di giocare".

Torniamo al Prato. E' stato un piccolo miracolo?
"E' stata un'impresa bellissima. Quando sono arrivato mi sono reso conto di cosa potevo dare e che i messaggi venivano recepiti dai giocatori. Hanno tirato fuori le loro qualità e messo da parte le paure. Io non ho mai smesso di crederci, sono fatto così, fa parte della mia vita".

E' aumentata la carica della squadra grazie a lei?
"Non so quale fosse il grado di carica prima del mio arrivo. Io trasmetto i valori che mi accompagnano anche nella vita. Ho 54 anni e ho dovuto sempre lottare tanto, di sicuro ci metto anche la mia esperienza".

Dopo questa impresa che cosa si può aprire per la sua carriera?
"Non mi interessa che cosa potrà aprirsi. Vivo il calcio con passione e intensità ed è stato fantastico assaporare quelle sensazioni di sabato sera alla fine della partita. Sogno di vivere ancora quelle emozioni, che siano in Prima categoria o in Lega Pro. Io ho il mio lavoro, non faccio calcio per soldi. Allenare a Sesto Fiorentino o a San Giovanni Valdarno non mi cambia molto. Certo, allenando nei professionisti aumentano anche le responsabilità ma quelle ci sono sempre, ovunque. Sabato sera è stato il giorno calcisticamente più bello della mia vita".

Sarà ancora l'allenatore del Prato?
"La vedo dura. A parte che bisognerebbe chiedere al club. Per due-tre mesi posso mettere in discussione la mia vita, ma parlando di un anno intero dovrei compiere una scelta importante e iniziare a fare l'allenatore a tempo pieno. Probabilmente non sono pronto per una cosa del genere. E poi forse perderei anche la mia forza. Dove vengo chiamato, cerco di imporre le mie idee e i miei metodi di lavoro, dai giocatori fino ai magazzinieri. Faccio tutto in modo professionale e mi dedico al calcio a 360 gradi. Sono un martello e se fossi un calciatore non lo vorrei uno come Malotti allenatore..."

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